3 gennaio 2007

 
     

Sudan : caschi blu accusati di violenze sessuali su minori
di Carla Amato

Un'inchiesta del Daily Telegraph accusa alcuni peacekeepers dell'ONU di aver violentato minori di 12 anni nel sud Sudan.

Il presunto abuso sarebbe cominciato due anni fa, quando la missione ONU nel sudSudan (UNMIS) - forte di 10.000 unita' militari, di polizia e civili - ha cominciato gli aiuti alla ricostruzione della regione distrutta da una guerra civile di 23 anni. Le prime indicazioni di sfruttamento sessuale sono emerso entro pochi mesi dall'arrivo della forza ONU nel capoluogo regionle di Juba ed il quotidiano britannico ha visto una bozza di un rapporto interno compilato dall'Unicef nel luglio 2005 che dettaglia il problema. Fra le prove un video con soldati ONU del Bangladesh che fanno sesso con tre ragazzine.

Molte delle vittime appartengono alla 'generazione perduta' del Sudan, cioe' orfani senza casa o separati dalle famiglie a causa del conflitto. Alcuni dei bambini abusati hanno detto di sperare di essere nuovamente presi in cambio di soldi. Non ci sono rapporti medici che confermano che i bambini siano stati abusati e si presume che cio' sia dovuto al fatto che i servizi medici locali sono limitati e che i bambini abbiano avuto paura di coinvolgere adulti.

Un magistrato della corte della contea di Juba, ha detto che da quando sono giunte le truppe ONU la regione ha visto un aumento nella prostituzione infantile: "La maggior parte della gente che lavora per l'ONU e le ONG sono uomini e devono essere intrattenuti. Ma nessun caso e' stato denunciato". Ad oggi, l'ONU non ha riconosciuto pubblicamente il problema ed ha rifiutato commenti alle specifiche richieste del giornale. Il coordinatore regionale britannico dell'UNMIS, James Ellery, ha detto gia' a maggio scorso che non ci sono prove che confermino le accuse.

Solo Jane Holl Lute, aiuto del segretario generale per il mantenimento della pace, aveva detto: "potrebbe essere vero. Questi ambienti sono un luogo difficile in cui accertare la verita'", aggiungendo di non credere che le specifiche accuse fossero una novita'. Aveva comunque primesso che sarebbero state esaminate, cosi' come tutte le altre: "non saremo compiacenti e non ci sara' alcuna impunita'".

La grave questione dovra' quindi essere affrontata ora dal nuovo segretario generale Ban Ki-moon. Fra l'altro proprio in questo momento l'ONU sta iniziando la sua nuova missione di mantenimento della pace per contribuire a concludere la crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur, una missione a lungo osteggiata dal governo di Kharthoum.

Ad agosto 2006 l'ONU aveva reso noti i risultati dell'inchiesta 'sex for food', sulle accuse di sfruttamento sessuale di giovinette da parte di personale dell'ONU in missione di pace nella Repubblica Democratica del Congo. A donne e ragazze veniva richiesto sesso in cambio di un po' di cibo (da cui il nome). Analoghi episodi erano pure avvenuti con la stessa moneta di scambio in altre zone del mondo, come in Liberia.

Dopo lo scandalo congolese, le Nazioni Unite avevano varato una politica di "tolleranza zero allo sfruttamento ed abuso sessuale". Dall'inizio del 2004 l'ONU ha analizzato accuse di sfruttamento o di abuso sessuale contro 313 membri delle missioni di mantenimento della pace, radiando conseguentemente 17 persone e rimpatriandone forzatamente altre 161.

Il rapporto ONU indicava che le inchieste condotte dai comandi delle diverse missioni o dall'ufficio di controllo dei servizi interni hanno riguardato personale militare e civile, ufficiali di polizia, volontari ONU e appaltatori, ma ha riguardato prevalentemente personale militare. Almeno 206 unita' militari hanno affrontato le indagini, e 144 di esse, compresi 7 comandanti, sono stati rimpatriati o trasferiti per i motivi disciplinari. Sugli 84 civili indagati 10 impiegati e 7 volontari sono stati espulsi, mentre altri sette volontari sono stati rimproverati severamente e il contratto di un appaltatore non e' stato rinnovato. 109 persone sono state invece sollevate da ogni addebito perche' innocenti o per mancanza di prove.

In alcuni casi i governi di provenienza dei soldati hanno provveduto a comminare sanzioni severe, come il Marocco, che prontamente indago' e condanno' i membri del suo personale militare responsabile degli abusi in Congo.

Speciale pace e diritti

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