NEW del 19 marzo 2006

 
     

Eutanasia : coerenza , diritto alla vita e diritto alla dignità
di Rita Guma

Fra le dichiarazioni di Carlo Giovanardi vi sono vari aspetti da commentare.

Il primo e' il riferimento continuo al cristianesimo, che e' fuor di luogo da parte di un ministro di uno Stato laico e multiculturale, poiche' sottenderebbe che solo questa religione abbia rispetto per la vita umana e per la dignita' dell'uomo, mentre peraltro i fondamenti di questo valore - e di molti altri principi di cristianesimo, ebraismo e islamismo - si ritrovano gia' nello zoroastrismo ed in altre religioni ataviche. Inoltre implicherebbe la scorretta idea che le persone che non hanno fede in una qualche religione non abbiano rispetto per la vita propria o altrui, il che non e' assolutamente vero, cosi' come non e' vero che tutti i Cristiani di tutti i tempi abbiano rispettato la vita altrui...

Peraltro la fede di tutti questi signori al governo si scontra con i loro comportamenti personali e con quelli dei loro sodali. Non ho sentito levarsi la voce di Giovanardi quando si e' deciso di fermare con il fuoco le navi di clandestini, ne' quando li si teneva al largo lasciandoli morire di stenti... Per molti di quelli che Giovanardi e Pera (ed anche qualche cardinale) guardano con sprezzo, invece, la vita di un povero bambino nero gia' nato vale almeno quanto quella di un bambino che deve nascere ed in nome del quale si fanno incredibili battaglie religiose e politiche.

Ne' ho mai sentito autocritiche da parte di membri del governo che mantengono rapporti molto piu' che istituzionali con cardinali vari, pur conducendo vite che la Chiesa giudica peccaminose per i fedeli "normali". Parlo di Berlusconi, Casini, Fini, Bossi, Moratti, etc, che sono - loro o i loro coniugi o compagni - divorziati o separati. Io non le giudico condotte peccaminose, ma nemmeno parlo della famiglia come del fondamento della vita sociale o mi ergo a giudice etico della vita privata altrui. Gesu' non diceva "guai a voi, ipocriti?".

Si deve desumere che i proclami di questi signori abbiano solo scopo elettorale o altro che nulla c'entra con l'etica, almeno la propria. Sgomberato percio' il campo da queste prese di posizione da sepolcri imbiancati, chiariamo che vi sono due aspetti ben distinti nella questione eutanasia. Uno e' quello della decisione libera di una persona senziente che - sapendo di non avere speranze - decide di chiudere con le sofferenze sue e quelle dei suoi cari. E' una delle cose che si possono fare in Olanda, dove un adulto senziente sottoposto dalla malattia ad indicibili sofferenze puo' scegliere la dolce morte a determinate condizioni.

Il numero di casi dei Paesi Bassi non e' conosciuto, dato che non tutti i medici li segnalano, ma il governo ritiene che ve ne siano migliaia all'anno. I medici devono obbedire a regole rigorose: i pazienti devono trovarsi ad affrontare un futuro di tormenti senza ritorno e devono fare una richiesta volontaria di morire. Inoltre il medico ed il paziente devono essere convinti che non c'e' altra soluzione, deve essere consultato un secondo medico e la vita deve essere conclusa con accorgimenti clinici adeguati. E' un principio molto liberale, non certo nazista.

In questo caso, invece, i sostenitori del "dritto alla vita" vorrebbero imporre una "costrizione alla vita", imponendo al malcapitato di continuare a vivere fra i tormenti e magari in condizioni mortificanti della dignita' umana. Certo vi possono essere situazioni al limite oppure controverse, come nel caso delle persone depresse o dei malati psichiatrici, che sarebbero da studiare per porre dei correttivi. Tuttavia, chi vorrebbe che gli fosse imposta una morte atroce ed indecorosa da un impiccione armato di crocifisso che si preoccupa del nostro presunto 'diritto alla vita' invece che di qualche centinaio di afflitti che muoiono in una barca ai confini marittimi dell'Italia o le migliaia che perdono la vita in una guerra preventiva? C'e' un diritto alla vita, ma anche un diritto alla dignita' umana, sancito anche dalla Carta dei diritti dell'uomo.

C'e' poi l'altro aspetto, che e' quello della 'terminazione' di bambini nati con gravi malformazioni che hanno davanti a se' una vita breve di sole sofferenze. Su questo l'Olanda ha fatto gia' un passo. Il governo ha istituito di recente una commissione per regolamentare la pratica di conclusione delle vite dei bambini neonati "seriamente in sofferenza". Muoiono gia' in questo modo 15-20 neonati ogni anno, ma i medici rischiano l'incriminazione, perche' l'eutanasia dei neonati e gli aborti ritardati restano illegali. La commissione suggerirebbe quindi di permettere l'eutanasia o l'aborto ritardato se il bambino non ha possibilita' di sopravvivenza e sta soffrendo indicibilmente, sempre con il controllo di un secondo medico, con l'accordo dei genitori e con opportuni accorgimenti clinici.

Qui non so dove stia il giusto, dato che non vi e' autodeterminazione del 'terminato', ma non parlerei di nazismo per quanto riguarda la legislazione democraticamente approvata dall'Olanda. Infatti lo scopo di quelle leggi non e' eliminare i piu' deboli per liberarne la societa', ma impedire loro (e alle loro famiglie) di soffrire. Non dimentichiamo che durante la seconda guerra mondiale l'Olanda fu il solo Paese occupato i cui medici rifiutarono di partecipare al programma tedesco di eutanasia. I medici olandesi si ribellarono apertamente ad ogni ordine che mettesse in pericolo la vita dei pazienti che avevano anche una sola possibilita' di farcela, ricordando il loro primo dovere di medici, mentre i funzionari tedeschi che avevano dato gli ordini furono in seguito condannati a morte per crimini di guerra.

Quello dell'eutanasia dei minori o delle persone non senzienti in grave e incurabile sofferenza e' un problema delicato. In Italia esiste l'istituto Cottolengo dove persone pie assistono bambini che la societa' chiamerebbe mostri. Occorrerebbe parlarne, a lungo e senza pregiudizi e dichiarazioni che tirano in ballo valori religiosi e quindi di per se' non condivisi da tutti. Ci possono peraltro essere certo abusi, ma non piu' che in ogni normale sistema clinico di qualsiasi Paese a causa dell'ignoranza o la superficialita' di qualche medico o amministratore ospedaliero non degno di occupare quel posto. Lo potrebbero insegnare a Giovanardi - che non mi pare se ne sia mai occupato - i familiari delle vittime della malasanita'.

La differenza principale e' nel fatto che in un caso c'e' un principio (ed un potere ed un pacchetto di voti) da difendere, nell'altro solo la vita...

NOTA: per evitare fraintendimenti, chiarisco che la mia impostazione familiare e' perfettamente in sintonia con il modello che i ministri piu' filocattolici del governo propongono al Paese e che ho rifiutato l'amniocentesi perche' non avrei abortito nemmeno in caso il feto fosse stato portatore di handicap. Cio' non mi impedisce di pensare in modo laico, rispettare scelte altrui diverse dalle mie e di essere favorevole ai pacs. Ho ritenuto di esporre questi fatti privati perche' siano chiari i sereni presupposti delle mie riflessioni e delle mie critiche e non vi possano essere le classiche ipotesi e strumentalizzazioni che accolgono simili punti di vista.

Speciale diritti umani

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