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NEW 26 ottobre 2005
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RASSEGNA
STAMPA
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Ravenna
: Gherardo Colombo parla dei delitti e delle pene (...) Il "Gherardo Colombo che non ti aspetti" ha intrattenuto venerdì sera, con un approccio finemente "filosofico", il pubblico presente ad una conferenza dal titolo di "sapore illuministico": "Dei delitti e delle pene: la sofferenza redime? L’isolamento aiuta la socializzazione?". La citazione dell’opera di Cesare Beccaria è stata, in effetti, l’ideale fil rouge per un forum sul dramma di chi perde la libertà dopo aver commesso un reato. Ma anche sullo stato d’animo di chi partecipa alla prassi di giustizia: il giudice, l’avvocato, l’operatore che lavora all’interno del carcere. Questo il tono dell’iniziativa, dove si è potuto sentire l’avvocato Ermanno Cicognani, vicepresidente della Camera Penale, ammettere di "preferire la difesa dell’imputato rispetto alla parte lesa. Il coinvolgimento emotivo è diverso. È dura accettare la possibilità di perdere un processo dalla parte di chi chiede giustizia, e che può vedere invece aggiungersi una seconda frustrazione". Il giudice di Ravenna Anna Mori, che testimonia come "capiti di dover sanzionare, dopo anni di processo, una persona "diversa" da quella che ha commesso il reato, perché l’esperienza di vita lo ha già redento. O chi, in un accesso d’ira, compie un atto di cui il pentimento è già una condanna. Oppure - prosegue - è sempre più frequente il caso dello ‘stranierò. Mi è capitato di dover condannare un uomo che ha trovato la moglie in flagrante adulterio. Nel suo paese è un reato gravissimo. È stato lui, dopo averla picchiata, a chiamare i carabinieri. Quando lo hanno arrestato, credeva in un errore". L’esperienza della bibliotecaria del carcere di Ravenna, Maria Angela Barlotti, che riporta la realtà di "sessanta madri che vivono la loro detenzione assieme ai loro bambini. Con la Provincia cercheremo di far nascere anche una sezione di biblioteca scolastica, per loro". Infine il giudice di Cassazione, Colombo: "Da una parte, c’è la necessità di soddisfare chi ha subìto un torto, di attribuire una pena a chi ha sbagliato. Dall’altra, l’approccio filosofico di chi vede nell’uomo, in quanto tale, possessore di diritti inalienabili. Non ci crede nessuno - arringa -, ma c’è chi ruba per fame. Dobbiamo dargli il carcere o da mangiare? Non tutti quelli che compiono un reato sono delinquenti, e per loro non dobbiamo mai smettere di cercare nuove alternative di pena rispetto alla detenzione. Il carcere, sì, potrebbe renderli malviventi". Eliminare il carcere: che ne pensi? Il nostro resoconto della serata
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