NEW del 21 febbraio 2006

 
     

Mills ritratta : i pm non estorsero . L'Independent parla del caso
di Giulia Alliani

In Inghilterra, l'Independent di oggi pubblica un articolo in cui presenta tutti i protagonisti della vicenda delle dichiarazioni dell'avvocato david Mills, fra cui Paolo Marcucci e Flavio Briatore, ma resta fermo sulla precedente versione delle accuse ai PM italiani, fornendo stralci dell'intervista all'avvocato Ghedini che le commentava.

Il quotidiano britannico non tiene ancora conto del fatto che David Mills, indagato nell'ambito dell'inchiesta Mediaset sui diritti televisivi, ha smentito ieri il Sunday Telegraph, che gli aveva attribuito le frasi sui pubblici ministeri milanesi. Mills lo ha fatto attraverso il suo avvocato Federico Cecconi: "I pm non mi hanno estorto nulla - ha fatto sapere - Non mi sono mai espresso in questi termini".

L'avvocato Cecconi, secondo l'AdnKronos, ha dichiarato: "Ho sentito il mio cliente, e mi ha smentito di aver reso in quei termini l'intervista" e ha aggiunto: "Non voglio neanche adombrare qualsiasi anomalia nell'interrogatorio. E' stato un esame lungo, complesso ma condotto in modo lineare. Non c'è stato nulla di anomalo. Sarebbe assurdo e stupido che un anno dopo si abbiano motivi di doglianza. Voglio e spero che sia un semplice equivoco e non una strumentalizzazione di qualche giornalista".

Il legale di Mills ha inoltre sottolineato la "stima nei confronti della Procura e dei procuratori". A proposito delle somme transitate sui conti oggetto delle attenzioni della Procura di Milano, l'avvocato Cecconi ha anche voluto sottolineare che "non vi è traccia alcuna di Fininvest o di soggetti legati a essa", mentre, nel memoriale presentato da Mills il 7 novembre scorso, "sono state individuate società da cui queste somme hanno avuto origine e i trust che sono stati alimentati".

Oggi il quotidiano italiano "La Stampa" scrive: "Al Sunday Telegraph, dove l'intervista è stata pubblicata, fanno pero' presente che normalmente le dichiarazioni degli intervistati vengono registrate. Ma si tratta di un giallo tutto sommato insignificante: vale a questo punto la dichiarazione dell'avvocato Cecconi, che è netta e inequivoca. Lo stesso aggiunge: 'Mills mi ha riferito di aver parlato con dei giornalisti ma di non aver mai usato le parole in questione, del resto io non voglio adombrare la sia pur minima anomalia sul comportamento di magistrati che stimo da anni'... Ed entrando poi nel merito dell'inchiesta, l'avvocato Cecconi definisce comunque sconcertante la lettera di Mills al suo fiscalista. Ma bisogna inquadrare il tutto nel momento particolare che Mills stava vivendo all'epoca in cui scrisse quella lettera".

"Il momento è presto detto: il fisco inglese, contrariamente a quanto scritto finora, non aveva aperto un'indagine sulle rendite del legale inglese, ma gli aveva soltanto chiesto, per missiva, se riteneva di dover dichiarare altre entrate. Mills corse dal suo commercialista Drennan e gli consegno' la famosa lettera nella quale parlava delle sue, quanto meno, reticenti testimonianze sugli affari di Fininvest e di Berlusconi e del conseguente "regalo" da 600 mila dollari ricevuto per ii tramite del defunto manager Fininvest, Carlo Bernasconi. Una follia per un avvocato, sotto ogni punto di vista. Basto' questo per fargli perdere la testa? Il legale allarga le braccia".

"E salta cosi' fuori una quinta versione dell'origine di quei 600 mila dollari, rintracciata tra le carte dell'ultima perquisizione londinese degli inquirenti e contenuta in una lettera, sempre firmata da Mills, indirizzata al fisco inglese. 'Ma no, non si tratta di un'ulteriore versione - minimizza ii legale - ma di una spiegazione fornita da Mills ad aprile 2004 e che mette in dubbio la ricostruzione dell'accusa. Si tratta di una lettera di presentazione di Mills al fisco inglese in cui si afferma che i soldi al centro di questa vicenda erano un regalo ma non da Fininvest o Berlusconi'. E allora da chi? L'avvocato dapprima cerca di sottrarsi, poi con un sorriso un po' imbarazzato risponde: 'da Carlo Bernasconi'. Cioe' esattamente ii manager Fininvest, morto nel 2001, che la Procura sospetta esser stato il tramite del 'gift' di Mister Bi. 'Si' - prosegue l'avvocato - ma ad aprile del 2004 Mills scrisse che i soldi erano un regalo di Bernasconi come persona. Insomma, non c'entravano Fininvest e Berlusconi'. ".

Intanto, in Inghilterra, l'Independent di oggi pubblica un articolo intitolato "Businessmen deny giving Jowell's husband cash in bribery case", con eriferimento al ministro della cultura Tessa Jowell, moglie di Mills. Vista la complicazione della faccenda, i giornalisti che lo firmano sono addirittura tre, Jonathan Brown, Peter Popham e Andy McSmith.

Tuttavia, nonostante lo spiegamento di forze, l'Independent resta ancora fermo alla versione del Corriere della Sera di ieri, in cui Luigi Ferrarella scriveva che "la ritrattazione di David Mills sui 600 mila dollari in «regalo» da Berlusconi, costati ora al premier l'accusa di aver corrotto il testimone inglese in due processi milanesi, non è contraddetta solo dall'armatore napoletano Diego Attanasio e, più ancora, dal calendario che il 23 luglio'97 lo attestava detenuto nel carcere di Salerno e dunque difficilmente in grado (come sostenuto dalla seconda versione di Mills) di disporre dalle Bahamas accrediti a Mills a Ginevra: di fronte ai pm milanesi, che li hanno interrogati come testimoni per cercare di saggiare la natura del cambio di versione di Mills, anche gli ignari Flavio Briatore e Paolo Marcucci hanno scoperto di essere stati «usati» da Mills per confondere le tracce dei 600 mila dollari in questione".

Scriveva, sempre ieri, Ferrarella: "Ascoltato il 6 dicembre 2005, Paolo Marcucci spiega di aver «conosciuto Mills nell'autunno 1988. La mia famiglia aveva acquisito a quell'epoca Superchannel, una tv di Londra via satellite». Quanto ai due Turriff , conferma che sono davvero trust di famiglia, costituiti nel 1996 da Mills. Solo che dei soldi sul conto di Mills alla CIM di Ginevra nel 1997, Marcucci è all'oscuro: «So che era una banca con la quale Mills lavorava molto, ma non ho alcun ricordo di questa operazione». Per scrupolo si impegna con i pm a verificare. E il 23 dicembre 2005 torna in Procura per ribadire: «Ho fatto alcune ricerche parlando con professionisti che hanno gestito affari a livello internazionale per conto della mia famiglia: nessuna delle persone a me vicine è stata in grado di darmi informazioni. Nessuno ne sa nulla. Se l'operazione fosse stata chiesta da me o da qualcuno della mia famiglia, certamente ne avrei memoria»".

E con Briatore le cose non vanno meglio che con Marcucci. E' sempre Ferrarella infatti che, ieri, scrive: "I famosi 600 mila dollari (imputati dai pm a Berlusconi come «regalo» per la protezione avuta dal teste Mills in Tribunale), nei loro mille rimbalzi a un tratto spuntano, infatti, in pancia alla società offshore Struie, che da un certo momento in poi appartiene a Briatore e che li investe in un fondo (Gianos). Il talent-scout di Schumacher e Alonso c'entra forse con la presunta corruzione giudiziaria? No, anche lui è messo in mezzo da Mills. «Conosco Mills dalla fine degli anni '80 per l'attività che svolgeva per il team Benetton di Formula Uno», testimonia Briatore il 14 aprile 2005, e quando «intorno al 1997 ho rivenduto il mio 25% di azioni a Benetton, Mills si è occupato di questa transazione». Poi Briatore, volendo «investire nella società SALT che gestisce autostrade in Italia», si rivolse a Mills: «Gli chiesi di mettermi a disposizione una società per fare questo investimento. Mills mi disse che lui aveva una società che poteva andare bene. Era Struie. Io avevo capito che era una di quelle società mai utilizzate, che molti professionisti tengono a disposizione nel caso sorga la necessità di usarne una per fare affari. Sono sicuro che Mills sottolineò che la società era vuota»".

"E invece, ecco la sorpresa. Pericolosa. L'amministratore di Briatore, Heimo Quaderer, si accorge che dentro la società Struie ci sono investimenti in fondi per 1,6 milioni di dollari piovuti da Gibilterra. «Fui un po' contrariato da questa scoperta», ricorda Briatore, ma «Mills mi disse di stare tranquillo perché i soldi erano di sua esclusiva proprietà, non asset che aveva per conto di clienti. Me lo garantì». Per fortuna sua, Briatore non si fidò: «Io e Quaderer, volendo dare evidenza a questa situazione, il 6 maggio ?98 abbiamo sottoscritto un documento nel quale si precisava che» quei soldi «erano di Mills» e non di Briatore. Che mette tutti i documenti a disposizione dei pm, e assicura che mai Mills gli parlò di Attanasio: «Non ho mai sentito quel nome, tanto meno in relazione a questi investimenti»".

L'Independent di oggi riprende anche alcuni stralci dell'intervista rilasciata ieri dall'avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolo' Ghedini, a "Il Giornale": Ghedini sottolineava che "anche un avvocato esperto può andare in difficoltà quando gli vengono poste gravi contestazioni a mezzanotte (la lettera firmata al commercialista) dopo un estenuante faccia a faccia". "La mia esperienza mi insegna - proseguiva Ghedini - che, in quelle circostanze, la principale preoccupazione dell'accusato è di poter tornare a casa senza subire un avviso di custodia cautelare immediato. Così è avvenuto per Mills che soltanto dopo aver firmato il verbale si è reso conto di aver sottoscritto dichiarazioni false, cioè di aver ottenuto i soldi da una persona del gruppo di 'mister B'. Nella sua ritrattazione c'è l'unica verità e cioè che i 600mila dollari gli provenivano da altri clienti".

E all'intervistatore che faceva subito i nomi di Briatore e Attanasio, aggiungendo che "tutti però hanno smentito", Ghedini ribatteva: "Non è esatto. Attanasio, ad esempio, non ha negato l'ipotesi che Mills, avendo una procura in bianco sui suoi conti, abbia di fatto trattenuto i soldi. Attanasio dice: io non glieli ho mai dati ma non può escludere che Mills non se li sia presi". Si attende ora un commento alla versione dell'avvocato Mills dell'aprile del 2004, cosi' come, secondo Paolo Colonnello della Stampa, sarebbe stata confermata ieri dall'avvocato Cecconi: "i soldi erano un regalo di Bernasconi come persona". Una persona che non c'e' piu', e alla quale, purtroppo, non e' piu' possibile chiedere una conferma.

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