NEW del 25 aprile 2006

 
     

25 aprile : Teresio Olivelli , ribelle per amore e quasi santo
di Piero Stagno

In questo 25 aprile vorrei ricordare la testimonianza di Teresio Olivelli. Traggo questi appunti da un articolo apparso sulla Civiltà Cattolica, a firma del padre Piersandro Vanzan S.I. (Civ. Catt. 2006 I 114-122).

Teresio Olivelli fu un giovane del suo tempo: nato nel 1916 in una tipica famiglia cattolica lombarda, zio prete, fu fin da ragazzo molto attivo nell'associazionismo cattolico, azione Cattolica, FUCI, religiosità molto intensa.

Come molti giovani cattolici del suo tempo vide in Mussolini, "l'uomo della Provvidenza", ma nei prelittoriali del 1937 afferma che "lo Stato deve essere un mezzo e non un fine , l'autorità deve andare di pari passo con la libertà e i singoli devono partecipare attivamente alla vita pubblica" e sulle leggi razziali dice "il concetto di razza, estraneo alla nostra tradizione culturale svaluta e svuota l'idea di Roma universale". In breve, a quei tempi è un giovane pieno di ideali che non sospetta dove il fascismo condurrà l'Italia.

Scoppia la guerra e il 25 luglio 1942 parte volontario con la Tridentina per la Russia; dopo le peripezie della ritirata, ritorna a casa, e riceve la nomina a rettore del collegio Ghislieri di Pavia; come per molti l'8 settembre è la svolta, scrive infatti: "Col passato abbiamo tagliato i ponti.....vogliamo spazzarne fin le rovine. Abbiamo fretta di ricostruire".

Dopo l'armistizio è arrestato dai tedeschi, ma fugge dal campo di concentrmento di Markt Pongau; a Milano prende contatto col CLN; inizia a stampare un giornale clandestino "il Ribelle", dove scrive: "Chi non rispetta in sé e negli altri l'uomo, ha un'anima da schiavo. La nostra rivolta non va contro questo o quell'uomo; è rivolta contro un sistema e un'epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione del mondo".

Nel giugno 1944, tradito, è arrestato e trasferito nel campo di Fossoli e, l'11 luglio, incluso in un gruppo di 70 destinati alla fuciliazione (rappresaglia per un attentato a Genova in via del Campo dove furono uccisi 7 tedeschi): fugge. E' di nuovo arrestato e trasferito a Bolzano, poi a Flossenburg, dove, conoscendo il tedesco, si prodiga per proteggere gli altri prigionieri.

La notte del 31 dicembre, quando un kapò picchia un giovane ucraino, gli fa scudo col proprio corpo e, dall'aguzzino riceve un calcio nello stomaco che lo riduce in fin di vita. Durante il trasporto all'infermeria compie l'ultimo gesto di carità: passa i suoi vestiti ad un altro prigioniero.

All'alba del 17 gennaio 1945, a 29 anni appena compiuti, conclude la sua vita, fatta di alcune illusioni e molta fede, di riflessioni profonde e tanta preghiera, che lo avevano condotto non solo a riscattarsi dal fascismo, ma ad imboccare la via del martirio.

Aveva scritto: "lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà non può essere largita dagli altri: non vi sono liberatori. solo uomini che si liberano. Lottiamo per una più vasta e fraterna solidarietà degli spiriti, anche quando le scadenze sembrano lontane". Sono parole che sembrano scritte oggi. È in corso il processo di beatificazione.

Di seguito riporto la "preghiera del ribelle".

SIGNORE Che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce,
segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito
contro le perfidie e gli interessi dei dominanti,
la sordità inerte della massa,
a noi oppressi da un giogo oneroso e crudele
che in noi e prima di noi ha calpestato Te
fonte di libere vite,
dà la forza della ribellione.

DIO Che sei Verità e Libertà,
facci liberi e intensi, alita nel nostro proposito,
tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze,
vestici della Tua armatura: noi Ti preghiamo, Signore.

TU Che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocefisso,
nell'ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria:
sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno,
conforto nell'amarezza.
Quanto più s'addensa e incupisce l'avversario,
facci limpidi e diritti.
Nella tortura serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo, fa che il nostro sangue
si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti,
a crescere al mondo giustizia e carità.

TU Che dicesti "Io sono la resurrezione e la vita"
rendi nel dolore all'Italia
una vita generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti,
veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe della città,
dal fondo delle prigioni, noi Ti preghiamo:
sia in noi la pace che Tu solo sai dare.

DIO Della pace degli eserciti.
Signore che porti la spada e la gioia,
ascolta la preghiera di noi,
RIBELLI PER AMORE

( Pubblicata nel giornale clandestino "II ribelle", n. 4).

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org