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04 marzo 2008
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Necropoli
: la citta' dei morti viventi "Necropoli" e' il libro autobiografico di Boris Pahor, triestino classe 1913, che durante la seconda guerra mondiale fu deportato nei campi di concentramento nazisti a motivo della sua collaborazione con la resistenza slovena. Questa esperienza - che lo segna fortemente - e' alla base di molti suoi libri tradotti in tutto il mondo e che hanno indotto ad accostare il suo nome a quelli di Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme. La Necropoli del titolo appena pubblicato in Italia per i tipi di Fazi e' il campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, sui Vosgi, dove il protagonista ritorna a distanza di anni insieme ad un gruppo in visita alle baracche e al cortile con il filo spinato trasformati in museo. E' a questo punto che comincia a snodarsi il flusso della memoria. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena per tutti quelli che non ce l'hanno fatta, l'orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma anche la solidarieta' tra prigionieri, e un'umanita' e un desiderio di vivere che nulla sembra riuscire a spegnere del tutto. Lo stile ed il linguaggio originale della narrazione, che si connotano per una delicatezza di sentimenti che compensa la brutalita' dei fatti narrati in una sintesi toccante e struggente, rendono questo libro un capolavoro. Come dice Claudio Magris nell'introduzione, "Necropoli riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia", e - significativo che a dirlo sia il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung - sembra non vi sia modo di "evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor". In definitiva, Necropoli e' un libro che fa uscire allo scoperto e rende vivida e presente un'altra "storia" nell'ambito del piu' ampio Olocausto. Una "storia del secolo scorso" che non deve e non puo' essere dimenticata. Pahor ci aiuta a non farlo. Necropoli ___________ NB:
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