26 settembre 2008

 
     

Economist : Italia , lo Stato al posto del boss
di Giulia Alliani

Che cosa significa che "una società é in amministrazione giudiziaria per mafia"? Se ne parla spesso sui nostri giornali, ma difficilmente qualcuno spiega di che cosa esattamente si tratti, forse perché si presume che gli italiani dovrebbero già saperlo.

Qualche anno fa l'Economist decise di spiegarlo agli inglesi e i suoi giornalisti andarono dunque a Palermo a informarsi dal magistrato che a quell'epoca si occupava di sequestri di beni. Ne risultò un breve articolo molto istruttivo che, alleggerito dei riferimenti ai nomi relativi all'epoca, é ancora valido e utile per comprendere il problema.

"Guidare un'impresa é già difficile di per sè, - scriveva l'Economist nell'ottobre 2003 - e spesso un amministratore deve anche far fronte al boicottaggio dei colleghi. Tuttavia non sono molti i manager che si ritrovano sulla scrivania la testa sanguinante di un capretto o che ricevono dei proiettili per posta.

'Questo - dice il giudice Silvana Saguto - é il genere di minacce che toccano in Sicilia a una categoria di amministratori particolarmente coraggiosi'. La signora Saguto dirige (siamo a ottobre del 2003, ndt) la sezione del tribunale di Palermo che ordina il sequestro dei beni di proprietà delle famiglie mafiose. A volte si tratta di denaro o di immobili, ma spesso ci sono anche imprese commerciali.

Se il tribunale sequestra un'impresa, nomina un manager che la amministri, e sono appunto questi gli amministratori che ricevono certi souvenir che dovrebbero servire a mettere in chiaro chi é che davvero comanda. Negli ultimi dieci anni il tribunale di Palermo ha sequestrato beni per circa 6 miliardi di euro, soprattutto nel settore delle proprietà e degli immobili.

L'idea fa rabbrividire, ma la signora Saguto sostiene che l'economia dell'isola é quasi tutta sotto il controllo della mafia. Gli imprenditori siciliani sono, in gran parte, o vittime di estorsione o personaggi che guidano attività legali per conto di Cosa Nostra. Gli amministratori giudiziari non sono a corto di lavoro, ma di certo il loro, nel mondo dell'impresa, é uno dei più rischiosi. A differenza dei magistrati, requirenti e giudicanti, che si occupano di mafia, questo gruppetto di avvocati e contabili lavora senza la protezione della scorta.

Un esempio di subentro é quello avvenuto nel novembre 2001, quando la polizia di Palermo ha posto agli arresti un importante uomo d'affari locale. Subito dopo l'arresto dell'uomo, che, secondo l'accusa, riciclava denaro da quindici anni, le forze dell'ordine si sono spostate presso la sua società, arrivando prima dell'apertura degli uffici. L'ordinanza del magistrato comprendeva infatti anche il sequestro dei beni identificati come proprietà dell'uomo arrestato o dei suoi prestanome, tra le quali una dozzina di società immobiliari.

Il tribunale aveva anche nominato, come amministratore dei beni, un contabile, che quella mattina aveva accompagnato fino agli uffici sotto sequestro la squadra antimafia, la quale aveva comunicato ai dipendenti la notizia che non avrebbero più dovuto far capo all'uomo arrestato.

Il primo compito del nuovo amministratore era quello di mettere bene in chiaro chi era il nuovo capo. Un momento di debolezza poteva segnarne la sconfitta. E infatti il primo provvedimento fu quello di sostituire i membri del consiglio di amministrazione e di licenziare i dirigenti. Gli amministratori giudiziari usano i loro poteri per convocare immediatamente un'assemblea dei soci e si servono dei voti da loro controllati per sostituire i vecchi capi con altri nuovi. Generalmente piazzano nelle posizioni chiave degli esterni di provata fiducia.

La fiducia é un aspetto cruciale del rapporto che lega il magistrato all'amministratore, ai nuovi dirigenti e al nuovo staff, che devono lavorare insieme ai vecchi impiegati, il cui impegno di lealtà potrebbe essere rivolto altrove. Non é raro infatti che, con la furbizia o con la forza, la mafia cerchi di reinserirsi nelle società che le vengono sottratte. Oltre ad avere il coraggio di resistere a certe offerte che non si possono rifiutare, i nuovi amministratori devono assumersi la responsabilità delle società amministrate. Devono attenersi rigorosamente al dettato della legge, osservare scrupolosamente le regole contabili e agire in piena trasparenza.

Tutto ciò può richiedere un profondo cambiamento di cultura, cosa non facile per tutte le ditte. Inoltre devono amministrare bene l'azienda, almeno tanto quanto coloro dai quali l'hanno ereditata. Se, infatti, nel corso del procedimento giudiziario non si verificano le circostanze necessarie per tramutare il sequestro in confisca, i proprietari originari possono citare l'amministratore giudiziario per cattiva gestione, pretendendo il risarcimento degli eventuali danni. La buona gestione é una grossa responsabilità...".

Speciale mafia

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