NEW del 14 ottobre 2006

 
     

Benedetto XVI , Romano Prodi e i problemi dell'Italia
di Alessandro Balducci*

"Assisitiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni di camorra [...] La camorra è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica della societa' campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento, e oltre, sui lavori edili, che scoraggerebbero l'imprenditore più temerario; traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti, il cui uso produce a schiere giovani emarginati e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato [...]"

Sono alcuni passi del documento avente titolo "Per amore del mio popolo non tacero'", scritto da don Peppino Diana, parroco di Casal di Principe, poco prima di morire ucciso dai camorristi: correva l'anno 1994. Roberto Saviano, nel suo splendido e documentatissimo libro sulla criminalita' organizzata della Campania, ricorda le parole e l'opera di don Peppino. Ma soprattutto le parole.

Don Peppino, in una ventina di righe ha saputo dare un quadro pressoche' completo della devastazione e della depredazione perpetrate dalla camorra in quelle terre. Ovvio poi che le nefaste conseguenze della camorra si estendano ben al di la' delle provincie di Napoli e di Caserta, come si evidenzia sia dalle fonti di letteratura ben documentate che dalle indagini dell'Antimafia e della magistratura. Ma nessuna indagine e nessun saggio documentale potranno mai avere la forza d'immagine e l'impatto che provengono da quelle poche righe estratte dal documento del parroco martire di Casal di Principe.

Proprio ieri c'e' stato il primo incontro tra il capo del governo, Prodi, e papa Benedetto XVI. Uno si puo' chiedere legittimamente di cosa avranno parlato il Presidente del Consiglio e il Papa; di quali epocali questioni avranno messo al centro del loro incontro. Vero e' che, da quanto si e' saputo poi dai media, l'incontro e' stato molto breve; forse troppo breve per permettere di scambiarsi delle idee sui mali che affliggono non dico l'umanita', ma almeno questo Paese. Mali che hanno radici antiche e che sono ben lontani dall'essere risolti.

Pero', per noi che svolgiamo opera di sensibilizzazione della cittadinanza sui problemi dell'illegalita', del mancato rispetto dei diritti costituzionali (se non addirittura UMANI) nelle aree del Paese infestate dalle mafie, e' stata un po' una delusione sentire che uno degli argomenti sui quali si e' incentrato il colloquio tra il papa e il capo dell'esecutivo sia stata la questione dei Pacs.

Intendiamoci: la Chiesa ha tutto il diritto di porre l'attenzione sulle questioni che piu' le stanno a cuore. Ma siamo sicuri che oggi, dato la stato di insicurezza, disagio, data la negazione del diritto al lavoro ed alla prospettiva di una vita normale in cui versano intere regioni dell'Italia, ci si debba incaponire a discutere sulla famiglia, sul matrimonio e sulle coppie di fatto? Ma allora, che senso ha avuto la morte di don Peppino? Che cosa e' rimasto nella coscienza di coloro che hanno pesanti responsabilita' nel governo delle cose terrene e delle cose spirituali, del messaggio lucido, di quell'appello alla ragione ed alla speranza lanciato da Peppino Diana prima di morire?

Giovanni Falcone si chiedeva: "quanti altri coraggiosi imprenditori e uomini delle istituzioni (e - aggiungiamo noi - uomini di chiesa) dovranno essere uccisi perche' i problemi della criminalita' organizzata siano finalmente affrontati in modo degno di un Paese civile?

Non vorremmo che alla fine avesse ragione lui...

* referente provinciale di Ravenna dell'Osservatorio

Speciale mafia e antimafia

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