12 settembre 2007

 
     

Piu' carcere ai minori : una sconfitta per la societa'
riceviamo e pubblichiamo

E' passato poco più di un mese dalla scadenza del bando di concorso pubblico del Ministero della Giustizia attraverso il quale si assumeranno 80 educatori da impiegare nel circuito carcerario minorile. E, per una curiosa coincidenza, gli ermellini della Corte di Cassazione, attraverso una sentenza che farà storia, decretano la mano dura della carcerazione anche per i baby-ladri.

La pena si applica qualora nel reato si configuri il furto con scasso e lo scippo con strappo come aggravante. I giudici della Corte di Cassazione hanno sentenziato facendo riferimento ad un nuovo articolo del codice penale, il 624bis, introdotto nel marzo 2001 con il "pacchetto sicurezza" varato dall'Ulivo. Ministro della Giustizia era allora Piero Fassino e Presidente del Consiglio Giuliano Amato.

Una sentenza che farà discutere perchè in contraddizione con l'art. 23 del decreto 488/88 di riforma del processo minorile. Un articolo fondamentale che, per dimenticanza, non è stato affatto abolito o modificato dal nuovo articolo del codice penale.

Una necessità dettata dall'emergenza sociale della delinquenza minorile in continua crescita? Di sicuro questa novità eclatante rappresenta il segno tangibile di una virata repressiva senza precedenti che vanifica e rinuncia allo sviluppo delle politiche educative e di reinserimento sociale messe in atto dai numerosi progetti finanziati dall'Unione Europea.

La classica repressione da "riformatorio" nei confronti degli adolescenti, al posto di pene alternative alla detenzione, rappresenta "il capolinea", la rottura completa di ogni possibilità di mediazione e di ricerca sociale sul campo. Una radicalizzazione che, a mio avviso, non diminuirà ma, addirittura, potrebbe aggravare il problema della microcriminalità.

E' la stessa filosofia invocata, nel caso della salute mentale, dai fautori dei manicomi contro la legge Basaglia. In quel caso, le inadempienze organizzative del sistema che doveva, secondo la stessa legge, offrire valide alternative all'istituzionalizzazione, hanno indotto l'opinione pubblica e gli stessi politici ad accettare la facile deriva verso le nuove istituzioni semimanicomiali "privatizzate".

Domenico Ciardulli
educatore professionale

Speciale diritti

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