NOTIZIARIO del 15 aprile 2005

 
     

Berlusconi shadow : l'ombra del potere e l'etica politica in Italia
a cura di Giulia Alliani

L'editore Laterza ha pubblicato recentemente, con il titolo "L'ombra del potere", la traduzione italiana di "Berlusconi's Shadow", un saggio di David Lane, il corrispondente dall'Italia dell'Economist che è stato anche coautore degli speciali su Silvio Berlusconi pubblicati due anni fa.

Lane vive in Italia da trent'anni, ma c'e' un atteggiamento degli italiani che ancora non e' riuscito a spiegarsi: perche' gli italiani tollerano un tasso di corruzione patologico? Perche' non sono rimasti turbati dalle gravi accuse pendenti sul capo del loro presidente del Consiglio e, pur essendone consapevoli, lo hanno votato?

Quantita' fisiologiche di corruzione sono presenti ovunque, ma perche', mentre altrove la corruzione suscita la pubblica riprovazione, in Italia la si considera come un fatto inevitabile? E perche' si colpevolizzano i magistrati che perseguono i reati invece dei criminali che li commettono?

Neppure in Gran Bretagna gli uomini politici sono stinchi di santo, ma il pericolo che la fiducia dei cittadini nelle istituzioni venga meno, secondo Lane, e' molto piu' avvertito.

Nel luglio del 1994 il Primo Ministro britannico John Major era a Napoli per il G7. Fu proprio mentre si trovava insieme agli altri capi di stato che venne raggiunto da una telefonata preoccupante. Il Sunday Times aveva pubblicato la notizia che alcuni uomini politici del suo partito avevano ricevuto del denaro come ricompensa per avere presentato certe mozioni in Parlamento.

Quell'articolo diede inizio ad una lunga storia a proposito di comportamenti censurabili e disonesti nella vita politica inglese. Fu la stagione in cui si comincio' ad usare la parola "sleaze" (sciatteria, volgarita') per descrivere l'avidita' dei politici e la propensione ad ignorare le regole di comportamento che avrebbero dovuto ispirare il loro agire.

Il caso fece tanto scalpore che, il 25 ottobre, Major annuncio' l'avvio di una Commissione, presieduta da Lord Nolan, un giudice di grado elevato, membro della suprema Corte d'Appello. Scopo della commissione doveva essere quello di mettere sotto esame gli standard di comportamento degli uomini pubblici. Confrontando le lettere di protesta inviate dai suoi compatrioti ai giornali, all'epoca della Commissione Nolan, Lane si rende conto di "quanto diverse fossero le aspettative rispetto allo standard di comportamento in Gran Bretagna e in Italia".

Dopo tre mesi di indagini, Lord Nolan presento' un dettagliato rapporto al Primo Ministro. Secondo Lane, che lo racconta nel suo saggio, i risultati contenuti nel rapporto, pur essendo molto meno gravi di quelli emersi in Italia nella stagione di Tangentopoli, non mancarono di provocare forte preoccupazione in Lord Nolan, che la espresse dicendo che "il venir meno della fiducia nelle istituzioni e' un aspetto molto grave". Era dunque importante rispettare i valori etici inerenti all'idea di pubblico servizio.

Nel corso delle udienze la commissione aveva spesso sentito pronunciare l'espressione "zona grigia", nel tentativo di definire un comportamento dubbio dal punto di vista morale. Il giudice era preoccupato per il continuo ricorrere di quell'espressione: era evidente che per alcune persone non era chiara la differenza tra cio' che era lecito nella vita di un uomo pubblico e cio' che non lo era.

Fu lui stesso a suggerire una soluzione a questa incertezza morale: bisognava evitare una linea di condotta ogni volta che potevano sorgere dei dubbi sulla sua coerenza con uno standard di comportamento onesto. La Commissione Nolan stabili' quindi una serie di principi che devono regolare la condotta dei servitori dello stato. Fra di essi: assenza di interesse privato, integrita', affidabilita', trasparenza e onesta'.

Lord Nolan si e' dimostrato attento anche ai cedimenti meno gravi, nel timore che essi diano l'avvio a possibili degenerazioni: "L'esperienza altrui - ha detto - ci insegna che, quando gli standard piu' severi non vengono rispettati o, se necessario, non vengono ristabiliti, la corruzione e le pratiche illecite possono diventare stile di vita". A detta di Lane, il giudice pensava proprio all'Italia, "il paese europeo che offre l'esempio piu' eclatante di corruzione pubblica endemica". Ma perche' in Italia si e' arrivati a questo punto?

Lane ha cercato di risalire alle cause: "Una spiegazione per il diverso modo di guardare ai fatti di corruzione si potrebbe rinvenire nel contrasto tra due modi di essere cristiani. La coscienza del cattolico, che puo' essere tranquillizzata grazie alla mediazione del sacerdote, nel confessionale, e' forse meno esigente di quella del protestante, che deve rendere conto direttamente a Dio. La Chiesa Protestante pone l'accento sulla punizione dei peccati con maggior forza rispetto alla Chiesa Cattolica Romana, che pone l'enfasi sulla penitenza, come via al perdono. Inoltre l'etica protestante, centrata sul lavoro e sulla parsimonia, si sposava meglio all'idea di servizio alla comunita' di quella cattolica, tutta volta al servizio di Dio e alla carita'".

Nel maggio 2003, dopo la sentenza di Milano e la condanna di Cesare Previti, Silvio Berlusconi scrisse una lettera a "Il Foglio" in difesa di Previti e di Craxi che, a suo parere, erano stati trattati ingiustamente. In quegli stessi giorni il Papa cito' pubblicamente un salmo in cui si sottolineava che "sebbene fosse dovere di tutti i Cristiani astenersi da azioni malvage, a maggior ragione i capi avevano un dovere speciale, e coloro che rivestivano cariche pubbliche dovevano dimostrare un impegno irriducibile nella lotta contro il crimine".

Tuttavia, "nonostante le dure parole del salmo, nel discorso del Papa affiorava un'ambiguita' che avrebbe potuto indurre i fedeli ad assumere un atteggiamento neutro di fronte al fatto che i politici si comportassero piu' o meno onestamente. "Prima di tutto viene la misericordia - diceva Papa Giovanni Paolo II - e, solo dopo, il giudizio".

"E gli Italiani si dimostrarono misericordiosi: non si scomposero quando Berlusconi ando' al Governo nel maggio 2001, nonostante le gravi accuse che gli erano state mosse, e nonostante il suo governo introducesse delle leggi che permettevano al primo Ministro di evitare i propri processi. Non votarono secondo gli stessi criteri degli elettori dei paesi del Nord Europa".

Infatti, "il modo in cui erano stati messi da parte politici e altri personaggi pubblici a causa di condotte colpevoli o dubbie, in altri Paesi come la Gran Bretagna, la Germania, la Svezia e la Finlandia, deponeva a favore dell'ipotesi che Berlusconi non sarebbe stato eletto in quei Paesi; una persona come lui non sarebbe stata considerata accettabile neppure come candidato ad una carica pubblica".

"Il livello consentito di cattiva condotta e le convinzioni morali dei cittadini europei potevano essere piu' o meno simili ma, come l'Italia stava a dimostrare, ben diverso era il modo di esprimerli".

Il professor Alan Ryan, rettore del New College, a Oxford, citato nel libro da Lane, ha detto a proposito dei giudizi interculturali: "Almeno nel mondo occidentale, c'e' da duemila anni un comune standard etico della politica che le persone sono grosso modo pronte a sottoscrivere, avendo ben chiaro il caso in cui sarebbe opportuno trovare delle giustificazioni".

Commenta Lane: "Gli Italiani non affermavano, in linea di principio, di trovare perfettamente accettabili la corruzione e le menzogne degli imputati in tribunale. Piuttosto giustificavano la corruzione come una prassi locale necessaria a lubrificare gli ingranaggi degli affari, o come parte dei costi della democrazia, per mantenere in vita una molteplicita' di partiti politici. Mentire era semplicemente quello che agli imputati era consentito, e che essi facevano, per liberarsi dalle accuse, nonostante il permesso legalizzato di mentire in tribunale e il concetto di fiducia fossero in stridente contrasto".

L'Ombra del potere - di David Lane - ed Laterza 2005 - Pagine 414 - Anno 2005 - Prezzo 19 euro.

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