27 agosto 2007

 
     

Palestina : giuristi , territori occupati soffrono per leggi sicurezza israeliane
di G. M. Marq e M. W. Giannini

Il muro d'Israele ha generato una grave situazione umanitaria ed occorre intervenire per evitare ulteriori esasperazioni. E' una delle raccomandazioni emerse dal rapporto di un eminente gruppo di giuristi internazionali che hanno concluso oggi la loro visita in Israele e nei territori palestinesi occupati.

Il gruppo indipendente di otto giuristi nominati dalla Commissione internazionale dei Giuristi, sta conducendo un'inchiesta globale sul terrorismo, l'antiterrorismo e i diritti dell'uomo e sull'effetto delle misure antiterrorismo sulle leggi, i diritti dell'uomo e la legislazione umanitaria. Il comitato, ordinariamente presieduto dall'ex presidente della Corte suprema del Sudafrica, Arthur Chaskalson, e' composto da giudici di tutto il mondo ed ha gia' visitato, per la sua inchiesta, UE, Australia, Colombia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, Pakistan, Canada, nonche' vari Paesi africani, sudamericani, mediorientali e del sudest asiatico.

La visita in Medio Oriente era la sedicesima e ultima, prima della pubblicazione del rapporto globale nel 2008, ed e' stata favorita dall'associazione per i diritti civili in Israele, dal centro palestinese per i diritti dell'uomo e da Al Haq e guidata dai professori Vitit Muntarbhorn e Robert Goldman, che hanno incontrato procuratori, giudici, avvocati, accademici, organizzazioni dei diritti dell'uomo e rappresentanti della societa' civile a Gerusalemme, Gaza e Ramallah.

In Israele, i giuristi hanno incontrato fra gli altri il presidente della Corte Suprema, il viceprocuratore generale ed alti rappresentanti delle forze israeliane di difesa (IDF). Nei territori palestinesi occupati, hanno incontrato il presidente Abu Mazen ed altre autorita'.

Al contrario di quanto dichiarato dalle autorita' israeliane sulla necessita' e appropriatezza delle misure di sicurezza israeliane, del muro e delle uccisioni mirate, indispensabili per la sicurezza di Israele, molti dei partecipanti alle udienze hanno espresso preoccupazioni sulla violazione dei diritti dell'uomo e delle leggi umanitarie di molte misure approntate da Israele, come il muro, il vasto sistema di punti di controllo e di permessi e il sistema di strade separate per Palestinesi e Israeliani. Molti hanno sollevato inquietudine sulla mancata esecuzione del parere consultivo della Corte di Giustizia internazionale, che aveva trovato il muro in violazione del diritto internazionale.

Altre denunce riguardano le tecniche di interrogatorio dei servizi di sicurezza in violazione della proibizione del trattamento crudele ed inumano o degradante e di tortura, nonche' dell'uso sistematico di un cattivo trattamento dei detenuti per motivi di sicurezza, come isolamento, forme di privazione sensoriale, umiliazioni, minacce e le misure eccessive di fermo. Inoltre vi sarebbero metodi speciali di interrogatorio, in un certo numero di casi, simili alle tecniche di uso della forza fisica moderata proscritte dalla Corte suprema nel 1999. Tali tecniche sono basate su una politica autorizzata e giustificata sistematicamente con le necessita' di difesa secondo la legge israeliana.

E' stata lamentata inoltre la negazione dell'accesso ai consulenti legali per i detenuti di sicurezza la cui detenzione e' autorizzata dalle corti militari per periodi di tempo lunghi (fino ad un massimo di 90 giorni) nella West bank e il rischio di lesione del diritto all'habeas corpus per quei detenuti il cui processo viene tenuto segreto, nonche' la regolarita' dei processi, compresi quelli ai bambini, tenuti dalle corti militari nei territori palestinesi occupati e la pratica della detenzione amministrativa per molti anni senza accuse ne' processo nei territori palestinesi occupati. E' stata riportato l'aumento della percezione e dello stigma in Israele dei cittadini arabi, visti come minaccia alla sicurezza, anche a causa di leggi israeliane che escludono i coniugi stranieri degli arabi israeliani dal processo di naturalizzazione.

Sebbene le opinioni sulla legittimita' delle uccisioni mirate fossero divergenti - anche a seguito della decisione della Corte suprema del 2006 e dell'interpretazione di che cosa costituisca "partecipazione diretta alle ostilità" tale da provocare l'individuazione come bersaglio di una data persona - tutti i partecipanti alle audizioni hanno convenuto che nella maggior parte dei casi l'arresto ha offerto un'alternativa possibile e preferibile. Un'altra preoccupazione espressa al comitato e' stata la mancanza di responsabilita' per le violazioni dei diritti dell'uomo o della legge umanitaria per una mancanza di inchieste indipendenti ed efficaci sulle morti causate dalle forze armate, anche a causa dell'abrogazione delle inchieste automatiche su ogni morte e delle limitazioni proposte alle compensazioni per morte illegale o danno fisico serio nelle operazioni antiterrorismo.

Inquietudini serie sono state suscitate riguardo all'isolamento di Gaza dal 2005, peggiorata dalla chiusura degli incroci a Gaza che segue gli eventi del giugno 2007. Ciò ha generato una situazione umanitaria sempre piu' grave, con limitazioni serie per l'accesso alla salute, alla formazione ed al lavoro, nonche' per il ricongiungimento familiare. Ai professori del comitato e' stato detto che i residenti locali considerano questo come un imprigionamento e una punizione collettiva. I partecipanti hanno sollevato anche il problema della privazione diffusa ed arbitraria dei diritti di proprieta' dei Palestinesi nei territori occupati.

La maggior parte dei interlocutori hanno accettato in linea di principio che gli atti di violenza contro i civili che non partecipano direttamente alle ostilita' sono illegali, il che includerebbe i kamikaze e l'uso indiscriminato dei razzi. Hanno notato, tuttavia, che i reclami di sicurezza di Israele precedono la situazione attuale e che devono essere fatte distinzioni fra resistenza legittima all'occupazione e la presa di mira dei civili.

Le conclusioni.
I componenti del gruppo di giuristi hanno sottolineato di essere informati sulle questioni del terrorismo e antiterrorismo collegate agli eventi dell'11 settembre 2001, nonche' della complessita' della situazione, comprese le legittime preoccupazioni di sicurezza d'Israele e gli effetti dell'occupazione prolungata che dura da più di quarant'anni. Essi tuttavia sottolineano che il rispetto per la norma di legge, la legge umanitaria internazionale e le leggi sui diritti dell'uomo sono elementi chiave per la prevenzione della violenza, compresa quella terroristica, e notano che ad Israele e ai territori occupati si applicano sia la legge umanitaria internazionale (leggi di guerra), che la legge di diritti dell'uomo, il che e' particolarmente importante in una situazione di occupazione prolungata.

Sebbene - sottolineano i giuristi - secondo il diritto internazionale uno Stato abbia il diritto ed il dovere di proteggere le persone sotto la sua giurisdizione dagli atti terroristici, prendere di mira i civili non direttamente partecipi alle ostilita' non e' mai ammissibile dal diritto internazionale e tutte le azioni intraprese per acquietare la violenza terroristica devono essere conformi al diritto. Fra l'altro i giuristi hanno sottolineato l'importanza dell'indipendenza della magistratura e quindi l'importanza di non trasferire alla magistratura militare i processi ai civili.

I membri del comitato - che hanno visitato personalmente le due parti divise dal muro - sono stati colpiti dall'effetto straordinariamente negativo della barriera sulle vite quotidiane degli abitanti dei territori palestinesi occupati, situazione aggravata dal sistema dei punti di controllo, dei permessi e di altre limitazioni ed hanno sottolineato la necessita' di evitare misure in grado di condurre ad un'esacerbazione delle tensioni, dell'alienazione e della violenza.

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Mentre la tensione resta alta nella striscia di Gaza - sia con azioni violente che con il rapimento di quattro giornalisti poi rilasciati - sul piano della soluzione politica del conflitto si pensa che questa settimana sia prevista un'altra riunione fra il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert ed il presidente palestinese Abu Mazen, in cui sara' discusso anche uno scambio di persone come componente di un accordo permanente. Secondo Haaretz, vi sarebbe un piccolo progresso nei colloqui Palestinesi-Israeliani verso la progettazione di un accordo in vista di un congresso regionale previsto per novembre negli Stati Uniti.

Speciale pace

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