08 luglio 2007

 
     

Europa difende dalla censura giornalisti e autori internet
di Gabriella Mira Marq

Mentre in Italia un pdl al vaglio al parlamento vuol limitare l'informazione per quanto riguarda le trascrizioni delle intercettazioni, e si scopre che siti e giornalisti colpevoli solo di aver riportato fatti e opinioni legittimi sono stati monitorati segretamente per anni, l'Europa ribadisce ufficialmente di voler proteggere la liberta' di espressione e la libera informazione.

Infatti, il parlamento europeo ha approvato il 6 luglio una risoluzione sulla liberta' di espressione mirante a proteggere internet dai bavagli, mentre solo qualche settimana prima la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva ribadito - condannando la Francia per violazione della libertà di espressione - che il diritto di informazione sulle inchieste penali prevale su altre considerazioni.

Richiamando l'articolo 19 della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e l'articolo 10 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e documenti dell'UE, dell'OSCE e dell'ONU sui diritti dell'uomo e sui difensori dei diritti dell'uomo, il parlamento UE ha evidenziato nella sua risoluzione che "la liberta' di espressione si e' oggi ampiamente spostata in rete, in quanto Internet è divenuta lo strumento di espressione per eccellenza di dissidenti politici, attivisti per la democrazia, difensori dei diritti dell'uomo e giornalisti indipendenti a livello mondiale".

Inoltre l'organo elettivo della UE considera "che l'accesso ad Internet può rafforzare la democrazia e contribuire allo sviluppo economico e sociale di un paese e che limitare tale accesso è incompatibile con il diritto alla libertà di espressione" e che "le restrizioni dovrebbero esistere solo in caso di attività illegali quali l'incitamento all'odio, alla violenza e al razzismo, la propaganda totalitaria e l'accesso dei minori alla pornografia o il loro sfruttamento sessuale".

Invece, sottolinea la risoluzione, i regimi e i governi autoritari stanno lavorando con metodi sempre più estensivi di controllo della rete, soprattutto ricorrendo a tecnologie sempre più sofisticate di filtraggio e di sorveglianza delle comunicazioni elettroniche, nonché costituendo una cyber-polizia e un gran numero di cyber-dissidenti sono incarcerati - la maggior parte di essi in Cina - e che "imprese site in stati democratici forniscono in parte a tali paesi gli strumenti per censurare la rete e controllare le comunicazioni elettroniche" o sono andate incontro alle richieste del governo cinese di contribuire ad azioni di controllo della dissidenza in rete (si citano Yahoo, Google e Microsoft) o che ancora sono state utilizzate dai governi per censurare Internet, ostacolando la libertà di espressione (si citano CISCO Systems, Telecom Italia e Wanadoo, sussidiaria di France Telecom).

Il parlamento UE ricorda la legge sulla libertà globale della rete adottata negli USA lo scorso anno e volta a disciplinare le attività delle imprese del settore Internet quando operano in paesi repressivi, e sottolinea che "l'UE dovrebbe dimostrare che i diritti degli utenti di Internet sono al centro delle sue preoccupazioni e che è pronta ad agire per promuovere la libera espressione in rete", ribadendo che "la libertà di espressione costituisce un valore chiave condiviso da tutti i paesi dell'UE, i quali devono prendere iniziative concrete per difenderla", per cui invita il Consiglio e gli Stati membri dell'UE a concordare una dichiarazione congiunta che confermi il loro impegno per la protezione dei diritti degli utenti di Internet e la promozione della libera espressione su Internet a livello mondiale.

L'europarlamento ribadisce il proprio impegno per la costruzione della società dell'informazione sulla base dei diritti umani e delle libertà fondamentali, per la lotta contro il divario digitale e la ricerca di risorse per piani d'azione volti a promuovere lo sviluppo, per lo sviluppo di dispositivi di gestione di Internet più equilibrati, pluralisti e rappresentativi degli Stati interessati, per far fronte alle nuove sfide tecnologiche (spamming, protezione dei dati ecc.) e condanna fermamente le restrizioni ai contenuti di Internet, che si tratti della divulgazione o della ricezione di informazioni, imposte da governi e non rigorosamente conformi alla garanzia della libertà di espressione.

Fra l'altro la risoluzione condanna fermamente la persecuzione e l'incarcerazione di giornalisti ed altre persone che esprimono le proprie opinioni su Internet, invita la Commissione e il Consiglio ad elaborare un codice di condotta volontario che ponga dei limiti alle attività delle imprese nei paesi repressivi, invita la Commissione e il Consiglio a mantenere la presenza e la partecipazione attiva dell'Unione europea e la presentazione di posizioni comuni, soprattutto con l'ECOSOC, l'ITU, l'UNESCO e l'UNDP, invita il Consiglio e la Commissione a tener conto, allorché esaminano i programmi comunitari di assistenza ai paesi terzi, della necessità di un accesso illimitato a Internet da parte dei loro cittadini, accoglie favorevolmente la dichiarazione congiunta degli investitori sulla libertà di espressione e l'Internet, su iniziativa di Reporter senza frontiere; sottolinea che le società che forniscono servizi Internet di ricerca, chat, edizione o altro dovrebbero assumersi la responsabilità di garantire che i diritti degli utenti siano rispettati.

La sentenza del 7 giugno della Corte dei diritti dell'uomo riguarda il caso di due giornalisti condannati dai tribunali francesi per aver pubblicato un libro - corredato da alcuni verbali di intercettazioni - sul sistema di intercettazioni illegali durante la presidenza Mitterand. Le condanne erano motivate con la tutela del segreto istruttorio, ma la Corte del Consiglio d'Europa, che opera in applicazione della Convenzione dei diritti dell'uomo, ha ammesso che - pur avendo i due autori violato le leggi sul segreto istruttorio - e' prevalente l'esigenza del pubblico di essere informato sul procedimento giudiziario in corso e sui fatti narrati dai due, purche' i giornalisti riportino fatti veri in modo corretto.

La sentenza afferma fra l'altro che "il diritto della stampa di informare su indagini in corso e quello del pubblico di ricevere notizie su inchieste scottanti prevalgono sulle esigenze di segretezza". Inoltre la Corte di Strasburgo ha sottolineato he non devono essere i giornalisti a dimostrare di non aver violato il segreto istruttorio, ma devono essre le autorita' a dimostrare l'effetto negativo della publicazione sulla presunzione d'innocenza di un imputato.

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