27 ottobre 2007

 
     

Dialogo necessario con i venditori rom di Lungotevere Dante
riceviamo e pubblichiamo

Lungotevere Dante, a Roma, è divenuto oramai un luogo di tensione a causa dei blitz della Polizia Municipale che da ormai tre settimane impediscono ai Rom la vendita di merce usata.

Ritengo sia opportuno fare delle distinzioni nell’ambito delle economie informali. Fanno parte di queste ultime sia i settori della criminalità e della microcriminalità, che lavori onesti che non aspettano altro che essere regolarizzati. L’abusivismo porta in sé molti problemi: dall’organizzazione dei posteggi, fino all’igiene e all’impossibilità di contrastare l’infiltramento di chi commercia merci rubate (fenomeno che rimane comunque assolutamente minoritario).

Gli operatori di Lungotevere Dante chiedono sia data loro un’ulteriore possibilità per svolgere il loro lavoro in maniera dignitosa. Fare tabula rasa di tutti i posti di lavoro non può essere una soluzione. A quell’attività di vendita dell’usato gli operatori di Lungotevere Dante hanno legato la loro sopravvivenza e quella delle loro famiglie.

Si tratta di Rom Khorakhané. Spesso li si accusa di essere tutti ladri. Ma la gran parte di loro non hanno intenzione di rubare. Frugando nei cassonetti tolgono merci ancora riutilizzabili dal flusso che poi raggiunge la discarica, e così facendo offrono, a loro modo, un servizio alla città. Chiedono di essere regolarizzati perché il loro lavoro onesto venga garantito.

Credo sia da accogliere la loro disponibilità a individuare, assieme all’amministrazione e ai suoi rappresentanti, regole efficaci a far sparire del tutto il marginale fenomeno della ricettazione all’interno del mercatino. In presenza di un sistema di raccolta porta a porta gestito da AMA che comprenda anche la selezione del riusabile, dovrebbere essere benevenuta la loro dichirarata disponibilità ad acquistare all’ingrosso ciò che oggi con tanta fatica essi prendono nei cassonetti.

Domenico Ciardulli

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