06 luglio 2008

 
     

Giustizia : fondi , intercettazioni e carriere , ANM in agitazione
di Mauro W. Giannini

L'Associazione Nazionale Magistrati ha proclamato lo stato di agitazione "alla luce della evoluzione del quadro normativo" che, secondo le toghe, penalizza la giustizia sotto il profilo degli stanziamenti e mette a rischio l'indipendenza e l'operato della magistratura.

Riguardo al profilo di finanziamenti, la Giunta dell'ANM ha espresso "il più vivo sconcerto e la massima preoccupazione" per le disposizioni contenute nel decreto legge n. 147 del 2008 con le quali si prevede il taglio di 210, 8 milioni di euro per il 2009 (pari al 22%), 250,3 milioni di euro per il 2010 (pari 30%) e di 442,5 milioni per il 2011 (pari al 40%), "riportando gli stanziamenti per la giustizia ai livelli del 2006 ma con un potere di acquisto notevolmente ridimensionato a causa dell'incremento della inflazione".

A tale manovra, secondo l'Associazione Magistrati, "conseguirà la vanificazione di ogni progetto di ristrutturazione del sistema giustizia, con riferimento in particolare l'informatizzazione degli uffici e la definitiva introduzione del processo telematico, ed inciderà addirittura sul funzionamento degli uffici, impedendo di provvedere alle spese primarie e quotidiane, quali l'energia elettrica, cancelleria, fotocopie, assistenza informatica, auto, benzina e mobilia".

Secondo l'Associazione delle toghe, "Lo sgomento aumenta ancor di più se si considera che il previsto taglio del turn over del personale amministrativo nella misura del 90% circa accrescerà la disfunzionalità degli uffici che già soffrono dei pesantissimi tagli dei posti di organico subiti a partire dal 2001 (dagli iniziali 53.000 agli attuali 41.000 circa). In definitiva, la prevista riduzione dei fondi non potrà certo importare un migliore servizio per i cittadini, bensì il definitivo fallimento del già precario sistema".

I magistrati notano che "E' stata, poi, introdotta una disposizione, con l'art.69 del d.l. n.112, che prevede un intervento peggiorativo senza precedenti sulla struttura del trattamento retributivo dei magistrati che indurrà l'ulteriore svilimento della funzione giudiziaria. La dichiarazione di esponenti dell'Esecutivo di voler circoscrivere le conseguenze negative della norma non fa venire meno la preoccupazione per l'ennesimo intervento di riduzione del trattamento retributivo dei magistrati e la necessità di denuncia della complessiva situazione estremamente penalizzante per la dignità del lavoro dei magistrati. L'Associazione Nazionale Magistrati chiede, perciò, che sia cancellata la disposizione dell'articolo 69 e che sia prima di tutto ripristinato il normale trattamento economico dei magistrati".

Nel documento conclusivo del suo Comitato Direttivo Centrale, l'ANM ribadisce il suo impegno "per una intransigente difesa dei principi costituzionali posti a garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistrati giudicanti e del pubblico ministero. Tra questi in particolare: l'unità dell'ordine giudiziario, composizione e competenze del Consiglio Superiore della Magistratura" e sottolinea di aver "indicato la necessità di un impegno comune per interventi che restituiscano efficacia e funzionalità alla giurisdizione", fornendo un contributo "attraverso la elaborazione di proposte concrete, con l'esclusivo obiettivo di una efficace tutela dei diritti dei cittadini, attuata, secondo la promessa costituzionale, in tempi ragionevoli".

"Alcuni degli interventi del Governo in materia di giustizia, attuati anche con provvedimenti di urgenza, contengono disposizioni che appaiono, tuttavia - secondo i magistrati - di segno contrario. In particolare, la generalizzata sospensione dei processi in corso per fatti puniti con pena inferiore ai dieci anni e commessi prima del giugno 2002, oltre a ledere i diritti delle parte lese e a creare ingiustificate disparità di trattamento, comporterà gravissime disfunzioni del processo penale". "Inoltre, sottolineano i magistrati, alcune disposizioni contenute nel disegno di legge in materia di intercettazioni ridurrebbero drasticamente l'efficacia dell'azione di contrasto alla illegalità".

La scorsa settimana, in un incontro con il ministro Alfano, l'Organismo Unitario dell'Avvocatura - da sempre attento ai problemi dell risorse della giustizia - aveva toccato questo tema. "È stato un incontro molto positivo – aveva commentato la presidente, Michelina Grillo, aggiungendo che – il ministro ha concordato con la necessità di realizzare un pacchetto consistente di riforme e di prevedere risorse adeguate per la Giustizia".

Grillo aveva sottolineato che "Si è discusso di magistratura onoraria, di Giustizia penale e della geografia giudiziaria rispetto alla quale bisognerà affrontare la questione dei tribunali minori con coraggio e intelligenza, ma senza affidarsi ciecamente a mere formule matematiche" e per quanto riguarda la Giustizia civile, Grillo sottolineava: "Abbiamo concordato che il settore civile va riformato con la previsione di adeguati stanziamenti finanziari e sistemi di monitoraggio che garantiscano un efficace utilizzo delle risorse già disponibili".

Dal canto suo, l'Unione Camere Penali - che pone l'accento sulla necessita' della separazione delle carriere della magistratura - ha organizzato per il 15 luglio a Roma un convegno con il Ministro dell'Interno Maroni, i deputati Bongiorno, Tenaglia, Bernardini, Ghedini, il Presidente dell'ANM Palamara, il Presidente UCPI Oreste Dominioni ed altri esperti della giustizia "per mettere la politica di fronte alle proprie responsabilità sull'avvio del 'cantiere per la giustizia'", che chiedono i penalisti, i quali hanno proposto un pacchetto di riforme.

Speciale giustizia

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