NEW del 16 gennaio 2006

 
     

Bobbio , Ciampi e la legge Pecorella : presidente o notaio ?
di Giuseppe Belcore

Su La Repubblica del 13 gennaio 2006 leggo, a proposito della possibilità che il Presidente Ciampi non promulghi la Legge Pecorella, che il senatore Luigi Bobbio di An avrebbe detto: "Siamo nel semestre bianco e mi pare molto difficile che il Presidente possa bocciare una legge che ha le carte in regola per essere firmata. E poi non ci sarebbero neppure i tempi visto che il Parlamento chiude."

All'osservazione del giornalista circa l'esistenza di precedenti secondo i quali le Camere potrebbero essere convocate per un nuovo esame della legge, avrebbe risposto: "E noi la riapproviamo così com'è."

Pongo all'attenzione dei lettori le seguenti "osservazioni", fermo restando la veridicità delle dichiarazioni del senatore, …e di questo non ho motivo di dubitare data la fonte.

1. Bobbio è un senatore di una parte politica, e non mi risulta possa parlare per tutta la casa delle libertà, ma soprattutto e sicuramente non può parlare per il Parlamento intero dove ci sono (grazie a Dio, aggiungo) le opposizioni. E' il Parlamento che approva le leggi, i senatori e quindi Bobbio possono votare a favore o contro. Punto.

2. Il ruolo del Presidente Ciampi non è quello di "intralcio temporale" come sembra ipotizzare il senatore magistrato. Se Ciampi non promulga una legge vuol dire che rileva delle distorsioni rispetto alla Carta Costituzionale e il rimandare la legge alle Camere - con messaggio motivato - ha un significato di richiesta di ripensamento (nuova deliberazione richiede infatti la norma) avanzata da un organo di garanzia costituzionale.

E Bobbio non aspetta neanche di leggere gli eventuali rilievi del Presidente e già si affretta a dire che saranno di fatto "ininfluenti e inascoltati" perché loro approveranno la legge così com'è. Evidentemente per Bobbio i nostri padri costituenti hanno dato questa facoltà - di rimandare una legge - al Presidente della Repubblica solo per rallentare la legge. Mi sembra davvero politicamente e istituzionalmente infelice questa proposizione bobbiana.

3. Le dichiarazioni del senatore hanno il sapore della sfida al Presidente della Repubblica e tendono a un ridimensionamento del suo ruolo a semplice notaio. Dice in pratica che se firma o non firma, non importa, tanto dovrà farlo comunque in seconda istanza, quando gli ripresenteremo la stessa legge INVARIATA in tutte le sue parti. E questo non è un modo per cercare di condizionare le azioni del Presidente spingendolo a firmare adesso?

Dire ad un'istituzione di garanzia costituzionale che un suo diniego è ininfluente, a prescindere dalla motivazione proposta, non è uguale a non riconoscerne il ruolo? Non è quello del senatore un atto scorretto sotto il profilo delle prerogative presidenziali?

Che significa che la legge ha le carte in regola per essere firmata? Per lui è ovvio che sia così, l'ha voluta e votata, ma avrà il diritto/dovere il Presidente di valutarla e se ritiene di rimandarla indietro e chiedere una nuova deliberazione?

4. Bobbio così dicendo nega anche alla sua parte politica il diritto/dovere di prendere in considerazioni i rilievi del Presidente e di ridiscuterne democraticamente per evitare censure costituzionali future alla sua legge. E soprattutto nega lo stesso diritto anche alle opposizioni che potrebbero fra valere le loro ragioni "rafforzate" dalla richiesta di deliberazione del Presidente.

E poi FI e company dicono che gli altri sono prevenuti contro le azioni della Casa delle Libertà!

Speciale Giustizia

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org