NOTIZIARIO del 03 febbraio 2005

 
     

Memoria e storia : antisemitismo e responsabilità
di Claudio Giusti*

BAMBINI EBREI Nei giorni scorsi numerosi storici della domenica ci hanno annoiato a morte con lunghi e confusi articoli in cui hanno tentato di giustificare l’ingiustificabile: cioè il rifiuto, da parte della Chiesa Cattolica, di restituire alla loro comunità i bambini ebrei battezzati durante la Seconda Guerra Mondiale. Secondo questi domingueros, così pronti in altre occasioni a colpire nel presente con la mazza del passato, non si possono giudicare quegli eventi con i nostri canoni e quei fatti devono essere contestualizzati, cioè letti nella loro epoca storica. Per nostra fortuna questa visione asettica della storia non esiste in natura, perché la storia è sempre “storia contemporanea” e contestualizzazione non significa lobomotizzazione.

In ogni caso suggerisco ai domingueros di prendere in debita considerazione la seguente notizia: “Due anni dopo, nella stessa Parigi teatro degli avvenimenti di cui si discute, la Nazioni Unite proclamavano la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.

RICORRENZE Per noi italiani ricordare lo sterminio degli ebrei il 27 gennaio è un atto di vigliaccheria. L'Italia doveva scegliere fra date molto più significative. Non sto pensando ai pogrom del settembre del '43 (Valle d'Aosta, Lago Maggiore, Ferrara) e nemmeno alla deportazione degli ebrei romani, perché gli italiani parteciparono a queste atrocità in quanto servi dei nazisti. Dico che avremmo dovuto ricordare le cose indecenti che abbiamo fatto NOI ai nostri concittadini ebrei. L'Italia aveva l’obbligo morale di ricordare le Leggi Razziali del 1938 e poteva farlo scegliendo fra il 14 luglio (Manifesto degli scienziati razzisti), il 6 ottobre (dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio del Fascismo) o il 5 settembre (regio decreto che espulse gli ebrei dalle scuole e dalle università). Invece abbiamo preferito scappare.

Ci piace credere nel mito degli “italiani brava gente” e ci atteggiamo sempre a vittime. Vittime delle rappresaglie tedesche, dei bombardamenti alleati, della ferocia slava e delle esecuzioni dei partigiani. Pochi italiani sanno dell’uso dei gas in Etiopia o del massacro che seguì l’attentato a Graziani, come pochissimi hanno sentito parlare del Kosaken-land in nord Italien. Evitiamo accuratamente di ricordare che durante la Seconda Guerra Mondiale il nostro esercito si macchiò di atrocità di ogni genere in Iugoslavia, Albania, Grecia e Russia: esattamente come si era macchiato di crimini in Libia, Spagna ed Etiopia. Gli italiani, tutti gli italiani, ne patirono le conseguenze: gli istriani e i giuliani patirono più degli altri. Trovo incredibile la spudoratezza con cui chi commise quei crimini si sia poi atteggiato a vendicatore dei profughi creati dalla propria scelleratezza e pateticamente ridicolo che le foibe ci vengano ancora contrabbandate come un crimine nascosto.

Ritengo che, con l’istituzione della “giornata del ricordo” si sia raggiunto il culmine dell’impudenza. L’orrore delle foibe è stato sterilizzato e posto al di fuori del suo contesto storico (contesto che non giustifica nulla ma spiega un sacco di cose). Poi, invece che prendere come giorno il 10 giugno, quando Mussolini dichiarò guerra, si è preso il 10 febbraio, quando firmammo il trattato di pace. Infine questa squallida falsificazione ci viene spacciata come un momento di riconciliazione e pacificazione.

RICAPITOLIAMO:

1 Sono stati i nazisti, con molte complicità fra cui quella italiana, a sterminare ebrei, zingari, prigionieri russi, ecc. e non gli Alleati;

2 Nella primavera del 1942 l’80% delle future vittime della Shoah era ancora vivo, mentre un anno dopo le parti si erano invertite (Christopher Browning, Uomini comuni, Einaudi). Gli Alleati ebbero la possibilità di bombardare Auschwitz solo nell’estate del 1944, quando lo sterminio era ormai concluso (Martin Gilbert, Auschwitz and the Allies, Mandarin);

3 Difficilmente un bombardamento avrebbe distrutto le camere a gas (bombardare la linea ferroviaria sarebbe stato futile) ma avrebbe certamente ucciso centinaia di deportati ed ora i revisionisti avrebbero buon gioco a “dimostrare” che gli ebrei sono morti sotto le bombe americane (Jerusalem Post 12/01/1995). Inoltre, visto che il 40% degli ebrei è stato assassinato FUORI dei campi di sterminio (Raul Hilberg, La destruction des juifs d’Europe, Fayard), la distruzione delle camere a gas non avrebbe cambiato nulla: gli ebrei rimasti sarebbero stati fucilati nei massacri che si svolsero da gennaio ad aprile 1945, DOPO la liberazione di Auschwitz;

4 Le famose foto aeree del campo di sterminio furono stampate e ingrandite solo nel 1978 (The Bombing of Auschwitz, St.Martin Press) e nessuno ha dimostrato che questo sia stato fatto anche nel 1944, come nessuno si è curato di accertare se qualche analista, visionando le decine di migliaia di foto che gli aerei alleati scattavano ogni giorno, si sia preoccupato di scoprire cosa accadeva in uno delle centinaia di campi di concentramento che costellavano l’Europa occupata;

5 Infine non dobbiamo chiederci perché gli Alleati non bombardarono Auschwitz nel 1944, ma piuttosto perché noi non bombardammo Belgrado nel 1992. Noi sappiamo benissimo cos’è un genocidio mentre gli Alleati ne avevano un’idea estremamente vaga. Il giudice della Corte Suprema americana Frankfurter disse a Jan Karski, che lo informava dello sterminio degli ebrei: - Non posso crederlo. (…) Non ho detto che stia mentendo. Ho detto che non posso crederlo. C’è una differenza - . (Walter Laqueur, Il terribile segreto, Giuntina e anche il film Shoah di Claude Lanzmann).

FOIBE Aldo Forbice, scrivendo sul Resto del Carlino del 27 Gennaio 2005, parla dello: “sterminio attuato dai militari comunisti del maresciallo Tito nei confronti di decine di migliaia di innocenti civili e persino di partigiani antifascisti, non comunisti, italiani.” Invece lo storico Galliano Fogar, sul Manifesto del 17 marzo 2004, afferma: “Per quanto riguarda le foibe in tanti continuano a parlare di 12.000-50.000 vittime, mentre i dati obiettivi parlano di 4.000-6.000 persone scomparse in tutta la Venezia Giulia, tra il '43 e il `45, e non solo per infoibamento.”

Qualcuno sta raccontando delle balle.

*Dedicato a Maria Giovanna Cortesi

Speciale pace e diritti


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