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05 ottobre 2008
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Georgia
: il costo umano della guerra Dopo il conflitto del 7-13 agosto tra Russia e Georgia, a decine di migliaia di persone è stato impedito il ritorno a casa causa la distruzione delle loro proprietà, le bombe inesplose e le preoccupazioni relative alla loro sicurezza. I residenti restanti nel sud dell'Ossezia e territori adiacenti, al "fronte" nelle zone cuscinetto controllate dai Russi, sono vittime di saccheggi e attacchi mossi da ragioni "etniche". Questi abusi hanno anche impedito il ritorno dei Georgiani stessi che erano fuggiti dalle loro case. I dati sono preoccupanti: più di 160.000 persone sono dovute fuggire dalle loro case (secondo l'Agenzia ONU dei rifugiati circa 127.000 in Georgia e 36.000 nella federazione Russa) durante la guerra di 5 giorni ed anche nei giorni successivi agli scontri tra Russa e Georgia. Il bilancio è stato pesantissimo: centinaia di civili morti, case ridotte in macerie, migliaia di feriti. Il 7 agosto le forze georgiane hanno bombardato Tskhinvali, la capitale della parte separatista dell'Ossezia ed i villaggi adiacenti. Gli attacchi aerei tra l'8 ed il 12 agosto hanno preso di mira i villaggi a maggioranza etnica georgiana in Ossezia del Sud, la citta' di Gori ed i paesi vicini. Alcuni rappresentanti di Amnesty International hanno raccolto varie testimonianze di chi è sopravissuto alle ostilità ed agli orrori e hanno anche scattato fotografie nei giorni immediatamente successivi alla guerra. Kazbek Djiloev, ad esempio, ha raccontato di come ha vissuto la notte del 7 agosto nella sua casa nel sud di Tskhinvali: "Stavamo ascoltando il Presidente Saakashvili , confortati dal fatto che era d'accordo sul negoziare, quando all'improvviso abbiamo sentito spari e rumore di carrarmati, e siamo scappati in cantina. Due ore dopo i missili cadevano sulle nostre case. Tutto ha preso fuoco, un aereo ci ha presi di mira e ci sparava addosso. Noi stavamo nascosti nel sotterraneo quando un altro missile GRAD ha distrutto mezza casa, lasciandoci completamente sotto shock!." Djiloev ha aggiunto che "I Georgiani protestano contro queste accuse affermando di aver attaccato solo posizioni militari russe, ma non c'erano soldati lì. Eravamo solo civili. Ora il tempo è bello e possiamo dormire in giardino ma come faremo quando pioverà? Non abbiamo denaro per ricostruire la casa". Il governo russo afferma di non avere usato "cluster bombs" (le bombe a frammentazione che lasciano centinaia di parti inesplose la cui deflagrazione puo' avvenire a distanza di mesi, con conseguenze devastanti per chi le abbia calpestate e per chi si trovi nel raggio di diversi metri, ndr) ma ci sono prove fotografiche scattate da esperti. Ecco la testimonianza di Bejam Basilidze, nel villaggio di Khverno Kviti l'8 agosto: "Era sera quando ho sentito una terribile esplosione. A quella ne sono seguite ancora; le bombe esplodevano e cadevano come enormi chicchi di grandine sui tetti, sulle case! Sette persone sono morte e anche parecchie mucche. Non c'erano truppe in quella zona perche' erano partite per Gori nel pomeriggio". Amnesty International ha documentato i saccheggi e gli incendi ai villaggi osseti di maggioranza etnica Georgiana (ma che prima del conflitto erano sotto amministrazione Georgiana) e sui territori al di fuori dell' Ossezia del Sud ma all'interno delle zone "sicure" delimitate dalle forze Russe. Le forse ossete del Sud, i gruppi paramilitari ed alcuni privati (presumilbilmente della Federazione Russa) sono stati impegnati in questi attacchi nelle aree che erano sotto controllo delle forze Russe. Nina, una donna di Kurta, un villaggio dell'Ossezia del Sud, ha dichiarato ad Amnesty International: "Alcuni uomini in uniforme militare sono giunti alle nostre case entrando dai giardini. Parlavano Russo ma non erano Russi. Sembravano Osseti, Asiatici, Cosacchi, Uzbechi, Ceceni. Erano forniti di Kalashnikov. Hanno incendiato case, rapito 2 vicini e rubato il bestiame. Abbiamo lasciato Kurta il 13 agosto a piedi. Ci siamo diretti verso Eredvi passando da Kheiti. Lì abbiamo visto una donna un uomo e due bambini morti. Abbiamo continuato a camminare e raggiunto il paese di Ditsi che aveva la gran parte delle case bruciate, ma non abbiamo visto cadaveri. Proseguendo siamo arrivati a Trdznisi dove lo scenario era sempre devastante. Infine siamo giunti a Tqviavi dove erano presenti parecchi cadaveri: tutti civili." La gente dell'Ossezia del Sud e della Georgia ha dovuto subire numerose violazioni dei propri diritti umani a causa del conflitto. Essi hanno tuttora bisogno di aiuto per proteggere i propri diritti umani. Amnesty International ha richiamato fortemente le parti all'attenzione verso la gente sfollata che ha dirittto d tornare nelle proprie case. Nicola Duckworth, il direttore di Amnesty International per il programma Europa ed Asia Centrale, ha chiesto alle autorità russe, georgiane e ossete di garantire con totale imparzialità assistenza e sicurezza a tutti coloro che ne necessitano, permettendo il rientro a casa in modo sicuro di chi voglia farlo o, per chi non se la sente, una risistemazione. * si ringrazia Claudio Giusti ___________ NB:
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