04 febbraio 2007

 
     

Film scabrosi e violenti : produttori , adolescenti e censura
di osservatoriosullalegalita.org

"Sconvolgono e offendono" le affermazioni di Aurelio De Laurentis che su La Stampa invoca l'abolizione della censura per film truculenti e che nessuno spazio lasciano all'immaginazione, anzi mostrano come trofei dettagli "splatter". Lo dice Rita Guma, presidente dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti, associazione che ha fra gli altri scopi la difesa della liberta' di informazione e di espressione e la diffusione della legalita', anche fra i giovanissimi.

A giudizio del produttore, la censura (a film in cui le persone vengono fatte a pezzettini e mangiate, nel caso specifico) è anti-democratica. De Laurentis se la prende con i genitori affermando che "Mettere al mondo bambini in modo animalesco senza poi curarsi di quello che fanno, quello sì che è da censurare. Se uno se ne frega dei figli non può dare bacchettate attraverso la censura".

Il produttore preferirebbe un sistema all'americana, con un regolamento stabilito dalla major e una commissione di esercenti, autori, produttori incaricati di stabilire le modalità con cui un film va visto. "Come dire - commenta il presidente dell'Osservatorio - che il controllato coincide con il controllore: tutte le categorie rappresentate hanno infatti interesse a che il maggior numero di persone veda il film, aumentando i loro introiti".

Guma concorda poi sul fatto che una famiglia debba vegliare sui figli, tuttavia rileva che non sempre un ragazzo e' sotto gli occhi dei genitori, ma potrebbe vedere il film per caso, ad esempio a casa di un amico i cui familiari glielo hanno consentito, o potrebbe entrare in un cinema violando le consegne e senza che l'addetto al botteghino lo fermi, in assenza di limitazioni. E lo stesso si puo' dire per l'accesso a libri, giornali o altri media che presentino soggetti o scene scabrosi o violenti.

"Inoltre, per quanto un genitore sia attento e dialoghi con il figlio, non tutti i genitori hanno gli strumenti 'tecnici' per rimediare all'impatto di scene di estrema violenza - create invece da specialisti della comunicazione e forti di effetti speciali, colore e sonoro - che possono colpire nell'inconscio un ragazzo molto piu' di quanto egli non dia a vedere", dice il presidente dell'Osservatorio.

"Cosi' come il relatore di un cineforum deve avere una preparazione tecnica adeguata per aiutare a leggere un film un pubblico adulto, in caso di estrema violenza o scabrosita' delle scene mostrate ad un pubblico di giovanissimi occorrerebbe uno psicologo per valutare l'effetto dannoso, ma soprattutto per rimediarvi", avverte Guma. E gli effetti possono andare dallo shock con conseguenti paure, alla sollecitazione dello spirito di emulazione, "conseguenze che possono manifestarsi anche a distanza di anni".

Inoltre dire in questi casi che la censura sia antidemocratica e' scorretto, a parere di Guma: "In primo luogo non si impedisce a tutti di vedere il film, ma solo ad alcune categorie limitate. Inoltre la censura qui e' motivata dal 'come', non dalla volonta' di nascondere il messaggio, che si potrebbe presentare in tanti modi diversi, piu' o meno sfumati e quindi piu' o meno devastanti per gli adolescenti".

Chi sceglie un tipo di impostazione notevolmente violento o scabroso, sottolinea Guma, "vuol dare un pugno nello stomaco allo spettatore - per farlo riflettere o per fare cassa, a seconda dei casi - ma non tutti gli spettatori sono in grado di assorbirlo, ne' il danno e' sempre cosi' visibile da poter intervenire in modo adeguato ad impedire che esso produca gravi effetti in futuro".

"Si richiederebbe invece un forte senso di responsabilita' agli operatori dei media, da quelli che entrano ogni giorno nelle case di tutti a quelli con cui si viene e a contatto casualmente - conclude Guma - per evitare che il modo in cui viene veicolato un messaggio o descritta una notizia influenzi negativamente la societa', ma soprattutto i nostri giovani, con l'abbassamento della soglia del lecito e aumentando, come evidente da vari recenti episodi, la violenza dei comportamenti".

Speciale libera informazione

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