NOTIZIARIO del 07 agosto 2004

 
     

Afghanistan : omicidio della Cutuli , novità
di red

Sconcertanti novita' nella vicenda, ancora non chiara, dell'omicidio di Maria Grazia Cutuli ed altri tre giornalisti. Uno degli assassini avrebbe infatti confessato alla televisione di Stato afghana l'omicidio di un collega della giornalista morta in Afghanistan nel 2001.

Nella mattinata del 19 novembre 2001, Maria Grazia Cutuli, 39 anni, inviata del Corriere della Sera, Julio Fuentes, 46 anni, inviato del quotidiano spagnolo El Mundo, Harry Burton, 33 anni, cameraman australiano dell’agenzia di stampa britannica Reuters Video News, e Azizullah Haidari, 33 anni, fotografo di origine afghana dell’agenzia Reuters, sono stati assassinati da un gruppo di sconosciuti lungo la strada tra Jalalabad e Kaboul.

Reza Khan, accusato di aver partecipato all’assassinio di quattro giornalisti uccisi nel 2001, poco dopo la caduta del regime talebano, è stato intervistato, il 3 agosto 2004, da Kabul Radio and Television (KRT). Quest’uomo, arrestato nel giugno 2004 e tuttora detenuto, ha confessato di aver ucciso uno dei reporter nel corso dell’agguato.

Reza Khan afferma che il gruppo al quale apparteneva ha attaccato i giornalisti per derubarli, in contraddizione con la tesi del crimine politico perpetrato dai talebani. Egli afferma di aver ucciso il più anziano dei reporter. Potrebbe trattarsi di Julio Fuentes, giornalista del quotidiano spagnolo El Mundo, che aveva all’incirca 13 anni più degli altri colleghi.

Reza Khan avrebbe commesso questo assassinio per ordine di un certo Zar Jan, che indica come il capo del gruppo, composto da una dozzina di persone, che avrebbe attaccato i giornalisti. Nell’intervista televisiva Reza Khan aggiunge inoltre che questo agguato era stato teso con l’obiettivo di derubare le vittime.

La Cassazione, che si è occupata di questo caso nel quadro dell’inchiesta sulla morte di Maria Grazia Cutuli, l’inviata del Corriere della Sera, aveva sostenuto invece l’esistenza di un movente politico in questa vicenda. Peraltro, Reza Khan avrebbe dichiarato che il suo gruppo obbediva agli ordini di un capo talebano di nome Maulawi Latif.

Khan è attualmente accusato dei reati di "banditismo, rapina, omicidio e stupro " e rischia la pena capitale. Per il momento non è stata comunicata nessuna data relativa a questo processo.

L'organizzazione Reporter senza frontiere ha chiesto al presidente afghano, Hamid Karzai, di intervenire affinché la giustizia dia prova di trasparenza in questa vicenda e che siano resi pubblici, in particolare, i nomi di tutte le persone accusate, condannate o arrestate nel contesto di questa inchiesta.

"Il funzionamento della giustizia continua a essere poco trasparente e le scarse informazioni divulgate dalle autorità non ci permettono di giudicare i progressi compiuti dall’inchiesta, iniziata ormai tre anni fa ", ha dichiarato l’organizzazione.

Dopo questa intervista televisiva, molti interrogativi restano infatti senza risposta. Innanzitutto, quante sono esattamente le persone arrestate nel quadro di questa inchiesta? Le autorità avevano annunciato, nell’aprile 2003, l'arresto di cinque persone sospettate e due di loro avrebbero confessato di aver partecipato a questi omicidi.

Da allora, la giustizia non ha divulgato altre informazioni complementari relative a queste persone. Inoltre, le autorità non hanno fornito alcuna precisazione in merito a Zar Jan, il presunto capo del gruppo di talebani che avrebbe teso l’agguato ai reporter, né su Mohammed Agha, designato come l’assassino di Maria Grazia Cutuli.

Abdul Fatah, che ha condotto le indagini per i servizi di informazione afghani, interrogato dall’agenzia stampa americana Associated Press (AP), ha dichiarato che Reza Khan era stato arrestato, nel giugno 2004, grazie alle informazioni fornite da uno dei suoi complici, tal "Mahmoud".

Quest’ultimo, sarebbe già stato condannato a 16 anni di carcere per aver partecipato a questi crimini. Tuttavia, non è stata resa pubblica nessun’altra informazione relativa a questo individuo, né in merito alle accuse a suo carico o alle circostanze del suo processo.

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