15 dicembre 2008

 
     

Pena di morte obbligatoria ?
di Claudio Giusti*

Il meccanismo del processo capitale americano è ben noto.

Alcuni casi, in numero molto limitato rispetto al potenziale, sono portati davanti a una giuria che deve decidere all’unanimità la colpevolezza dell’imputato. Se questo avviene, la stessa giuria deve decidere, dopo un secondo dibattimento e sempre all’unanimità, se il condannato debba o meno essere ucciso dallo Stato (In tre o quattro giurisdizioni vigono regole particolari).

Da qualche tempo però le giurie sono sempre meno propense a condannare a morte e, mentre calano drasticamente le sentenze capitali, cresce la frustrazione e la rabbia dei Procuratori.

In Georgia il DA della Fulton County sta letteralmente dando di matto. Tre giurati non hanno voluto condannare a morte il pluriomicida Brian Nichols e lui non sa darsi pace. Ha speso una barca di soldi per ottenere una sentenza di morte e ora se la vede sfuggire sotto il naso.

Lo Stato della Georgia ha dovuto tirare fuori una decina di milioni di dollari per un pugno di mosche e ora il nostro DA chiede che Nichols sia riprocessato da una corte federale e mandato da questa al patibolo.

Esige che il Parlamento della Georgia modifichi le norme sul sentencing, in modo che basti una maggioranza di nove a tre per ottenere una condanna a morte. Anzi: c’è persino chi vorrebbe abolire l’unanimità anche nella prima parte del procedimento.

Ma allora, se la condanna a morte deve essere il risultato obbligatorio, perché perdere tempo a fare un processo?

* membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio

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