11 luglio 2007

 
     

Soluzione o razzismo ? Poliziotti romeni a Roma
riceviamo e pubblichiamo

Assoldare poliziotti: è questo il verbo usato dal Corriere della sera. Chissà se il sindaco di Roma, candidato alla segreteria del Partito Democratico, avrà studiato bene questa strategia di collaborazione con la polizia romena.

Tanto per aprire una piccola parentesi, ieri un detenuto tunisino di 45 anni si è impiccato a Regina Coeli. Stava dentro per un tentato furto d'auto e aveva cercato di tagliarsi le vene il 3 luglio scorso. I suicidi di stranieri detenuti per reati minori (per i quali molti cittadini italiani neanche entrano in carcere) sono stati tanti in questi anni. Certo sarebbe bello che, anche in questo caso, Veltroni facesse arrivare dalla Tunisia, Romania, Egitto un'equìpe di psicologi, assistenti sociali e avvocati per aiutare questi giovani detenuti al recupero, reinserimento e soprattutto a non togliersi la vita o autolesionarsi in maniera permanente con chiodi e fil di ferro infilati nelle labbra.

Di questi tempi ci potrebbero essere anche coloro per i quali un immigrato romeno che si toglie la vita in carcere, o che muore in un cantiere a causa di un infortunio, rappresenta, con il passaggio all'altro mondo, una forma di rimpatrio senza costi. L'esperienza di un welfare strutturato secondo canoni prevalentemente militari e investigativi non ha mai dato buoni frutti a lunga scadenza. Di solito, sono le politiche sociali di ampio respiro che hanno la meglio, non quelle emergenziali.

A volte si rincorre il bisogno di lenire paure collettive alimentate con perversione da sottili campagne di confezionamento e selezione di notizie di cronaca. La scelta di far venire polizia romena per lavorare a Roma sui campi nomadi e sulla criminalità e prostituzione e tratta ha una forte valenza simbolica di grosso impatto dai risvolti tutti da scoprire. E' un gioco d'azzardo quello del sindaco Veltroni e del suo assessore.

Certo è il segno chiaro inconfutabile di un fallimento delle politiche sociali adottate finora e, sinceramente, ci auguriamo che la scelta di etnicizzare la criminalità assoldando polizia straniera di una specifica nazionalità non rischi una deflagrazione di ritorno in termini di conflitti culturali e razziali. Anche perchè ultimamente eccelle in tutto lo stivale la micro e macrocriminalità nostrana con vandalismi nelle scuole, baby pusher, quella dei colletti bianchi di casa nostra, nella sanità che uccide per errore, tra i cantieri "inquinati" della Salerno- Reggio Calabria, tra le lobbies massoniche sulle quali indaga un valoroso giovane pm di Catanzaro.

L'emergenza criminalità non è questione di etnìe, razze e colore della pelle ma è prevalentemente questione di politiche sociali inadeguate, vecchie e, a volte, inconsapevolmente razziste e discriminatorie.

Domenico Ciardulli

Speciale immigrazione

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