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NEW del 24 agosto
2005
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Giustizia
: Bobbio fa marcia indietro su norma anti - Caselli Al termine di questa ultima - e politicamente torrida- estate della legislatura, la maggioranza di governo ha predisposto un ennesimo intervento legislativo avente ad oggetto la materia dell'ordinamento giudiziario. Come noto infatti, in sede di approvazione della recente riforma del sistema della giustizia, è stato inserito nel relativo disegno di legge un emendamento (proposto dal senatore di AN Luigi Bobbio, già tristemente noto per le grottesche posizioni in passato assunte circa la determinazione del contenuto del potere di interpretazione della legge da parte del giudice) che, individuando nei 70 anni l'età pensionabile dei magistrati, preclude ai medesimi l'accesso ad incarichi di tipo direttivo nei quattro anni che precedono il pensionamento. Per candida ammissione dello stesso senatore Bobbio, la ratio effettiva di tale norma consiste nella necessità di impedire la nomina di un magistrato "altamente politicizzato" come Giancarlo Caselli alla carica di Procuratore Nazionale Antimafia. Malgrado la manifesta illegittimità costituzionale della disposizione in commento, derivante dalla lesione che la medesima reca alle prerogative riservate al CSM dall'art. 105 della Carta Fondamentale, il Presidente della Repubblica ha scelto di non rinviare alle Camere il testo della suddetta legge, rimettendo alla Consulta il compito di rilevarne l'eventuale incostituzionalità. Una volta entrata in vigore la norma (e soprattutto una volta neutralizzata l'ascesa del giacobino Caselli alla Superprocura) lo stesso senatore Bobbio, resosi tardivamente conto di avere contribuito con la sua proposta a precludere l'assegnazione di oltre (sic!) 1500 magistrati ad incarichi direttivi, si è reso promotore di un nuovo disegno di legge, forse ispirato tanto ad assecondare nobili "esigenze di coerenza del sistema" quanto a soddisfare più concrete velleità di successo elettorale. Tale proposta (destinata logicamente ad essere approvata una volta che la nomina del successore di Pierluigi Vigna alla carica di Procuratore Nazionale Antimafia sarà perfezionata) mira infatti ad individuare nei 72 anni l'età pensionabile dei soggetti appartenenti all'ordinamento giudiziario, così da elevare a 68 anni l'età utile per l'attribuzione degli incarichi di maggiore prestigio. Se si rileva poi che soltanto nel 2002 il Governo (malgrado il parere negativo dell'ANM) aveva attribuito , forse nel tentativo di catturare i favori dei giudici della Cassazione in quel periodo chiamati a decidere sulle istanze di rimessione per legittimo sospetto presentate dai legali di Silvio Berlusconi e Cesare Previti nell'ambito dei processi IMI-SIR e SME, ai magistrati la possibilità di rimanere in carriera fino ai 75 anni, alcune amare riflessioni possono essere formulate da tutti quanti hanno a cuore la salvaguardia dei valori democratici e dell'integrità dell'ordinamento giuridico. Sul piano politico, la proposta del senatore Bobbio rappresenta infatti l'ennesima conferma della tendenza ad utilizzare lo strumento legislativo per finalità contingenti e spesso riconducibili agli interessi individuali di alcuni ben noti personaggi. Ma se la successione di leggi sopra descritta viene resa oggetto di una valutazione di carattere squisitamente giuridico, la realtà che emerge da tale valutazione assume, se possibile, connotati ancora più inquietanti. Malgrado l'attuale maggioranza annoveri tra le sue fila avvocati e magistrati di chiara fama nonché stimati docenti di materie giuridiche, l'attuale legislatore si è a più riprese dimostrato tecnicamente incapace di legiferare in maniera organica e coerente, creando attraverso le sue deliberazioni una serie di disfunzioni in seno all'ordinamento i cui effetti si rivelano (come nel caso di specie) in tutta la loro nefasta evidenza.
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