NEW del 22 giugno 2006

 
     

Il disobbediente D'Erme e il principe Savoia : due storie a confronto
da Domenico Ciardulli

Salta all'occhio quella data grossolanamente sbagliata su quasi tutti i quotidiani di oggi (Repubblica, Messaggero, Corriere....): l'"esproprio proletario" che risale al novembre 2004 viene erroneamente collocato a novembre 2005. Un errore di battitura, un refuso di stampa? Non credo. E' verosimile che dietro questa distorsione informativa ci sia l'intenzione di alleggerire l'abnorme decisione della Cassazione.

La conferma degli arresti domiciliari per D'Erme arriva ad oltre un anno e mezzo dal fatto, proprio all'indomani della sua mancata elezione nel consiglio comunale. Eppure, non c'era immunità, non c'era alcun impedimento burocratico ad una sentenza della Cassazione tempisticamente normale.

Sta di fatto che a Potenza e a Roma si stanno celebrando due procedimenti giudiziari estremi che entreranno a far parte della storia di questo paese: nel primo caso è imputato un reale di Savoia con tutti i suoi vizi, del gioco, del sesso, della frode fiscale, delle tangenti, della collusione con politici e graduati della finanza. Una rete di complicità e un movimento di danaro che fa rabbrividire per tutti quegli aspetti di degrado istituzionale connesso a questa vicenda. Nel secondo caso è imputato Nunzio D'Erme, allora consigliere comunale, per aver sottratto al supermercato Panorama, davanti a telecamere e a giornalisti, alcuni prosciutti, qualche paio di scarpe e oggetti vari. E' utile ricordare che la Libreria Feltrinelli non ha fatto nessuna querela.

Due magistrati che si incrociano simbolicamente con i destini dei due diversi imputati: Alberto Iannuzzi che dalla Procura di Potenza, a poca distanza da Eboli dove Cristo si è fermato, mette a soqquadro un intero sistema e viene prontamente isolato dall'Associazione Nazionale Magistrati e da tutto l'arco partitico tanto da temere per il suo futuro: "mi faranno pagare il conto".

Nunzio D'Erme paga oggi il conto per la sua coraggiosa azione sociale e politica dentro le istituzioni basata sulla rottura degli schemi e sulla disobbedienza civile. Coccolato da sempre dal centrosinistra capitolino, utilizzato opportunisticamente dal Sindaco Veltroni per captare il consenso di una frangia significativa di elettori, raggirato da Rifondazione Comunista alle europee, il suo volersi collocare dentro e fuori il sistema dei partiti alla fine lo ha messo davanti allo stritolamento giudiziario che probabilmente servirà a ridimensionare per sempre il peso politico conquistato con le sue lotte.

D'Erme paga il conto attraverso gli arresti e attraverso un oneroso processo giudiziario per aver fatto scoppiare le contraddizioni sociali del centrosinistra e per aver pestato i piedi ad alcuni potenti, così come forse pagherà il conto il Gip Iannuzzi, in termini di carriera e di isolamento, per aver pestato i piedi alla casa reale di Savoia e aver tolto i veli ad un sistema partitico corrotto.

L'interrogativo che ci incuriosisce a questo punto è: quale sarà il futuro del PM Salvatore Vitello e del Principe Vittorio Emanuele? Per quanto riguarda il Principe, presto avrà gli arresti domiciliari e poi la libertà e ritornerà alla sua vita dorata da Principe, ridendo e scherzando dell'originale vacanza proletaria su un letto a castello dal quale è anche caduto. Per quanto riguarda il PM Salvatore Vitello, la lettura delle sconfortate dichiarazioni rese pubblicamente ieri dal suo collega Iannuzzi sulla diversa tutela da parte dell'ANM delle procure periferiche e centrali, spinge ad ipotizzare una migliore sorte in termini di successo e di carriera.

In ogni modo sarà interessante rileggere gli eventi tra uno o due anni.

Risponde il nostro presidente

Gentile Amico, intanto le ricordo che qualsiasi imputato e' innocente fino a prova contraria, quindi i 'vizi' attribuiti a Vittorio Emanuele di Savoia (che peraltro e' indagato, non ancora imputato) saranno tali - in mancanza di ammissione del medesimo - solo se provati con sentenza del tribunale. Un po' diverso e' il caso dei gesti dichiarati dall'autore e quindi certi.

Non ho alcuna simpatia per le persone che si pongono fuori della legge per evidenziare problemi che possono essere messi in evidenza in altro modo, come con manifestazioni pacifiche, conferenze stampa, progetti di legge dei diversi parlamentari sempre pronti a giustificare atti di 'disobbedienza'. L'argomentazione di chi fa o sostiene questi atti e' che l'illegalità "minore" contro i "reati" o le responsabilita' del potere e' un atto giusto e viene comunque definito 'non violento'. Ma ci sono tre aspetti della questione che queste persone non considerano (o sui quali passano con disinvoltura).

Il primo e' che, non essendo l'illegalita' "per buona causa" regolamentata, non si capisce quale ne sia il limite, con danno per le potenziali vittime e possibili degenerazioni. Il secondo e' che, essendo il perpetratore spesso a digiuno di diritto, talora individua come un giusto diritto da rivendicare cio' che diritto non e', nemmeno alla luce delle carte fondamentali. Sono casi che si presentano anche fra alcune persone che ricorrono a noi per aiuto legale, pretendendo in buona fede di aver ragione ed accusando magari i giudici di nequizie che invece sono la mera applicazione della legge. Solo che queste si limitano a farci una domanda, non passano all'azione.

E questo ci porta al terzo punto, che e' quello delle sedi in cui far valere le proprie rivendicazioni. Nei secoli passati, anche nelle cosiddette democrazie il cittadino era debole e per ottenere protezione per i lavoratori o il voto alle donne furono necessarie azioni di protesta, occupazione e disobbedienza civile. Oggi i tribunali degli Stati ci sono. C'e' la Corte Ue, la Corte dei diritti dell'uomo e la Corte penale de L'Aja, ma talvolta basta un ricorso ai nostri tribunali amministrativi per vedersi riconoscere un diritto effettivo. E' una via lenta ma corretta e condivisibile anche dagli altri cittadini. Molto spesso gli Stati vengono condannati e costretti a modificare decisioni, prassi e legislazione, oltre che, se del caso, a pagare le spese al danneggiato, e questo su istanza di singoli cittadini.

Ma, soprattutto, laddove vi sono dei rappresentanti istituzionali a sostenere una battaglia, e' inaccettabile che si cerchi di bypassare le logiche dello Stato di Diritto e della democrazia per ottenere risultati che la legge permette di ottenere legalmente e che possono trovare anche adeguata cassa di risonanza in sede politica.

Ritengo quindi che chi si pone fuori della legalita' volutamente, scegliendo quella forma di protesta per dare visibilita' alle sue battaglie, non debba poi cercare scuse o scorciatoie legali. Deve accettare responsabilmente le conseguenze che la sua azione voluta ha provocato.

Quanto all'errore sulla data che lei ha notato, temo che sia per una ragione molto piu' semplice, anche se non molto consolante dal punto di vista dell'informazione. Oggi moltissime notizie anche su grandi testate sono confezionate purtroppo solo copiando le agenzie, per cui basta una svista di chi compone la prima nota di agenzia, e l'errore si ripete acriticamente per molti altri.

Speciale diritti

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org