12 maggio 2008

 
     

Travaglio , Fazio , Schifani e il "vento di Bulgaria"
riceviamo e pubblichiamo

Seguo quasi sempre il programma di Fabio Fazio e vorrei dire che non mi è piaciuto il fatto che si sia scusato per la sua intervista a Marco Travaglio di sabato 10 maggio scorso.

L'eco sulla stampa delle parole di Travaglio riferite al Presidente del Senato mi appare un'esagerazione, quasi una strana forzatura. Chissà se servono contenuti per iniziare una nuova "normalizzazione" della Rai?

Già in passato abbiamo assistito a reazioni spropositate culminate con facili epurazioni di giornalisti. Ricordiamo anche la solitudine di Lucia Annunziata, presidente in minoranza del CdA Rai, e il suo rapporto difficile con il direttore generale di allora, Flavio Cattaneo. Un periodo che, a mio avviso, non ha fatto onore all'azienda di Stato, così come non hanno fatto onore le vicende, venute poi alla luce, di scambi sessuali tra aspiranti vallette e uomini politici oppure quelle di intercettazioni ambientali dove era in ballo un presunto mercato di voti in Senato.

Perché le reazioni alla trasmissione di Fazio e alle parole di Travaglio appaiono esagerate e strumentali? Perché da secoli gli uomini politici, e a maggior ragione le alte cariche dello Stato, sono state, per forza naturale delle cose, oggetto di attenzione e di dibattito.

Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro è stato oggetto di ripetuti attacchi per le vicende dei fondi neri del Sisde. Il presidente Francesco Cossiga è stato bersaglio per anni di roventi critiche e articoli di stampa. Così come sulle frequentazioni siciliane del senatore Andreotti ne è nato un lunghissimo processo. Il neo sindaco di Roma, in quanto titolare di una carica pubblica importantissima, è stato passato minuziosamente al microscopio per le sue vicende passate.

E', a mio avviso, naturale e sano che non ci siano ombre sulla storia politica e personale di uomini che assumono le redini del paese.

Il presidente Renato Schifani, in quanto eletto alla seconda carica dello stato, non può essere immune da critiche, da osservazioni, da satira, da rievocazioni giornalistiche sulla sua attività e sulle sue frequentazioni e contatti passati. Per quanto egli possa essere a pieno titolo in buona fede ed esente da qualsiasi responsabilità personale e politica, accetti serenamente questo passaggio "giornalistico" visto che possiede amplissime facoltà mediatiche per poter replicare.

Saranno i cittadini, e non le censure, i veri valutatori. Saranno soprattutto i fatti e i comportamenti attuali e futuri, piuttosto che quelli passati, a far risaltare positivamente o negativamente presso l'opinione pubblica la personalità e la deontologia dell'uomo di Stato Renato Schifani. Così sarà per Alemanno, così è stato per Rutelli.

Sarebbe invece un brutto inizio per la seconda carica dello Stato qualora venissero puniti conduttori televisivi e venissero bandite presenze in Rai per aver dato risalto ai contenuti del libro di Lirio Abbate in cui sono riportate alcune sue vicende passate.

Allo stesso modo, ritornerebbero gli odiosi "fantasmi di Bulgaria" se si preparasse in sordina un nuovo CdA Rai, fazioso e partitico e, magari, prendesse corpo un altro ostracismo contro Michele Santoro per aver dato risalto ad un comizio di piazza di Beppe Grillo.

Domenico Ciardulli

Speciale informazione

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