NOTIZIARIO del 16 marzo 2005

 
     

Ritiro delle truppe dall'Iraq : commenti della stampa estera
di Giulia Alliani

La stampa estera si chiede oggi che cosa volesse dire esattamente Silvio Berlusconi l'altra sera, nel corso della trasmissione televisiva "Porta a Porta", a proposito del ritiro delle truppe italiane dall'Iraq previsto per settembre.

I giornali stranieri si pongono parecchie domande: perche' l'abbia detto, se intenda davvero ritirare le truppe o se si tratti di una manovra elettorale, se le condizioni che ha posto (la capacita' del governo iracheno di mantenere autonomamente condizioni di sicurezza nel Paese) rendano irrealizzabile il proposito appena enunciato, se davvero la "exit strategy" sia stata concertata con Tony Blair, e molti altri interrogativi, a seconda del Paese di provenienza e delle ripercussioni che la decisione potrebbe avere su questi ultimi.

Bloomberg riporta il commento del portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, secondo il quale "i tempi del ritiro delle forze italiane in Iraq saranno dettati dalla capacita' del nuovo governo iracheno di assumersi maggiori responsabilita' e garantire la sicurezza", mentre l'Italia "prima di ritirare le sue truppe, lavorera' sul territorio di concerto con gli alleati".

Una portavoce del Comando Centrale degli Stati Uniti che sta conducendo la guerra in Iraq ha detto di essere al corrente dell'annuncio di Berlusconi e di non avere commenti da fare: "Vogliamo dare la possibilita' agli alleati della coalizione di dare spiegazioni sul loro impegno" ha detto in un'intervista il Capitano Alison Salerno, del comando dei Marines con base a Tampa, in Florida.

Il reporter di Bloomberg ricorda le opinioni divergenti di Berlusconi e del Pentagono a proposito dell'incidente del 4 marzo, in cui perse la vita Nicola Calipari, e sottolinea quanto dichiarato da Berlusconi a Bruxelles il 22 febbraio, e cioe' che era ancora troppo presto per parlare di lasciare l'Iraq, mentre solo alla fine dell'anno sarebbe stato possibile tracciare un quadro della situazione delle forze militari e di polizia irachene.

Tony Barber, corrispondente del Financial Times da Roma, e James Harding da Washington, sottolineano i medesimi aspetti e il fatto che, per le truppe italiane, si tratta di "un ritiro parziale", non totale come quello deciso dal governo spagnolo di Zapatero l'anno passato. Sull'incidente del 4 marzo ricordano che Berlusconi si aspetta un'inchiesta chiarificatrice da parte degli americani perche', secondo le sue parole, "Bush sa di non poter deludere un leale alleato".

Secondo il F.T. la casa Bianca ha cercato di mettere la sordina alla notizia del ritiro per limitarne l'impatto, ma l'uscita di scena dell'Italia aumenterebbe la pressione su Bush perche' fissi una data per la fine dell'impegno in Iraq. Un funzionario britannico ha dichiarato ieri che non e' stata decisa una data per il ritiro delle forze britanniche dall'Iraq, ma che alcune zone del paese sono gia' sufficientemente tutelate dalle forze irachene.

Anche secondo il Telegraph, funzionari americani e britannici cercavano, l'altra sera, di ridurre la portata dell'annuncio di Berlusconi. Il quotidiano riporta la dichiarazione di un portavoce del Foreign Office: "Abbiamo chiarito che resteremo in Iraq fino a quando ci sara' bisogno di noi. Il Signor Berlusconi dice piu' o meno la stessa cosa". Il Telegraph fa pero' presente ai suoi lettori che Berlusconi deve far fronte ad un'opinone pubblica sempre piu' ostile alla missione irachena, soprattutto dopo l'uccisione di Nicola Calipari da parte dei soldati americani.

La coalizione in Iraq, secondo il Telegraph, sta andando in pezzi: "Ieri la Bulgaria ha annunciato il ritiro delle sue truppe entro la fine dell'anno. L'Olanda completera' il ritiro entro il mese prossimo, mentre l'Ucraina ha in progetto di porre termine al suo impegno nei mesi a venire. La Polonia ha rimandato alla fine del 2005 la data del rientro delle sue truppe".

Peter Popham dell'Independent descrive cosi' ai suoi lettori la situazione italiana: "Una percentuale tra il 70 e l'80 per cento degli italiani e' contraria al coinvolgimento dell'Italia in Iraq, ma finora il Signor Berlusconi aveva resistito alle pressioni che volevano fargli dichiarare una data per il ritiro delle truppe italiane, che vengono definite "forze di pace" ("peacekeepers"). In passato aveva affermato che sarebbero rimaste nella regione finche' il governo dell'Iraq non ne avesse chiesto il ritiro".

Popham riporta l'opinione di esperti militari che hanno lanciato un avvertimento: e' probabile che, come conseguenza del ritiro delle truppe italiane, un maggior numero di truppe britanniche saranno inviate in Iraq per colmare i vuoti. Charles Heyman, analista della difesa per il Jane's Information Group, ha detto: "Non c'e' alcun dubbio sul fatto che il nascente esercito iracheno non sia in grado di esercitare un controllo sulla regione e che abbia bisogno del supporto delle forze della coalizione. Il ritiro degli italiani lascera' di sicuro un grosso buco, ed e' probabile che venga chiesto a noi di riempirlo".

Viene riportata anche l'opinione di James Walston, professore di scienze politiche all'Universita' Americana di Roma: "E' da parecchio tempo che Berlusconi sostiene di volere il ritiro delle truppe in tempi piuttosto brevi. L'uccisione di Calipari ha dato probabilmente un impulso al progetto. Berlusconi non puo' e non vuole mollare tutto all'improvviso, ma fara' il possibile per lasciare l'Iraq con tutta la rapidita' che gli consente l'eleganza. Non desidera che la spesa per il salvataggio di un altro ostaggio opprima le menti dei contribuenti nel momento in cui andranno a votare. E' probabile che il centro-destra perda le prossime elezioni, ma questa operazione ridurra' la loro discesa nei sondaggi. L'annuncio di Berlusconi e' un'azione di retroguardia".

Anche le parole di Gabriele Polo, direttore del Manifesto, sono citate nell'articolo di Popham: "Questa decisione e' certamente da mettere in relazione con le prossime elezioni. Cio' che temo e' che gli Stati Uniti e l'Italia abbiano siglato un patto. L'America accetta il ritiro dell'Italia e l'Italia accetta che l'inchiesta sulla morte di Calipari non faccia luce sull'incidente. Lo lascera' nel buio. Non scopriremo cio' che e' veramente accaduto".

Secondo il New York Times dubbi non ce ne sono: Berlusconi, non stava pensando solo all'Iraq quando ha parlato alla trasmissione 'Porta a Porta'. Sempre nello stesso programma ha infatti annunciato che correra' per farsi rieleggere alle elezioni del 2006. Il suo richiamo ai colloqui avuti con Tony Blair sull'argomento del ritiro delle truppe ha suscitato l'entusiasmo di Menzies Campbell, portavoce per gli affari esteri del partito liberale, avversario del partito laburista di Blair, che alle prossime elezioni basera' la propria campagna elettorale su una piattaforma di rivendicazioni contrarie al coinvolgimento bellico: "Obiettivo della Gran Bretagna dovrebbe essere il ritiro delle proprie truppe entro la data della fine del mandato ONU che scade nel dicembre del 2005" ha dichiarato Campbell.

Per il NYT "l'annuncio di Berlusconi e' sembrato uno schiaffo agli sforzi dell'amministrazione Bush per mantenere le truppe in Iraq e contemporaneamente far apparire la guerra come lo sforzo di un'ampia coalizione di nazioni, proprio adesso che anche altri alleati hanno dichiarato che si stanno accingendo a ritirare le loro truppe nei prossimi mesi" A Washington, all'amministrazione Bush non sarebbe rimasto molto da dire, se non applaudire al ruolo dell'Italia in Iraq, concentrandosi sulla promessa di Berlusconi di non ritirarsi precipitosamnte poiche', secondo le parole di Scott McClellan, "prima di prendere certe decisioni, egli lavorera' di concerto con gli alleati nella regione".

Ad una domanda sui motivi dell'annuncio di Berlusconi che sarebbero da collegare all'Uccisione di Nicola Calipari McClellan ha risposto: "Non ipotizzerei una relazione con quegli avvenimenti". Al Pentagono un portavoce ha dichiarato che, al momento, non si rendono necessari nuovi provvedimenti da parte delle forze della coalizione: "sebbene siamo ancora in attesa dei dettagli di quella che pare essere la decisione della politica italiana, da quel che e' dato capire, si comincerebbe in settembre con un ritiro scaglionato in diverse fasi, e c'e' tutto il tempo per lavorare su eventuali problemi che dovessero sorgere".

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