25 settembre 2007

 
     

Mahmoud Ahmadinejad , USA e informazione ...
riceviamo e rispondiamo

E' importante quanto accaduto ieri nel mondo dell'informazione statunitense, ma, direi, anche nella nostra. Il presidente iraniano Ahmadinejad, nell'insolita veste di ospite di un'Università Statunitense che l'ha invitato, è stato oggetto di manifestazioni, denigrazioni e insulti dalla "piazza" e dai giornali locali.

E' pacifico che in Iran ci sia un regime dittatoriale e che si verifichino continue violazioni dei diritti umani, ma quale migliore occasione per il dialogo e per evitare una nuova guerra se non quella di valorizzare l'incontro con gli studenti americani, di accettare lo scambio di visite tra i due paesi. Invece l'apertura di un giornale americano che titolava "IL DIAVOLO E' ATTERRATO" e poi i tentativi e le pressioni contro il rettore della Columbia University dimostrano quanto negli USA la chiusura e la volontà di nuova guerra sia ancora forte nell'apparato, nonostante le migliaia di soldati morti nell'avventura irakena.

Come già successo in passato, l'informazione del paese democratico ospitante sull'evento è apparsa pilotata ed, in questo, non può cosi' essere vantata grande differenza con il paese Iran ritenuto fondamentalista. L'accettazione dell'invito da parte di Ahmadinejad a parlare in un'Università americana avrebbe dovuto innescare una gara alla diplomazia e al dialogo. Invece No.

E' come se sia stato avvertito il rischio per l'estabilishment USA, e per i suoi media asserviti, di insospettire l'opinione pubblica sul reale volto dell'avversario della Casa Bianca. Di quanto egli sia stato dipinto strumentalmente ad hoc vista la necessità di creare un consenso preliminare all'eventuale aggressione contro l'Iran.

L'informazione è uno strumento potentissimo, un'arma con la quale si può far scoppiare una guerra, si può eliminare un comico scomodo che riscontra consenso nelle piazze, oppure può diventare, se chi lo usa è indipendente e deontologicamente corretto, uno strumento di libertà e di liberazione dei popoli e delle persone.

Domenico Ciardulli

Non ci sentiremmo di generalizzare sulla stampa americana, ne' in questo caso ne' in altri.

Delle migliaia di articoli USA di annuncio o resoconto dell'incontro del presidente iraniano presso l'Universita' di Columbia ve ne sono di molto imparziali, ed alcuni editoriali ritengono positiva la scelta del preside del campus di invitarlo.

Inoltre probabilmente - a parte le pressioni politiche per evitare l'incontro - non si tratta della posizione governativa e quindi di pressioni sulla stampa (in via generale), ma della posizione americana, visti i commenti dei candidati democratici alla presidenza, i quali non sono stati censorii verso il preside della Columbia ma hanno detto che al suo posto non avrebbero invitato Ahmadinejad.

Ovviamente noi siamo d'accordo sull'invitarlo: una vera democrazia - che fa vera informazione sull'amico come sul nemico - non ha paura del confronto e sicuramente garantisce la liberta' di espressione e l'accesso alle fonti di informazione e conoscenza. Non premia il violatore dei diritti umani, ma nemeno lo censura, anche perche' questo sarebbe - oltre che contrario al principio di liberta' - sospetto.

lo staff

Speciale diritti

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