NOTIZIARIO del 18 marzo 2005

 
     

Stati Uniti : senatori e stampa , basta al segreto di Stato
di Rico Guillermo

La sicurezza dello Stato potrebbe non essere piu' una scusa valida negli Stati Uniti per nascondere le informazioni. E' infatti all'esame del Senato americano un provvedimento per costringere il governo a rispondere a molte domande, anche se 'scomode'.

Il progetto di legge, bipartisan, in quanto presentato dai senatori Patrick Leahy, democratico, e John Cornyn, repubblicano, prevede che il segreto per motivi di sicurezza interna - oggi accampato dal governo ma anche da alcune compagnie private - possa essere mantenuto solo se i fatti sono "critici per la sicurezza nazionale".

Il "ripristino dell'atto della liberta' di informazione" e' stato discusso in audizione al Comitato giudiziario del senato ieri. A giudizio dei senatori e' il momento di rispettare il "diritto del pubblico di sapere" e il "dovere del Congresso di conoscere cosa sta facendo il governo" mentre "la segretezza del governo e' aumentata di recente a livelli mai visti".

Il 'reclamo' dei due senatori e' sostenuto anche dalla societa' americana degli editori di giornali ed altre organizzazioni come l'associazione bibliotecaria americana, che si batteper l'accesso all'informazione nel mondo. Con una campagna stampa esse ricordano alla gente "che i diritti richiedono una stampa libera".

I giornali aderenti alla campagna segnalano che le grandi compagnie private responsabili di impianti nucleari possono mascherare errori potenzialmente molto dannosi, apponendo il timbro "infrastrutture critiche" (e quindi a rischio terrorismo) su interi fascicoli, mentre le discrepanze fra le dichiarazioni di societa' responsabili di impianti e i valori riscontrati realmente, dimostrano l'importanza della battaglia dei senatori Leahy e Cornyn.

Agenzie di stampa USA hanno sottolineato di recente che gli uffici federali (dipendenti dal governo) hanno molto ridotto dal 1998 il numero di informazioni fornite alla stampa e al pubblico.

In particolare si rilevava reticenza sui prigionieri rinchiusi in carceri a controllo USA all'estero e sulle politiche energetiche del vicepresidente Dick Cheney, notoriamente ex presidente della Hallyburton, compagnia petrolifera e di servizi peraltro coinvola in uno scandalo per appalti miliardari nella guerra in Iraq sui quali indaga l'FBI.

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