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NOTIZIARIO del 24
febbraio 2005
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Ruanda
: Tribunale ONU individua 15 sospetti di genocidio Il Tribunale Penale Internazionale dell'ONU ha individuato 15 possibili responsabili per il genocidio del 1994 che porto' al massacro di 800.000 persone prevalentemente di etnia Tutsi. Il Tribunale per il Ruanda di Arusha, in Tanzania - creato nel novembre 1994 - cerca di accelerare le inchieste al fine di limitare i ritardi che sono invece imposti a quello dell'ONU, allo scopo di terminare i lavori entro il 2010. La pena piu' severa che il tribunale penale dell'ONU possa infliggere e' l'ergastolo, mai la pena di morte. Kigali aveva molto insistito perche' il tribunale penale per il Ruanda le permettesse di giudicare le menti presunte del genocidio per mostrare alle vittime che e' stata fatta giustizia. Il TPI ha rimesso al Ruanda i fascicoli dei sospetti. Il procuratore generale aggiunto per il Ruanda Martin Ngoga ha salutato questo "gesto benvenuto" del TPIR. I dossier rimessi alla procura ruandese riguardano persone ricercate per crimini contro l'umanita', genocidio e cospirazione volta a commettere genocidio. Le identita' dei sospetti non saranno rese note fino all'arresto. Ad oggi 25 persone sono giudicate dal Tribunale per il Ruanda, 20 sono gia' state condannate e 3 assolte. A fianco del Tribunale giudiziario vi sono tutta una serie di incontri di riflessione nei singoli villaggi in cui vittime e carnefici si incontrano e raccontano quello che hanno vissuto. Questo gesto e' considerato necessario anche da un punto di vista psicologico, dato che molte persone soffrono a distanza di tanti anni di turbe dovute a quanto visto o sofferto. Oltre al dolore per i propri morti, infatti, i Ruandesi hanno dovuto fare i conti con altri strascichi di quei giorni terribili: molte donne furono infettate dall'AIDS per le violenze e decine di migliaia di bambini restarono orfani di entrambi i genitori, spesso uccisi sotto i loro occhi a colpi di machete. Migliaia furono vittime di orribili violenze e molti minori furono forzati a commettere atrocita'. Il generale Romeo Dallaire - comandante nel 1994 della piccola forza di pace ONU in Ruanda, che riporto' turbe psichiche dall'aver assistito a quegli orrori essendo quasi impotente - ritiene che l'Occidente abbia una "responsabilita' criminale" per la sua inerzia durante le violenze: "La comunita' internazionale non si preoccupo' per i Ruandesi perche' il Ruanda era un Paese di nessuna importanza strategica". Lo stesso Kofi Annan l'anno scorso si scuso' a titolo personale ed a nome dell'ONU per il mancato intervento della comunita' internazionale all'epoca dei fatti.
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