6 febbraio 2007

 
     

La ricostruzione di Amato degli avvenimenti di Catania
di red

C'erano 20 mila spettatori catanesi e dovevano arrivare i tifosi ospiti di Palermo che che viaggiavano a bordo di 6 pullman e di almeno 60 autovetture private scortati da personale delle forze dell'ordine. Essi hanno lasciato il capoluogo siciliano alle ore 14,45, in ritardo rispetto ai tempi programmati, malgrado le continue sollecitazioni operate dal personale della questura.

Dopo un errore di percorso i pullman sono giunti in prossimità di Catania quando la partita era già iniziata. Dopo le previste operazioni di filtraggio, i tifosi del Palermo sono giunti allo stadio alle ore 19,15, al secondo tempo della partita, accolti da un tentativo di aggressione di un consistente numero di ultras catanesi.

I disordini hanno avuto inizio con reiterati lanci di pietre e altri corpi contundenti contro le forze dell'ordine da parte di squadre di teppisti che stazionavano all'esterno dello stadio. Al fine di riportare l'ordine, le forze di polizia hanno attuato interventi di alleggerimento, ricorrendo anche all'uso di alcuni lacrimogeni per disperdere i facinorosi che facevano uso di spranghe di ferro e di bastoni continuando nel contempo a lanciare bulloni, pietre, bombe carta ed altri oggetti.

Tra le due tifoserie, grazie a questi interventi, non vi sono stati contatti, tuttavia l'arbistro decideva di sospendere la partita per mezzo'ira, a causa dell'effetto dei lacrimogeni utilizzati dalle forze dell'ordine e dei fumogeni accesi dai tifosi e lanciati verso il campo. Al termine dell'incontro, gli ultras della curva nord continuavano gli scontri con il sostegno di altre persone che, all'esterno dello stadio, tentavano di colpire sul fianco i reparti di polizia.

A questo punto, grazie all'emittente che si e' collegata in diretta, molti telespettatori hanno potuto vedere quello che stava accadendo fuori dallo stadio. Rimanevano feriti numerosi militari dell'Arma dei Carabinieri ed Agenti di pubblica sicurezza e vi è stato l'incidente che è costato la vita a Filippo Raciti, del quale non e' pero' nota con precisione la dinamica.

Raciti si trovava nella macchina di servizio. Vedendo il fumo e' sceso dalla macchina e gli e' esplosa addosso la bomba carta; portato all'ospedale Garibaldi (le agenzie lo danno per morto subito, ma morirà un'ora dopo), si è scoperto che ciò che ha provocato la morte è stato un trauma addominale con fratture multiple del fegato compatibili - secondo il referto medico - con un corpo contundente di importante adeguatezza lesiva.

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