19 giugno 2008

 
     

Financial Times : in Italia grande coalizione solo sulle TV
trad. di Giulia Alliani*

In Italia, anche se, talvolta, é stata ventilata l’idea di formare una "grande coalizione", l'ipotesi é sempre stata considerata poco realistica. Un'identità di vedute tra destra e sinistra, inconcepibile su tutta una serie di argomenti, si é però fatta strada nell'ambito del settore televisivo.

Siccome Silvio Berlusconi, attuale primo ministro, é il proprietario di Mediaset, la principale rete televisiva del settore privato italiano, ci si aspetterebbe di vedere i partiti incrociare le spade. Senza contare che Berlusconi, come presidente del Consiglio, esercita anche un controllo effettivo sulla televisione di stato, la RAI, che insieme a Mediaset risponde di oltre il 90 % di quanto viene prodotto dalla televisione italiana non a pagamento.

Una serie di governi di centro-sinistra, compreso l’ultimo governo di Romano Prodi, hanno evitato puntigliosamente di adottare qualche provvedimento diretto ad affrontare il macroscopico conflitto di interessi di Berlusconi nel settore televisivo. E non c'é nulla di cui meravigliarsi, perchè é alla sinistra, quando é al governo, che lo status quo conferisce il potere di controllo sulla RAI.

Tuttavia, forse, la prova più significativa dell'esistenza di una coalizione trasversale tra partiti interessata a proteggere il sistema è data dal modo in cui i governi che si sono succeduti hanno opposto un secco rifiuto ai tentativi della Commissione Europea di promuovere la concorrenza nella televisione italiana.

Quando Neelie Kroes, a capo della Commissione per la concorrenza, due anni fa, fece presente che l’Italia stava violando la normativa europea, al pubblico venne offerto lo spettacolo di un governo Prodi impegnato a difendere una violazione dell’amministrazione Berlusconi che, evidentemente, mirava a proteggere dalla concorrenza i canali del magnate dei media.

Berlusconi ha evitato che uno dei suoi tre canali venisse spostato sul satellite e smettesse di operare come un tradizionale canale commerciale. Le successive sentenze contro il governo pronunciate dalla Corte Costituzionale italiana e dalla Corte di Giustizia Europea sono passate senza suscitare reazioni. Ora che l’Italia comincia ad avviarsi verso il passaggio al digitale terrestre, questa strana "grande coalizione" si sta nuovamente preparando ad entrare in azione.

La signora Kroes ha specificato che il passaggio alla nuova tecnologia va considerato come un'opportunità per l'ingresso di nuovi soggetti nel settore. Tuttavia, unica in Europa, l’Italia ha approvato una linea bipartisan che intende mantenere lo status quo, semplicemente offrendo le nuove frequenze del digitale ai gruppi che già dominano il settore, cioé RAI, Mediaset e Telecom Italia. Il risultato é un blocco totale.

Il modo rimarchevole in cui l’elite politica Italiana continua ad adottare tattiche dilatorie e a bypassare Bruxelles, dev'essere motivo d'invidia per molti altri paesi. Non solo Roma riesce a mantenere Bruxelles “fuori onda”, ma si sta anche dando da fare per rimuovere tutti gli ostacoli e far giungere clandestinamente nuovi aiuti di stato all'Alitalia, la sua disastrata compagnia di bandiera.

* "Italian coalition keeps Brussels TV programme 'off air'", di Paul Betts, Financial Times del 19 Giugno 2008

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