08 settembre 2007

 
     

Parchi del sesso . Si' alla sperimentazione
riceviamo e pubblichiamo

Ho letto alcune critiche alle proposte di creazione di zone protette per le "lavoratrici" del sesso. A fondamento di queste critiche, vengono citate esperienze sul campo fatte dal Comune di Roma (tramite alcune cooperative) con le quali sarebbero state sottratte al racket della prostituzione giovani donne, anche minorenni.

Quanto, poi, il progetto "Roxanne" abbia inciso in questi anni sul fenomeno complessivo sarebbe interessante approfondirlo con i dati. Anche per evitare che si ripeta la statistica faidate di certi assessori, come per gli esiti dei progetti di scolarizzazione dei rom e dell'efficacia degli interventi delle unità mobili della sala operativa sociale la quale, guarda caso, è stata ridimensionata nell'ultimo bando di gara.

Personalmente non vedo il nesso tra le due cose. Non capisco quale incompatibilità ci sia tra la salvaguardia dei minori, il contrasto della criminalità previsti dalle leggi con la proposta di apertura di zone protette e controllate dove si possa esercitare l'attività volontaria di scambio sessuale. Un esperimento già condotto con successo nel Comune di Mestre, luoghi circoscritti ma aperti, dove le prostitute possono essere raggiunte dagli operatori delle associazioni, ricevere informazioni e presidi sanitari e lavorare in sicurezza.

La prostituzione è stata regolata, o non-regolata, dalla legge n.75 del 20 febbraio 1958, meglio nota come legge Merlin. Considerata a torto una legge proibizionista, quella della senatrice socialista fu in realtà una legge in difesa della dignità delle donne, pur con tutti i compromessi del tempo. Essa, infatti, non definisce la prostituzione un reato, definisce i reati di sfruttamento e favoreggiamento, proibisce alle autorità di pubblica sicurezza la schedatura delle prostitute e il loro controllo o trattamento sanitario obbligatorio.

Quest'ultima condizione (art.7) accoglie la Convenzione di New York del 1950, che sancisce l'obbligo per gli Stati ad abbandonare tutte le misure discriminative verso le persone che si prostituiscono e vieta le registrazioni socio-sanitarie.

Occorrerebbe, a mio avviso, abbandonare gli schemi dogmatico-ideologici ed intraprendere la strada scomoda e difficile della sperimentazione sociale. Lavorare, magari, ad un nuovo progetto di legge che superi la filosofia "Bossi-Fini-Prestigiacomo" del passato governo e che possa ritoccare, modificare e migliorare la legge Merlin, adeguandola ai cambiamenti sociali del nostro tempo.

Domenico Ciardulli

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