08 marzo 2008

 
     

Una donna che si arrende : Louise Arbour e i diritti umani
di Rico Guillermo*

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Louise Arbour, ha rinunciato ad un nuovo mandato, e lascera' l'importante incarico alla scandenza, in giugno. Sullo sfondo - ma nemmeno tanto - della rinuncia, le strategie dell'amministrazione Bush che hanno fatto compiere passi indietro ai diritti umani nel mondo.

Arbour, 61 anni, gia' membro della Corte Suprema canadese e poi procuratore del tribunale internazionale per crimini di guerra ONU, era al suo primo incarico quadriennale. Fu nominata da Kofi Annan nel 2004 dopo che il suo predecessore, Sergio Vieira de Mello, fu ucciso in un attentato terroristico a Baghdad.

Ella ha vissuto la trasformazione del Comitato per i diritti dell'uomo ONU in un Consiglio con diverse caratteristiche e maggiori poteri. Contemporaneamente pero' secondo alcuni, la sua autorevolezza e' diminuita con Ban Ki-moon rispetto a quella di cui godeva con Kofi Annan, che aveva dato particolare peso alla battaglia per i diritti umani ed aveva qualche volta assunto posizioni 'impopolari' presso i potenti del Consiglio di sicurezza pur di difendere il diritto internazionale e umanitario.

L'Alto Commissario Arbour ha fatto sentire la sua voce su molte importanti questioni internazionali, dalla guerra in Iraq alla pena di morte. Nell'annunciare il suo commiato, Arbour, ha presentato ieri la sua ultima relazione annuale al Consiglio, evidenziando le implicazioni sconvolgenti per i diritti umani del rinnovato conflitto in Darfur occidentale e in Sri Lanka.

Due giorni fa Arbour ha in qualche modo sintetizzato i principi cui si e' attenuta durante il suo mandato, esprimendosi sulla questione di Gaza davanti al Consiglio per i diritti umani riunito a Ginevra. L'Alto Commissario ha detto infatti che "la protezione dei diritti dell'uomo, ed in particolare delle vite dei civili, non puo' attendere il risultato di un processo politico". Arbour ha proseguito affermando che "Tutti i diritti fondamentali sono uguali per tutti gli esseri umani ed alcuni non possono pretendere che al fine di difendere la propria popolazione siano autorizzati a negare i diritti degli altri. Al contrario, tutte le parti hanno degli obblighi non soltanto concernenti i diritti del loro popolo, ma riguardanti anche i diritti di tutti".

In un'intervista concessa dieci giorni fa, Arbour ha detto anche che la lotta antiterrorismo guidata dgli USA ha riportato indietro di decenni la causa dei diritti umani ed ha esacerbato "un profondo divario tra gli Stati Uniti, i suoi alleati occidentali e il mondo in via di sviluppo". "La guerra al terrorismo ha inflitto una battuta d'arresto molto grave per l'agenda internazionale dei diritti umani", ha detto. Arbour ha sottolineato come principi una volta inamovibili e scontati, come il divieto di tortura, siano stati erosi.

Queste affermazioni hanno suscitato le critiche di Kristen Silverberg, sottosegretario di stato USA per gli affari internazionali secondo cui "e' un errore suggerire" che la campagna USA contro il terrorismo determini problemi per la questione dei diritti umani: "Vorremmo vedere l'alto commissario concentrare di piu' la sua attenzione e le critiche sui governi abusivi e totalitari". I critici della Arbour sostengono infatti che ella ha concentrato la sua azione soprattutto sugli abusi di alcuni dei membri piu' potenti delle Nazioni Unite, lasciando sotto silenzio alcune delle piu' pressanti questioni relative ai diritti umani. E' stata accusata di "condannare le democrazie e difendere i tiranni".

Silverberg ha detto infatti che Arbour non ha focalizzato abbastanza le violazioni dei diritti umani in Iran, nel corso di un recente viaggio in quel Paese, mentre ha sostenuto una dichiarazione sui progressi in materia di diritti umani a Cuba. Ha anche colpevolizzato Arbour di aver parlato "positivamente" di una dichiarazione araba sui diritti umani che era prevenuta contro Israele.

Arbour ha riconosciuto di aver assunto un approccio pił diplomatico per la promozione dei diritti umani in luoghi come la Cina e la Russia, dicendo che ha scelto una strategia di impegno privato "che rischia di vedere alcuni risultati positivi". Ha affermato che, come un funzionario delle Nazioni Unite la sua azione e' stata limitata dalla realta' di organizzazioni e centri di potere, tra cui la Cina, la Russia e il Gruppo dei 77, un blocco di oltre 130 paesi in via di sviluppo. In tale contesto, ha detto, "fare i nomi e svergognare" e' un gioco perdente. Inoltre Arbour ha ricusato le accuse relative all'operato del Consiglio dei diritti umani, per il quale ha detto "non c'e' nulla che avrei potuto fare", in quanto esso "parla da solo".

Arbour ha sempre goduto invece della stima dei sostenitori dei diritti umani, che la considerano uno strenuo difensore dei principi e rilevano la sua azione per espandere la presenza delle Nazioni Unite per monitorare i diritti in tutto il mondo, rendendo le relazioni sugli abusi da Baghdad a Katmandu di routine.

Secondo il Washington Post, Arbour ha detto agli amici che lascera' per trascorrere piu' tempo con la sua famiglia e anche per evitare una battaglia politica amara su un importante vertice anti-razzismo che si terra' il prossimo anno a Durban, in Sud Africa. Gli Stati Uniti, insieme con Israele e Canada, hanno infatti gia' annunciato che boicotteranno l'evento, dicendo di ritenere che sara' un forum per critiche ingiustificate ad Israele.

Il segretario generale Ban Ki-moon ha espresso "grande rammarico" per la decisione di Arbour. "Sono stato molto colpito dal suo straordinario coraggio, l'energia e l'integrita' e la forza di parlare sui diritti umani, che e' tra i compiti piu' importanti", ha detto, aggiungendo che ella non ha mai esitato a sostenere le critiche agli Stati o ad altre parti evidenziando le vittime degli abusi o sottolineando le carenze dei sistemi giuridici nazionali, ed ha rappresentato sempre i pił alti ideali dell'organizzazione. Ban ha detto che l'eredita' di Arbour sara' il rafforzamento del sistema per i diritti umani dell'ONU, una maggiore attenzione in materia di giustizia e di responsabilita', la riforma dei meccanismi di protezione, e un approccio piu' equilibrato all'intera gamma dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.

Secondo il direttore esecutivo di Human Rights Watch, Kenneth Roth, "sarą essenziale che il prossimo alto commissario sia qualcuno che insiste per la sua indipendenza e per la sua voce pubblica". Ma, visto che la nomina dell'Alto Commissario spetta al segretario generale dell'ONU e viste le critiche ad Arbour da parte degli USA, cui Ban deve in buona parte la propria elezione alla guida delle Nazioni Unite, e' improbabile che cio' accada.

* si ringrazia Claudio Giusti

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