07 settembre 2008

 
     

Pena di morte : Kenneth Foster un anno dopo
di Claudio Giusti*

Uno degli aspetti più intriganti della pena capitale negli Stati Uniti è l’assoluta arbitrarietà con cui sono selezionati i pochi disgraziati che sono poi sacrificati sull’altare di quella che gli americani chiamano giustizia. Ma ancora più affascinante è la selezione successivamente attuata dall’opinione pubblica italiana.

Casi scomodi a parte solo alcuni dei condannati a morte americani hanno beneficiato dell’attenzione dei nostri mezzi d’informazione e non sono necessariamente i casi più interessanti.

Noi abolizionisti dovremmo interrogarci su questo e chiederci se il nostro lavoro non sia altro che carne da cannone per il circo mediatico italiano. Un anno fa si fece un gran parlare di Kenneth Foster, e alcuni italiani si vantano imprudentemente della sua salvezza, ma non sono stati pochi i condannati, prima e dopo di lui, che avrebbero dovuto attrarre l’interesse dei nostri media.

1) Sean Sellers passò quasi inosservato, eppure era uno di quei casi che gridano vendetta a Dio.

2) Qualche mese prima che accadesse a Foster anche Ronald Chambers, anche lui condannato per una complicità minore, si avvicinò, dopo trentadue anni di braccio della morte, al momento finale. Questo avvenne nella quasi assoluta indifferenza dell’opinione pubblica italiana, che non poté quindi gioire per l’annullamento della sua terza sentenza capitale.

3) Oggi il tempo sta per scadere anche per Troy Davis, condannato a morte esclusivamente sulla base di testimonianze in seguito ritrattate. Davis ricorda molto Joseph Amrine, che fu un’altra occasione sprecata dalle nostre televisioni.

4) In questo momento in Texas si domandano se la relazione sentimentale fra giudice e procuratore abbia influito sul processo di Charles Hood e se questo dibattito debba avvenire prima o dopo la sua esecuzione.

5) Jeff Wood è in condizioni simili a quelle di Foster, anche lui complice minore in un omicidio, anche lui condannato a morte, anche lui a un passo dalla forca, ma momentaneamente salvato da un giudice federale che vuole sapere se Wood è veramente pazzo o se in lui c’è ancora una scintilla di razionalità che permetta di consegnarlo al boia in serena coscienza.

Perché il Comma 22 prevede che “chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalla pena di morte, ma chi chiede di essere esentato dalla pena di morte non è pazzo”.

* membro del comitato scientifico dell'Osservatorio.

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