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07 giugno 2008
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Intercettazioni
: cinque anni di carcere , ricadute su giustizia e informazione "Torna la minaccia del carcere per i cronisti che svolgono il loro lavoro correttamente riferendo le notizie di cui sono venuti in possesso. Addirittura - commenta Guido Columba, presidente dell'Unione Italiana Cronisti - la pena di 5 anni di reclusione, ha anticipato oggi il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sarą prevista, per chi propagherą il contenuto di intercettazioni telefoniche". L'UNCI, in attesa di conoscere nei dettagli il testo del provvedimento annunciato, sottolinea che "non č possibile fare confusione tra intercettazioni realizzate in modo abusivo e quelle disposte dalla magistratura e che il contenuto di queste ultime, quando č allegato nei provvedimenti di richiesta di rinvio a giudizio, e quindi č stato portato a conoscenza dell'indagato, diventa pubblico". L'Unci sostiene pertanto che iniziative proposte per tutelare la privacy, come ha detto l'altro ieri il Ministro della Giustizia Angelino Alfano, "non possono essere utilizzate per ridurre la libertą di stampa e il diritto dei cittadini di essere informati in modo completo e tempestivo sull'andamento delle indagini giudiziarie". L'Unione Cronisti quindi, invita Fnsi, Ordine dei giornalisti e l'intera categoria a vigilare per evitare che si ripeta il tentativo di eliminare il diritto-dovere di cronaca contenuto nel provvedimento proposto dall'ex ministro Mastella nella scorsa legislatura. Questa mattina il premier aveva annunciato che "Con un intervento che faremo al Consiglio dei ministri della prossima settimana introdurremo il divieto assoluto di intercettazione telefonica, con esclusione per indagini che riguardano la criminalita' organizzata, la mafia, la 'ndrangheta, la camorra o il terrorismo. Per tutti gli altri reati - ha sottolineato Berlusconi, saranno previsti "cinque anni di carcere a chi ordinerą queste intercettazioni, cinque anni di carcere a chi le eseguirą e cinque anni di carcere a chi le propalerą, e una penalizzazione finanziaria importante per gli editori che le pubblicheranno". "Questo significa - commenta il presidente dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti Rita Guma - togliere ai magistrati un'importante arma d'indagine in processi per stupro, omicidio e altri gravi reati, e soprattutto escludere le indagini sui politici o i grossi faccendieri coinvolti, ad esempio, in vicende di truffa, crack o tangenti, vicende che proprio grazie alle intercettazioni sono venute alla luce in alcuni dei principali scandali di questi ultimi anni. In quest'ottica la privacy dei cittadini sembra una giustificazione troppo debole, se non strumentale". "Ovviamente occorre ancora vedere il testo - aggiunge Guma - anche perche' non e' chiaro se fra chi propalera' le intercettazioni si intende ricomprendere solo magistrati, avvocati difensori e altre parti interessate al processo o il solo magistrato designato alla custodia delle trascrizioni (ma sarebbe arduo attribuire a lui solo la responsabilita' visto che vi avrebbero comunque diritto di accesso i legali della difesa) oppure i giornalisti che ne vengano a conoscenza". Tuttavia, ricorda il presidente dell'Osservatorio "come stabilito da una sentenza la Corte dei diritti dell'uomo - i giornalisti hanno il diritto di pubblicare i contenuti delle intercettazioni di cui vengono a conoscenza, mentre spetta all'amministrazione dimostrare che li abbiano acquisiti in modo illecito, e cio' in osseguio al diritto del pubblico di essere informato sulle questioni di pubblico interesse". ___________ NB:
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