15 febbraio 2008

 
     

Giustizia e politica : Napolitano e Mancino , stessa visione
di Elisa Mabrito

Gli interventi del Capo dello Stato e del vicepresidente del CSM durane il plenum di ieri del Consiglio Superiore della Magistratura sono stati incentrati sui temi del conflitto fra politica e giustizia, sulla spettacolarizzazione dei processi e sulle esternazioni di magistrati.

"La politica e la giustizia, i protagonisti, e ancor più le istanze rappresentative, dell’una e dell’altra, non possono percepirsi ed esprimersi come mondi ostili, guidati dal sospetto reciproco, anziché uniti in una comune responsabilità istituzionale". Ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, aggiungendo che "troppi sono oggi i casi di non osservanza delle leggi e delle regole, di scarso rispetto delle istituzioni ma anche di scarso senso del limite nei rapporti tra le istituzioni". "La rigorosa osservanza delle leggi, il più severo controllo di legalità - ha aggiunto il presidente - rappresentano un imperativo assoluto per la salute della Repubblica, e dobbiamo avere il massimo rispetto per la magistratura che è investita di questo compito essenziale".

"Anche nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, - ha detto Napolitano - il Presidente e il Procuratore Generale hanno formulato gravi rilievi in ordine alla diffusione delle pratiche di corruzione e di altre violazioni della legge penale. Si tratta di fenomeni devianti di cui le forze politiche debbono avere consapevolezza, ponendovi argine nell’ambito delle loro responsabilità. E nei casi in cui quei fenomeni siano obbiettivamente riconducibili anche a persone che svolgono attività politica e ricoprono incarichi pubblici, dev’esser chiaro che l’investitura popolare, diretta o indiretta, non può diventare privilegio esonerando chicchessia dal confrontarsi correttamente col magistrato chiamato al controllo di legalità".

"Chi svolge attività politica non solo ha il diritto di difendersi e di esigere garanzie quando sia chiamato personalmente in causa, ma non può rinunciare alla sua libertà di giudizio nei confronti di indirizzi e provvedimenti giudiziari - ha sottolineato il capo dello Stato - Ha però il dovere di non abbandonarsi a forme di contestazione sommaria e generalizzata dell’operato della magistratura ; e deve liberarsi dalla tendenza a considerare la politica in quanto tale, o la politica di una parte, bersaglio di un complotto da parte della magistratura. Un analogo complesso di diffidenza e di reattività difensiva si coglie anche, talvolta, negli atteggiamenti di quanti operano nell’amministrazione della giustizia e rappresentano l’ordine giudiziario". Secondo Napolitano, "Bisogna dissipare questa duplice cortina di pregiudizio e di sospetto".

Il presidente ha ricordato che "Occorre che ogni singolo Magistrato sia pienamente consapevole della portata degli effetti, talora assai rilevanti, che un suo atto può produrre... anche al di là delle parti processuali" e la necessita' di "non cedere allesposizione mediatica". Napolitano ha ricordato in tal senso l'atto di indirizzo dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni contro il rischio di un sovrapporsi della televisione alla funzione della giustizia, attraverso “la tecnica della spettacolarizzazione dei processi” e la suggestione di “teoremi giudiziari alternativi”. Secondo il Capo dello Stato, "grande rilievo può a questo proposito assumere l’individuazione – da parte del Consiglio Superiore – di percorsi formativi che sviluppino nei magistrati modelli di comportamento ispirati alla discrezione e alla misura".

"E’, infine, parte importante del senso del limite non sentirsi investiti di missioni improprie : il magistrato non deve dimostrare alcun assunto, non certamente quello di avere il coraggio di 'toccare i potenti', anche contravvenendo a regole inderogabili. - ha continuato Napolitano - Né può considerarsi chiamato a colpire il malcostume politico che non si traduca in condotte penalmente rilevanti. La sola, alta missione da assolvere è quella di applicare e far rispettare le leggi, attraverso un esercizio della giurisdizione che coniughi il rigore con la scrupolosa osservanza dei principi del giusto processo, delle garanzie cui hanno diritto tutti i cittadini".

Riguardo all'esercizio obbligatorio dell’azione disciplinare, "che va condotto con tempestività e rigore", il presidente ha detto che "Si tratta di una funzione che anche il Consiglio Superiore della Magistratura è chiamato a svolgere senza esitazioni e indulgenze, ignorando pressioni politico-mediatiche irrispettose delle ragioni e delle procedure dell’azione disciplinare. Esercitando prontamente tale azione, si rende un importante servigio alla magistratura e al suo organo rappresentativo, accrescendone il prestigio e l’autorità e dando maggior forza alla tutela dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario". E’ egualmente importante, secondo Napolitano, che i titolari dei poteri di vigilanza segnalino tempestivamente i contrasti all’interno degli uffici, la cui tardiva conoscenza e risoluzione può compromettere la credibilità della magistratura.

Il presidente ha concluso richiamando "l’unità del Consiglio, che non tollera separazioni e tantomeno contrapposizioni tra membri togati e membri di designazione parlamentare, di qualsiasi schieramento. Credo infine nella sua capacità di concorrere a un dibattito elevato sui problemi della giustizia, e anche sul tema del rapporto con la politica, le sue forze organizzate e le sue istituzioni rappresentative: garantendo il massimo apporto della magistratura al superamento delle insufficienze del sistema giustizia e chiedendo quel che è giusto chiedere – a cominciare da una svolta nella qualità della produzione legislativa – a chi sarà chiamato a operare in Parlamento e a governare il paese".

Il vicepresidente del CSM, Nicola Mancino, ha detto che "Potere legislativo e potere giudiziario dovrebbero concorrere al perseguimento della medesima finalità – quella del riconoscimento e dell’attuazione dei diritti del cittadino –, mentre la tensione fra di loro non può non avere come effetto la riduzione del livello di protezione che investe direttamente la comunità nazionale. Non ha senso predicare diritti e libertà, se alla proclamazione non si affiancano tutela e rimedi apprestati ed elaborati dai giudici. Ai fini dell’attuazione e della difesa di principi e valori affermati nella nostra Costituzione, il ruolo della magistratura è essenziale quanto quello del legislatore".

Mancino ha sottolineato che "l’autonomia e l’indipendenza della magistratura costituiscono il nodo centrale del dibattito in tema di separazione dei poteri" ed ha aggiunto che "il compito del giudice di applicare la legge è diventato arduo di fronte ad una produzione legislativa che da troppo tempo ha perso quei caratteri di sistematicità, di generalità e di astrattezza che soli dovrebbero contraddistinguerla. E’ da qualche decennio, soggiungo, che la nostra legislazione ha preferito leggi provvedimento, in tal modo rendendo più difficile il compito del giudice ordinario, che, è bene ribadirlo, deve sanzionare la violazione dei diritti".

"La crisi che investe i due fondamentali poteri del sistema Italia (legislativo-giudiziario) - secondo Mancino - non si risolve con una bacchetta magica, ma con un consapevole ritorno alla Carta fondamentale, che non a caso ha voluto evitare sovrapposizioni di un potere rispetto all’altro e segnare, perciò, netti i confini. Non bisogna mai prescindere dal rilievo che la giustizia non è l’esercizio di un potere politico che deve rispondere alla pubblica opinione – nessuno è qui per il giudice elettivo – ma è e deve essere sempre l’esercizio di un potere assoggettato alla legge, che deve rispondere soltanto alla legge".

Viceversa "l’assenza di regole nell’uso del potere discrezionale ha creato guasti non facilmente riparabili. La soppressione di ogni forma di controllo, salvo quello della Corte dei Conti, ha contribuito a rafforzare il convincimento che le maggioranze politiche e ancora più quelle amministrative possono disporre di poteri press’a poco insindacabili. Il controllo dell’attività amministrativa è lentamente scivolato nell’area penale: c’è una percezione di illimitatezza del potere discrezionale che è guardata come arbitrio. Quando ciò accade, non posso negare che la responsabilità è principalmente politica: se la politica non detta o non sa dettare criteri di buon uso delle scelte non vincolanti, il confine tra legittimità e illegittimità diventa stretto se non addirittura scompare".

Sulla differenza fra processo giudiziario e processo mediatico, Mancino ha detto che "Il rischio, in questi casi, è che, quando si conclude, il processo vero non sempre è giudicato giusto", perche' il sensazionalismo "è spesso nemico della verità". Ricordando che la riforma dell’ordinamento giudiziario ha reso obbligatoria l’azione disciplinare ne confronti dei magistrati, il vicepresidente del CSM ha chiesto il potenziamento degli uffici della sezione disciplinare.

Infine Mancino ha ricordato che "Quando la politica si indebolisce, lo scontro tra i poteri ha margini più elevati di interferenza, se non di accanimento: la sovrapposizione dell’uno sull’altro può essere eliminata attraverso il rispetto del principio di legalità, che è, in fondo, il ritorno alla nostra Carta fondamentale... Non a caso Calamandrei sostenne l’esigenza di garantire l’assoluta indipendenza degli organi preposti all’esercizio della funzione giurisdizionale “non per favorire i magistrati bensì per garantire ai cittadini la possibilità di trovare….una tutela nel giudice quando ritengono di avere ragione”.

Il che motiva, a giudizio di Mancino, la presidenza del CSM affidata dalla Costituzione al capo dello Stato e la presenza dei componenti di estrazione parlamentare nell'organismo di autogoverno della magistratura, presenza che non deve pero' rappresentare la distinzione delle due componenti, che - come gia' sottolineato da Napolitano - devono operare sinergicamente.

Speciale giustizia

Speciale etica e politica

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org