13 settembre 2007

 
     

V-day : Scalfari contro Grillo e la 'sindrome del contadino'
riceviamo e rispondiamo

Una decina di anni fa un sociologo dell'Università di Bari scrisse una metafora per rappresentare quella tendenza a conservare l'esistente e a opporsi a tutto ciò che si muove. La chiamò "Sindrome del contadino": "difendere e valorizzare i propri luoghi, i frutti del proprio lavoro, a costo di assumere un atteggiamento di chiusura e perfino di egoismo". Una metafora che mi è venuta in mente leggendo il lunghissimo editoriale che Eugenio Scalfari "spara" oggi (ieri, ndr) sul "La Repubblica" contro Grillo e il "grillismo", contro Di Pietro e Bertinotti che l'avrebbero "cavalcato" con le loro dichiarazioni positive sul "Vaffa-day".

Scalfari ci va giù pesante bollando il movimento spontaneo dei grillini come qualunquista, inconsistente e soprattutto foriero di prospettive dittatoriali. Non piace proprio all'anziano fondatore de "La Repubblica" la messa in discussione del sistema dei partiti, la critica feroce, il linguaggio e i modi con i quali Beppe Grillo porta avanti la battaglia per un "Parlamento pulito" contro la politica corrotta e autoreferenziale. Ma l'affondo geriatrico più grosso Scalfari, uomo architrave dei poteri forti in Italia, lo fa contro le centinaia di migliaia di persone che seguono Grillo, i numerosi bloggers, i circoli e meet-up che si sono formati in Italia.

Attraverso la citazione della prosa di Grossman, essi vengono paragonati a massa informe dove lo spirito critico e l'individualità è stata schiacciata dal tribuno. In buona sostanza, l'accusa per Grillo è di manipolare menti e coscienze attraverso i mass media mentre l'accusa per i suoi seguaci e di essersi fatti manipolare sacrificando la propria individualità alla massa informe dallo slogan volgare. Non c'è che dire, la mobilitazione partigiana e intellettuale di Scalfari, potente memoria storica dell'Italia post bellica, rappresenta il segno più evidente che le idee di Grillo stanno incutendo timore all'"Establishment" e ai suoi paladini della carta stampata.

La "miopìa senile" di Eugenio Scalfari è evidente: Egli valuta un movimento che non conosce laddove lo definisce senza volto, laddove non mostra di conoscere la gente, le storie, le vite delle centinaia di migliaia di cittadini che, animati da un sussulto di coerenza etica, si sono mobilitati per firmare le proposte di legge su "Parlamento pulito", per tentare di fermare questa deriva partitocratica che sta facendo piazza pulita di ogni germe di partecipazione civica.

Scalfari, senza accorgersene, descrive un'altra tipologia di persone: quella massa informe di galoppini e leccaculo che fanno numero nei partiti. I tanti arrivisti, figli di buona donna, o semplici poveracci in cerca di protezione, che hanno popolato con le loro tessere sezioni di partito, circoli di partito per entrare nel circuito clientelare dei "capibastone". Scalfari dimentica, forse, che Cosa Nostra, le logge massoniche, le orde barbariche della Finanza dei crack, le Multinazionali del consumo, che divorano le risorse energetiche e distruggono l'ambiente, esercitano i loro poteri attraverso il sistema partitocratico. Un sistema che non rappresenta certo la cultura democratica avanzata a fronte delle "invasioni barbariche", come le chiama Lui, del popolo dei grillini.

Questo movimento è proprio l'opposto di quello descritto da Scalfari. Esso si fonda sulla resistenza civica di giovani, donne e uomini che hanno un volto, una storia, di persone che, quotidianamente e con fatica, partecipano a lotte civiche in associazioni, sindacati e comitati di quartiere. E' una lotta impari, certo, rispetto ai grandi poteri conservatori e controllori della Politica e della Finanza. Ma sono una speranza per il futuro, un'alternativa alla stagnazione e al degrado che osserviamo tutti. Una stagnazione che è, a mio avviso, l'unico inevitabile sbocco della filosofia conservatrice scalfariana. L'apparato politico che si vuole combattere è forte e capillare ed è questo il motivo dell'esito incerto di questo nuovo movimento "etico".

Volendo fare un'analogia impropria ma efficace, in certe zone di Sicilia e in Calabria il dominio incontrastato di cosche e boss non vuol significare che quelle minoranze idealiste che si muovono per un cambiamento, siano qualunquiste e non rappresentino una speranza di riscatto sociale futuro per le nuove generazioni. Anche Grillo e i suoi bloggers, i suoi meet-up hanno scelto l'impegno sociale e civico, invece di restare massa di utenti consumatori passivi delle multinazionali del consumo e delle fiction televisive. Quello scossone del Vaffa day è una speranza per noi e per tutti. Ma questo, Scalfari, fossilizzato com'è con la sua "sindrome del contadino", difficilmente riuscirà a capirlo.

Domenico Ciardulli

Risponde il nostro presidente, Rita Guma

Caro Ciardulli,

Non concordo con Scalfari. Mi sembra che si dovrebbe il massimo rispetto a centinaia di migliaia di cittadini riunitisi per manifestare. La nostra Costituzione e tutte le Carte dei diritti sovranazionali prevedono come diritto la liberta' di pacifica manifestazione, ma questa non sarebbe vera liberta' se fosse auspicabile e accettabile solo qualora in linea con i diktat dei partiti.

Penso che le persone che manifestano contro la scadente etica politica attuale (e non parlo solo di questo governo, ma anche del precedente, e' un problema che pervade tutta la ormai cristallizzata classe politica e i vari boiardi e portaborse che ne dipendono e da cui essa dipende) permettono di tirare un sospiro di sollievo: i cittadini sono ancora cittadini, e non pedine in mani altrui! Non dimentichiamo che sono i partiti e gli eletti a dover essere emanazione della societa' civile, e non viceversa!

Peraltro c'e' una bella differenza fra gli inviti allo sciopero fiscale (illegale) fatti in questi giorni ma anche in passato da alcuni politici e la manifestazione democratica di chi protesta pacificamente e raccoglie firme (tolta qualche esagerazione o offesa alla memoria di caduti per il terrorismo). Inoltre si tratta di un forte segnale ai partiti, anche se gli articoli di Scalfari e di altri detrattori della folla di Bologna tentano di imbonire e rabbonire gli altri cittadini, quelli che sono rimasti a casa, nel timore (spesso fondato) che pensino la stessa cosa di chi era in piazza sabato.

Un distinguo pero' lo farei. Come si sara' notato, il nostro sito non ha riportato in calendario l'iniziativa di Grillo, a differenza di tanti altri eventi promossi da associazioni, enti e movimenti di cittadini. Il primo motivo e' l'adesione plateale di qualche politico o partito, che rende 'di parte' quella che e' una protesta di popolo e che tenta di ascrivere a successo partitico quelo che e' un successo popolare.

Il secondo motivo e' che la figura del tribuno e' sempre pericolosa, e non - come paventano alcuni - per il rischio dittatura (non e' certo il caso di Beppe Grillo), ma per l'investitura che questi soggetti ricevono implicitamente con il successo delle loro iniziative. Investitura che fa credere al tribuno di poter parlare - su qualsiasi altro tema - a nome dei tanti che hanno promosso o aderito alla manifestazione che egli ha lanciato e di cui e' stato protagonista.

L'Osservatorio - cosi' come tanti in piazza l'8 settembre - condivide e da tempo denuncia i tanti guasti etici della politica nostrana, ma non da' mandato a nessuno di rappresentarlo su tanti altri temi e in altri contesti e credo che questo valga anche per tante altre associazioni o cittadini che invece hanno partecipato al V-day.

Credo che una figura di catalizzatore dovrebbe fare da catalizzatore e basta. Ogni battaglia diversa da quella iniziale la deve poi portare avanti a nome proprio e di quanti la condividano effettivamente. Purtroppo il consenso ad una iniziativa viene molto spesso usato come una cambiale in bianco, e una volta partito questo meccanismo, non lo si puo' piu' fermare. Percio' molto meglio eventi organizzati da entita' collettive, come gia' accaduto con successo in passato.

Speciale etica e politica

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