NOTIZIARIO del 21 giugno 2004

 
     

Il Consiglio Europa su stato informazione in Italia
traduzione a cura di Giulia Alliani

Ecco alcuni appunti tratti dal Rapporto della Commissione Cultura del Consiglio d'Europa incaricata di eseguire uno studio e di preparare una relazione su:" Monopolio dei media elettronici ed eventuale abuso di potere in Italia" (Doc. 10195 3 giugno 2004 Commissione cultura, scienze ed istruzione stesura del rapporto: Mr. Paschal Mooney, Ireland, Liberal, Democratic and Reformers Group).

Il 24 giugno la relazione verra' votata a Strasburgo dai Parlamentari del Consiglio che e' composto da rappresentanti di 45 Stati del Continente e non solo da quelli dell'UE. Nello stesso giorno verra' messa ai voti anche una relazione riguardante la legge italiana sul legittimo sospetto (detta Legge Cirami).

IL SOMMARIO PRESENTA SINTETICAMENTE IL PROBLEMA COSTITUITO DALLA CONCENTRAZIONE DEL POTERE MEDIATICO NELLE MANI DEL PRESIDENTE DEL cONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI E SOTTOLINEA IL FATTO CHE QUESTA ANOMALIA NON E' MAI STATA RISOLTA DA UNA LEGGE AD HOC, NONOSTANTE IN ITALIA SI SIANO SUSSEGUITI GOVERNI DIVERSI E DI DIVERSO COLORE: "L'immagine negativa che viene fornita all'estero dall'Italia potrebbe vanificare gli sforzi del Consiglio d'Europa che, nelle democrazie giovani, si fa promotore dello sviluppo di mezzi di comunicazione indipendenti e imparziali."

NELLA BOZZA DI RISOLUZIONE SI SOTTOLINEA CHE:

1. L'Italia e' uno degli stati fondatori del Consiglio d'Europa: suscita quindi particolare preoccupazione la concentrazione di potere politico, economico e mediatico nelle mani di una sola persona, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

2. L'Assemblea Parlamentare non puo' accettare che questa anomalia venga minimizzata con la scusa che essa rappresenta un problema solo potenziale. Una democrazia si giudica non solo dai comportamenti messi in atto giorno dopo giorno, ma dai principi che sostiene e difende davanti ai propri cittadini e alla comunita' internazionale. L'Assemblea ricorda che, secondo l'articolo 10 della Convenzione sui Diritti dell'Uomo e secondo la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani, gli Stati hanno l'obbligo di proteggere il pluralismo dei media e, se necessario, adottare misure concrete al fine di salvaguardarlo e promuoverlo.

7. L'Assemblea si preoccupa in particolare per la situazione della RAI... La RAI e' sempre stata lo specchio del sistema politico del Paese e il pluralismo al suo interno e' passato dalla rappresentanza proporzionale delle ideologie politiche dominanti, caratteristica del passato, al "chi vince piglia tutto", come riflesso dell'attuale situazione politica. L'Assemblea ha notato con preoccupazione le dimissioni del Presidente della RAI e di una delle sue giornaliste piu' popolari, in protesta per l'assenza di una rappresentanza politica bilanciata nel Consiglio di Amministrazione e per l'influenza esercitata dalla politica nella programmazione.

11. L'Assemblea invita dunque le autorita' italiane a:
I- Occuparsi in modo urgente e convincente del conflitto di interessi, facendo si' che la responsabilita' sia anche a carico dei proprietari delle aziende, e non solo degli amministratori.
II- Far si' che leggi e regolamenti pongano fine ad una lunga tradizione di interferenza politica nei media, con particolare riferimento alla Committee of Ministers? Declaration on freedom of political debate in the media, del 12 Febbraio 2004.
III- Promuovere leggi e regolamenti che non solo favoriscano il pluralismo in generale, ma spezzino urgentemente l'attuale duopolio Rai - Mediaset e sostengano la carta stampata.
IV- Considerare misure specifiche che garantiscano la pluralita' dei contenuti.

........ UN MEMORANDUM ESPLICATIVO E' STATO REDATTO DALL'ON. PASCHAL MOONEY. Nell'ambito della Commissione Cultura, Gennaro Malgieri ha fatto verbalizzare la sua opposizione a questo memorandum.

[Tralascio l'elenco delle critiche rivolte all'Italia da vari organismi europei e la dettagliata descrizione della situazione dei media in Italia completa di leggi, sentenze della Corte Costituzionale, etc., per non ripetere notizie gia' riportate piu' volte dal Bollettino. Segnalo invece i criteri dello studio che verra' presentato il 24 giugno all'Assemblea del Consiglio d'Europa, gli elementi considerati, le persone intervistate dagli ispettori europei, e qualche osservazione che mi pare interessante perche' espressione di sincera meraviglia da parte di osservatori esterni per aspetti del nostro costume che noi Italiani, ormai assuefatti, finiamo con il considerare "normali", mentre normali non sono] ...

5. E' anche piu' preoccupante il fatto che in certi Paesi dell'Europa Centrale e Orientale, dove la concentrazione nel settore dei media e la commistione col potere poltico sono in fase di espansione, l'espressione "berlusconizzazione" dei media abbia acquistato rilevanza.

6. Il 1 ottobre 2003 con il documento 9947 e' stata richiesta un'indagine su un eventuale monopolio e abuso di potere nei media elettronici in Italia. L'indagine e' stata affidata alla Commissione Cultura, Scienza e Istruzione che e' stata incaricata di stilare un rapporto.

7. Sono state organizzate due visite di studio in Italia, dal 3 al 5 novembre 2003 e dal 30 marzo al 2 aprile 2004 (elenco persone sentite dal Consiglio)

8. Come e' stato ribadito dai redattori del rapporto, lo scopo delle visite non era assolutamente quello di immischiarsi nelle questioni interne e neppure quello di istituire una specie di tribunale internazionale per l'Italia. La finalita' del rapporto consisteva nel confrontare la situazione dei media in Italia con i piu' alti standard internazionali, che il Consiglio d'Europa, e quindi anche l'Italia come stato membro, hanno il dovere di difendere.

9. Sebbene Berlusconi si trovi in posizione dominante nel settore della TV commerciale, i veri problemi si manifestano per il fatto che egli detiene la carica di Presidente del Consiglio. Gli inviati hanno quindi deciso di focalizzare l'attenzione su due aspetti dei quali e' direttamente responsabile il Primo Ministro: assicurare l'indipendenza del servizio pubblico (che e' anche il principale concorrente della TV commerciale di Berlusconi) e promuovere le leggi che difendono il pluralismo dei media.

IL RAPPORTO PROCEDE DELINEANDO LA SITUAZIONE DEI MEDIA IN ITALIA CHE E' INSCINDIBILE DAL CONTESTO POLITICO GENERALE E QUINDI DAL TERREMOTO POLITICO DELL'ULTIMO DECENNIO:

10. ...Anche oggi le lamentele dei giornalisti a proposito delle pressioni politiche vengono liquidate dalla coalizione di governo come tipiche della retorica di sinistra. "Comunista" e "Fascista" sono aggettivi che ancora adesso sostituiscono una discussione oggettiva e pacata. Anche l'Economist e' stato definito una pubblicazione "comunista" dopo la pubblicazione, nel 2001, di una foto di Berlusconi, prima delle elezioni, accompagnata dal titolo ?Why Berlusconi is Unfit to Govern Italy?

11. Forse l'esempio piu' eloquente dell'occupazione dei media da parte del potere politico era il sistema della cosiddetta "lottizzazione" della RAI, dove i tre canali venivano tradizionalmente assegnati ai tre maggiori partiti politici, Democristiani, Socialisti e comunisti. Dunque, per tradizione, "pluralismo" nei media elettronici non significava necessariamente poter disporre di una piattaforma che offrisse un punto di vista indipendente ed equilibrato, ma piuttosto le espressioni di diverse ideologie politiche attentamente distribuite e calibrate.

12. La tentazione di mettere la camicia di forza ai media non costituisce una novita'. Il cambiamento consiste nel fatto che il principio di "lottizzazione" caratteristico del passato e' stato sostituito dall'approccio "winner takes all" tipico del nuovo sistema elettorale. Il che significa che qualsivoglia "pluralismo" politicamente regolato verrebbe oggi ridotto sempre di piu'. Come ciliegina sulla torta si da' il caso che oggi, nell'attuale situazione politica, il "winner" possieda e copra anche la quasi totalita' del mercato della televisione commerciale.

13. La filosofia politica di Berlusconi e dei suoi alleati suggerisce evidentemente che la vittoria elettorale e la forte maggioranza parlamentare siano sufficienti a dargli mano libera nel governo delle istituzioni dello Stato. Inoltre il suo approccio, tipico delle politiche di marketing, significa che per lui la TV ha un'importanza strategica. Non meraviglia percio' che, all'avvicinarsi delle Elezioni Europee, nelle quali e' candidato, Berlusconi abbia significativamente moltiplicato le sue apparizioni in TV, anche nel corso di programmi sportivi.

14. Il cosiddetto duopolio Rai-Mediaset e' in se stesso un'anomalia dal punto di vista delle regole di mercato e della concorrenza...

15. Ma non e' il mercato il responsabile di questa situazione: lo e' invece la politica [E QUI IL RAPPORTO SPIEGA DETTAGLIATAMENTE QUANTO ACCADUTO IN ITALIA NEL MONDO DEI MEDIA (TV, STAMPA, PUBBLICITA') A PARTIRE DALLA FINE DEGLI ANNI '70] MOLTO SPAZIO VIENE DEDICATO ALLE LAMENTELE DEI GIORNALISTI RAI, ORMAI RIDOTTI ALL'AUTOCENSURA, PER IL TIMORE DI PERDERE IL POSTO DI LAVORO, ALLE VICENDE DI BIAGI, SANTORO, GRUBER, ANNUNZIATA, TAGLIAFICO, CHE SI ERA RIBELLATA ALLA "PANINO RULE", ETC., TUTTAVIA:

50. I giornalisti RAI dicono che pressioni politiche ce ne sono sempre state e sono sempre state considerate come un normale aspetto del servizio pubblico, indipendentemente dal fatto che provenissero da destra o da sinistra, solo che prima avvenivano in una forma piu' sottile di quanto accada attualmente.

UN LUNGO CAPITOLO VIENE POI DEDICATO ALLA LEGGE GASPARRI E AL SIC: 54. Uno degli aspetti piu' controversi della legge consiste nell'abolizione delle norme anti-trust esistenti per settori separati della comunicazione; e' invece permesso possedere fino al 20 % del cosiddetto Sistema Integrato di Comunicazione o SIC. Un parlamentare al quale e'stato chiesto di specificare i contenuti di questa definizione ha risposto: "Come si puo' definire il mare?"

55. Il Presidente dell'Authority per la Concorrenza Professor Giuseppe Tesauro sostiene con sicurezza che il SIC non ha rilevanza dal punto di vista della Legge sulla Concorrenza dell'Unione Europea, che si riferisce invece alla ben definita nozione di "mercato rilevante". E' impossibile definire il SIC come un mercato rilevante perche' e' un cesto che comprende un grande numero di mercati separati (solo per le telecomunicazioni la Commissione Europea ne ha definiti 18). Tesauro teme che crei solo confusione. L'Authority intende quindi ignorarlo. Potrebbe essere sempre nella possibilita' di intervenire in caso di cartello, fusione, o abuso di posizione dominante nell'ambito di mercati rilevanti fra loro separati. E' sufficiente prendere in considerazione le dimensioni del SIC per capire che sarebbe quasi impossibile raggiungere una posizione dominante nel suo ambito.

UN CAPITOLO E' DEDICATO AL CONFLITTO D'INTERESSI E, SE MOLTE CRITICHE VENGONO RIVOLTE A BERLUSCONI, NEMMENO L'OPPOSIZIONE NE ESCE TROPPO BENE: 62. La questione del conflitto di interessi tra l'incarico politico di Berlusconi e i suoi interessi economici e mediatici si presento' per la prima volta dopo la sua elezione nel 1994. La rapida caduta del suo governo impedi' di adottare le appropriate misure legislative. I successivi governi di sinistra non riuscirono ad approvare una legge, sebbene fossero stati presentati vari disegni e proposte, e fosse sempre presente la possibilita' che Berlusconi vincesse le elezioni.

Secondo alcuni osservatori la responsabilita'di questa situazione va attribuita ad accordi privati tra i partiti al governo e quelli all'opposizione, per cui alcuni potenziali benefici avevano maggior peso rispetto ad altri. Nel 2001, una volta nominato Presidente del Consiglio, Berlusconi si impegno' a risolvere il problema del conflitto di interessi entro 100 giorni. Dopo tre anni nessuna legge e' ancora stata adottata.

LA PARTE FINALE DEL RAPPORTO ELENCA CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI: 69. IL POTENZIALE CONTROLLO SU PIU' DEL 90 % DEL MERCATO DELLE TV E' CIO' CHE CONTRADDISTINGUE LA SITUAZIONE IN CUI SI TROVA BERLUSCONI. LA PERCEZIONE CHE SI HA DALL'ESTERNO DI QUESTO CONFLITTO DI INTERESSI E' MOLTO DANNOSA E MINACCIA LA CREDIBILITA' DELL'ATTUALE GOVERNO.

70. Il governo pare rendersi conto degli effetti dannosi di questa percezione e non risparmia i suoi sforzi per dissipare i sospetti suscitati all'estero fornendo giustificazioni alle ambasciate, alla stampa estera e ai leaders stranieri.

71. La delegazione tuttavia e' venuta a conoscenza del fatto che i media esteri piu' importanti, con corrispondenti a Roma, ricevono telefonate da rappresentanti del Governo che rivolgono critiche al loro lavoro.

72. Se la classe politica italiana vuole dimostrare chiaramente la volonta' di rompere il suo rapporto viziato con i media, e se Berlusconi vuole che il mondo creda che gli atti che il suo governo compie vanno a vantaggio di tutti e non solo suo, la legge appena adottata deve promuovere il pluralismo in modo molto piu' convincente e deve affrontare il problema del conflitto di interessi.

73. Pluralita' dei mercati non e' sinonimo di pluralita' di contenuti. La moltiplicazione dei canali permessa dalla digitalizzazione non significa necessariamente maggiore varieta' di contenuti.

75. Difficile da accettare e' anche l'argomento per cui i proprietari non interferiscono con gli orientamenti generali mentre i managers sarebbero gli unici ad avere una responsabilita' in caso di conflitto di interessi. I suoi sostenitori sostengono che Berlusconi non si intromette nelle faccende che riguardano le sue televisioni. Qualunque sia lo stile personale di Berlusconi nell'occuparsi delle sue proprieta', esso tuttavia non lo esime, come Primo Ministro, dall'assumere la responsabilita' pubblica di far si' che la legge affronti tutte le possibili sfaccettature del conflitto di interessi.

77. Altro motivo di preoccupazione per il Consiglio d'Europa e' dato dalle difficolta' incontrate nei nuovi stati membri nel promuovere un servizio televisivo imparziale e indipendente politicamente. La classica scusa che viene fornita e' "guardate l'Italia". L'Italia sotto questo aspetto ha una particolare responsabilita'.

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The Independent: la nomina in Europa salva Dell'Utri

Il rapporto del parlamento UE sui media

Lo speciale libera stampa