NOTIZIARIO del 27 dicembre 2004

 
     

Investimenti nelle guerre preventive ma non nella prevenzione delle calamita'
da Domenico Ciardulli

Il maremoto che ha colpito l'Asia meridionale, con le migliaia di vite umane che potevano essere salvate, ha ancora una volta confermato quanto sia abissale il divario tra paesi ricchi e paesi poveri e quanto, in un mondo globalizzato, il valore della vita umana sia molto poco globale.

Lo ammette lo stesso servizio di monitoraggio sismografico degli Stati Uniti: "la maggior parte di queste persone poteva sopravvivere". Migliaia di vittime avrebbero potuto essere salvate se qualcuno, "lassù" nella stanza dei bottoni, avesse utilizzato tutti i mezzi tecnologici per sfruttare quei 60 minuti intercorsi tra il terremoto al largo di Sumatra e le ondate che ha generato nelle isole. Allertare in tempo per consentire lo spostamento delle persone di solo mezzo chilometro verso l'interno avrebbe consentito la salvezza di migliaia.

Purtroppo siamo costretti a prendere atto che si sanno usare, con solerzia e abilità, gli strumenti più sofisticati di guerra e distruzione attraverso politiche militari dissennate ma poco interessano, invece, le politiche di difesa del suolo e dell'ambiente, le politiche di prevenzione nelle calamità naturali, il rispetto e la salvaguardia della vita umana. Per le ragioni esposte, a mio avviso, possiamo dire che oggi, nella storia dell'Umanità, è stata tracciata un'altra sconfitta gravissima.

E' un passo indietro che getta un'ombra pesante sulla nostra civiltà.

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