![]() ![]() |
|||
NEW del 24 ottobre
2005
|
|||
![]() |
![]() |
||
![]() |
![]() |
||
Carcere
: poveretti dentro e potenti fuori per le leggi ad personam A causa di altri impegni (non ultimo quello di informarmi sui fatti del giorno tramite Internet perche' tramite la TV oramai non si ha piu' corretta informazione) sono arrivato alla conferenza-dibattito verso le ore 21:30 mentre parlava il magistrato Anna Mori. Mi dispiace non aver potuto ascoltare l'intervento di Colombo ma attardarmi nel consultare Internet mi ha permesso di leggere un articolo di Vittorio Grevi che menzionero' piu' avanti e che mi e' molto utile per dire la mia sul tema dell'incontro. Grazie a Elisa Mabrito ho potuto conoscere quanto abbia affermato Colombo. Dico subito che sono un semplice cittadino che non si occupa di diritto dal punto di vista professionale e quindi in materia ho conoscenze generali; seguo pero' le problematiche legate al diritto e alla legalita' perche' mi sono accorto dal 1994, anche a causa di amare esperienze personali, di non vivere in uno Stato di diritto, e di vivere in uno Stato in cui e' sistematicamente violato il diritto fondamentale della persona tutelato dall'art. 21 della Costituzione italiana e lo documento. Penso di documentare anche come sia una menzogna inammissibile che un personaggio alla Santoro sia un censurato dal regime della P2-PCI-PDS-DS; giornalisti dalla schiena dritta e censurati veramente (nel senso che non possono parlare al grande pubblico che e' quello televisivo) sono ad esempio Giovanni Ruggeri e Mario Guarino e non Santoro o Biagi. Poiche' non mi piace essere ipocrita, pur ringraziando chi ha organizzato la serata, mi permetto di dire che in un momento di gravita' estrema come quello che stiamo vivendo, si dovrebbero affrontare altri temi in materia di giustizia e di diritto; l'affrontare un tema come quello dell'altra sera mi pare un "lusso" in un momento in cui un ceto politico criminale sferra un attacco ai valori fondamentali della Costituzione Italiana !!!!! per questo, pur apprezzando tutte le belle disquisizioni che ho sentito sulla pena e sulle soluzioni alternative, che sono interessanti se vivessimo in uno Stato di diritto, poiche' al momento viviamo nella Repubblica delle Banane italiana, non volendo essere ipocrita devo dire francamente che l'intervento che piu' ho apprezzato e' stato quello fatto da una persona del pubblico, verso la fine dell'incontro. Questa persona, che molto probabilmente e' una persona normale come me, inesperta di leggi e di diritto (come lo e' la stragrande maggioranza del popolo italiano) ha detto molto semplicemente quello che purtroppo e' vero ed e' quello che pensa sinceramente la maggioranza, rappresentata dall'uomo qualunque : in galera ci va e ci resta il disgraziato che non ha soldi, mentre chi ha soldi non va in galera e quindi alla fine l'amministrazione della giustizia e' un grande business nel nostro Paese. L'avvocato Cicognani ha sorriso durante questo intervento, l'ho notato bene, ma credo che ci sia molto poco da ridere perche' quello che ha detto quel signore, in maniera semplice e brutale, e' purtroppo la verita'. A riguardo invito a leggere l'articolo di Vittorio Grevi che allego: la conclusione che alla fine si desume dall'articolo, e che e' ben riassunta dal titolo, non e' la stessa della persona "qualunque" che ho citato? Dal Corriere
della Sera del 22-10-05 - Falso in bilancio, dietrofront Nascoste tra le pieghe del disegno di legge sulla tutela del risparmio, approvato nei giorni scorsi dal Senato, le modifiche apportate alla normativa sul reato di falso in bilancio segnano una svolta per vari aspetti singolare (e, comunque, ricca di significati politici) rispetto alla discussa vicenda legislativa conclusasi con la poco decorosa «riforma» della disciplina di quel reato tra l'ottobre 2001 e l'aprile 2002. Una svolta che, se sarà confermata dalla Camera, costituirà una vera e propria «controriforma», quanto mai opportuna, a fronte delle scelte lassiste allora operate, che tanto danno hanno recato all'immagine (anche internazionale) del nostro Paese, oltreché alla credibilità dei nostri mercati, offuscata da un palese deficit di trasparenza. Ma anche, nel contempo, una svolta - anzi un ribaltamento di indirizzo - che presuppone una obiettiva ammissione, da parte della maggioranza di governo, degli errori commessi sul punto, e il contestuale riconoscimento della esigenza di tornare a una disciplina penalistica più rigorosa in questa non facile materia. Di qui la prevista introduzione, da parte del Senato, di due distinte figure delittuose di falso in bilancio (a seconda che si tratti di società non quotate in Borsa, ovvero quotate e aperte al pubblico risparmio), in entrambi i casi perseguibile d'ufficio come delitto di pericolo concreto, cioè prescindendo dai danni patrimoniali causati a soci o creditori. Di qui, ancora, un cospicuo incremento delle pene detentive e interdittive, nonché delle sanzioni pecuniarie a carico delle società, con il corrispondente aumento dei termini di prescrizione. Di qui, infine, la esclusione del sistema delle soglie quantitative di non punibilità, con riguardo a certe dimensioni percentuali della falsità. Un simile ravvedimento legislativo, nel testo del Senato, deve senza dubbio apprezzarsi, in quanto espressione di un consapevole ripensamento circa l'assetto di un reato che - così come è stato circoscritto e mortificato nella sua struttura e nel suo apparato sanzionatorio - risulta oggi pressoché privo di efficacia deterrente anche a causa dei più brevi termini di prescrizione. E tuttavia non si può non sottolineare che questa «controriforma» (se mai andrà in porto, come ci si augura), si applicherà necessariamente solo ai reati commessi dopo la sua entrata in vigore, quindi senza alcuna incidenza sui processi in corso. I quali, perciò - per effetto dei principi operanti in tema di successione di leggi penali nel tempo - continueranno a svolgersi sulla base della più favorevole disciplina penalistica varata nel 2002, e perciò continueranno a concludersi con sentenze di assoluzione (per essere il fatto «non più» previsto dalla legge come reato, mentre lo sarebbe stato alla stregua della disciplina anteriore), ovvero con sentenze di proscioglimento per intervenuta prescrizione. Come è già accaduto in molte occasioni, con ovvio beneficio di diversi imputati noti (tra i quali, in primo luogo, il presidente del Consiglio, Berlusconi) e meno noti, a dimostrazione che la riforma dell'aprile 2002, una delle prime classiche leggi ad personam , ha puntualmente raggiunto il suo scopo meno confessabile. Ben si spiega, dunque, perché adesso il Parlamento stia ritornando sui suoi passi, con una inversione di tendenza tanto clamorosa quanto sorprendente, alla luce delle opposte premesse cui si era ispirato il legislatore di tre anni fa. Archiviati con sentenze liberatorie alcuni delicati processi per falso in bilancio, e destinati al medesimo epilogo gli altri ancora pendenti, sempre grazie alla applicazione della più blanda normativa penale tuttora in vigore, si può ormai ripristinare una più seria forma di repressione delle falsità nei bilanci societari e nelle altre comunicazioni sociali. Finalmente ci si adegua alle direttive europee dettate nel settore, e alle indicazioni provenienti anche dalla Corte di giustizia di Lussemburgo. Perché non lo si sia fatto subito (e anzi si sia approvata una legge imbelle e insensata come quella del 2002), rimane un mistero unicamente per chi non voglia comprendere le vere intenzioni di quel legislatore, che soltanto a parole proclamava di voler conseguire un «vantaggio per l'intera collettività». Gentile signor Campoli, in primo luogo ritengo che l'avvocato Cicognani abbia sorriso per la frase sovente ripetuta da chi a rilevare che le carceri sono piene di poveracci: "in galera ci va solo chi non puo' permettersi di pagare i migliori avvocati". Anche i penalisti, per bocca dell'avv. Randazzo, presidente nazionale dell'Unione Camere Penali, si sono infatti detti convinti che le recenti riforme della giustizia abbiano creato una giustizia forte con i deboli e debole con i forti, e che in questa scia si muova anche la ex Cirielli, che ritengono "profondamente ingiusta". Hanno anche scioperato per mettere l'accento su questi aspetti. Quanto alla scelta del tema dell'incontro, esso nasceva da una proposta spontanea del dottor Colombo durante il convegno in memoria di Giorgio Ambrosoli organizzato lo scorso anno a Ravenna da alcune associazioni fra cui la nostra. Come sa, abbiamo sempre denunciato il fatto che le leggi ad personam hanno liberato gli imputati eccellenti dalla condanna cui stavano andando incontro e criticato le manipolazioni mediatiche con cui si amplificano le vicende di "cronaca nera" per ingenerare insofferenza e processi di piazza verso i piccoli delinquenti distogliendo l'attenzione dai grossi. Non e' quindi peregrino richiamare le situazioni in cui generalmente matura il piccolo crimine, rilevare che spesso la detenzione e' una forma di vendetta e disattenzione della societa' verso coloro che danno fastidio e ricordare lo spirito di rieducazione che dovrebbe ispirare la pena, pur con una proposta di rottura. Rita Guma ___________ NB:
I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE
E LINKANDO
|
per mandare un intervento scrivici |