NEW 07 dicembre 2005

 
     

No TAV , legalita' , diritti e presenza dello Stato
di Rita Guma*

E' anche un problema di legalita' e di diritti, quello della TAV, fanno rilevare a destra e a sinistra esponenti delle forze politiche.

A destra si sottolinea l'occupazione abusiva del suolo espropriato e quindi la necessita' d'intervento delle forze dell'ordine per recuperare i lotti, a sinistra si denunciano i metodi brutali con cui cio' e' in alcuni casi avvenuto e si parla di violazione dei diritti. Infine a destra si parla di presunte o possibili infiltrazioni estremistiche o anarcoinsurrezionaliste fra la gente della Val di Susa che protesta pacificamente, e si giustifica con questo la 'militarizzazione' della Valle.

Partendo dall'ultima argomentazione, dalle parole 'preventive' di Pisanu a quelle del sottosegretario Mantovano oggi su La Sette, voglio dire che essa sembra veramente una favoletta, ancorche' a Torino alcuni facinorosi abbiano fatto ieri gesti di violenza e danni.

In primo luogo non si possono limitare i diritti della massa dei cittadini perche' altri 'potrebbero commettere violenza', se non con apposite leggi speciali varate in situazioni di emergenza e che stabiliscano i termini delle limitazioni, in senso temporale, quantitativo e di tipologia. Non e' questo il caso, o dovremmo militarizzare quasi tutto il Paese per prevenire attentati, scippi, stupri (e attivita' mafiose), assumendo nelle forze dell'ordine quanche decina di milioni di persone.

In secondo luogo, questi militanti armati il ministro li ha 'chiamati'. Non si erano visti prima, perche' evocarli? E come essere sicuri che li abbiano voluti o mandati i contrari alla TAV e non invece chi voglia screditarli? Non ci sono prove, come oggi ricordava Agnoletto a Cicchitto dopo che questi li aveva definiti 'amici di Agnoletto'. Alla ripetuta richiesta, le prove non sono state fornite, e non saranno fornite mai, nella piu' pura propaganda denigratoria che si basa sulla ripetizione - all'infinito e sui mezzi giusti - della stessa tesi priva del sostegno di prove.

Cosi' come quelle del legame fra i No Tav e l'ordigno ritrovato qualche settimana fa o i proiettili alla Bresso. Come ho gia' detto, e' piu' facile che l'esplosivo sia in possesso di qualche azienda interessata ai lavori della TAV e decisa a velocizzare il tutto, o a qualche esponente 'deviato' dello Stato che decida di etichettare la protesta, che ad un anziano sindaco di montagna o ad una mamma valsusina...

Sgombrato quindi il campo dalle favole, vediamo i fatti. Non c'e' dubbio che l'unica forma ammessa dal diritto internazionale per protestare contro una legge o un provvedimento ingiusto o illegale (a norma di leggi internazionali) o per non rendersene complici - oltre alle libere manifestazioni del pensiero - sia la resistenza passiva. Il sostegno dato da alcuni politici o intellettuali ad altri tipi di azioni e' criminogeno e ideologizzato ed ha il suo punto debole nel fatto di giustificare ogni azione illegale solo quando sia di parte, reclamando solo per quella parte i diritti e dimenticando il resto della collettivita' (lo Stato siamo noi).

L'occupazione di terreni, l'interruzione di pubblici servizi, la spesa proletaria, la distruzione di oggetti, non sono infatti forme legali di protesta nemmeno per la Corte dei diritti dell'uomo, perche' ledono diritti altrui, anche se comprendo (non giustifico) i Valsusini che da oltre dieci anni cercano di portare sul tappeto problemi anche gravi e vedono sistematicamente i media ignorare o mistificare la vicenda (non si era mai parlato, ad esempio, di amianto in Valsusa, sui media nazionali). Le recenti proteste hanno invece posto all'attenzione nazionale il problema.

Ma l'illiceita' del comportmento di uno o piu' cittadini, se non pericoloso per la vita di terzi, non autorizza lo Stato ad usare la forza per porre fine all'azione illecita. Anche il suicidio e' illegale, ma non sparo all'aspirante suicida, gli parlo per farlo desistere, anche perche' comprendo la sua disperazione, e perche' uno Stato che non si dimostri 'superiore' perde la sua autorevolezza.

Oltretutto in questo caso il governo ha fatto e usato leggi per l'impatto ambientale che non richiedono controlli ambientali prima di decidere la realizzazione dell'opera. In questo modo e' facile stare dalla parte della legalita' (senza considerare poi i conflitti d'interesse in gioco).

Alcuni critici facevano notare l'assenza dello Stato dalla Valsusa, rilevando come esso sia presente solo tramite Carabinieri e Polizia, che non hanno i poteri e le competenze per intavolare trattative con la popolazione e si trovano essi stessi in situazione di difficolta' e di disagio, proprio perche' 'padri di famiglia in divisa', come li ha definiti un membro del governo (a meno di qualche mela marcia o facinoroso, che non manca in nessun contesto).

Ma qui 'parlare' significherebbe interrompere almeno temporeamente i lavori, perche' il palliativo dell'Osservatorio salute proposto dal governo, con trivelle che continuano a perforare la montagna - non per effettuare i carotaggi (che sembra non possano avvenire prima di aprile per la indisponibilita' della macchina), ma per fare la prima parte dei lavori senza preventive verifiche - e' solo una presa in giro e un altro spot mediatico a beneficio del resto della nazione.

*presidente Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus

Interventi e articoli sul No Tav

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