03 marzo 2008

 
     

La partecipazione non e' un optional
riceviamo e pubblichiamo

Il nodo centrale che,a mio avviso, potrebbe produrre cambiamenti significativi nelle nostre città è la questione della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni che riguardano i beni comuni e gli interessi generali.

Le leggi nazionali (328/2000, 241/90, 142/90 ecc. ecc), le direttive europee, i nuovi criteri di progettazione sostenibile mettono al centro l'esigenza di nuove formule di programmazione e realizzazione delle politiche pubbliche. Esse devono essere condivise con tutti i soggetti interessati compresi cittadini, comitati e/o associazioni.

I cittadini non dovrebbero essere consultati come semplici comparse ma informati e chiamati a collaborare come co-attori dei processi decisionali. Ove questo criterio è venuto meno, ad esempio con facili commissariamenti e/o decisionismi sistematici, fornendo il solito l'alibi che la politica deve dare celermente una soluzione ai problemi emergenti, ci si è trovati spesso davanti all'aggravamento, e non alla soluzione, dei problemi stessi.

Su importanti opere pubbliche, sulla creazione di servizi che riguardano la salute e la qualità della vita delle persone, gli amministratori hanno il dovere, non solo etico, di far crescere il senso civico attraverso meccanismi nuovi di partecipazione. Tutti i pareri e saperi, fuori e dentro le istituzioni, sono oramai necessari e vanno messi in circolo.

Uno studio dell'ONU di una quindicina di anni fa lo aveva messo già in evidenza: Per uscire dalle crisi sociali sempre più crescenti e intricate apportate dalla globalizzazione, occorre spostare l'asse delle decisioni dal piano della delega autoreferenziale e dell'accentramento al piano della partecipazione e del protagonismo civico dei cittadini.

L'alternativa sarebbe il negativo perdurare dell'influenza manipolativa e condizionante da parte dei poteri della finanza, dell'industria, e della criminalità.

Domenico Ciardulli

Speciale diritti

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