NOTIZIARIO del 3 marzo 2004

 
     

Delibera del CSM su attacchi dei politici alla Magistratura
pratica n. 32/RR/2004
approvata oggi dal Plenum del CSM con i voti di tutti i consiglieri (e del Vicepresidente Rognoni ) e con la sola assenza del consigliere Di Federico, a seguito della richiesta di pratica a tutela aperta a seguito delle dichiarazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Documento elaborato a firma dei cons. Meliadò (relatore), Aghina, Buccico, Berlinguer, De Nunzio, Mammone, Marotta e Salvi.

La riforma dell'ordinamento giudiziario, e più in generale i temi relativi alla giustizia, appartengono alla centralità e alle priorità del dibattito politico, culturale ed istituzionale: il confronto, già segnato da contrasti e conflittualità, pare, ora, assumere itinerari aperti al dialogo, nella comprensione delle fondamentali esigenze espresse dal mondo dell'amministrazione della giustizia.

Purtroppo i rapporti tra magistratura e politica non sono sempre stati improntati, come era ed è auspicabile, ai principi ineludibili del reciproco rispetto e della leale collaborazione. Il CSM, costituzionalmente chiamato ad intervenire, a tutela della dignità ed indipendenza della magistratura, ha più volte espresso il principio che gli atti ed i provvedimenti dei magistrati possono essere discussi e criticati ma che non possono essere pretesto per dichiarazioni che delegittimino il singolo magistrato o l'intero ordine giudiziario: in tale contesto è indispensabile che non si ripetano episodi di denigrazione della magistratura e di singoli magistrati, del tutto inaccettabili, perché fortemente lesivi della stessa funzione giudiziaria.

Il CSM ribadisce con forza questo principio nella convinzione, espressa dal Presidente della Repubblica (comunicato del 4 settembre 2003 "che i cittadini italiani guardano alla magistratura con piena fiducia, come alla istituzione che, pur tra non poche difficoltà, si adopera con impegno e dedizione, in piena autonomia ed indipendenza, secondo il dettato costituzionale ad amministrare la giustizia per la tutela dei loro diritti ed il rispetto della legalità"). In particolare il CSM riafferma:

- la esigenza doverosa di rispetto del ruolo e delle funzioni della magistratura nella consapevolezza di preservare attraverso l'autonomia, l'indipendenza e l'imparzialità, la legalità e la tutela dei diritti dei cittadini uguali, secondo i principi sanciti dagli artt. 3 e 112 della Costituzione, di fronte alla legge, e la conseguente necessità di conformarsi a tali regole da parte dei rappresentanti a qualsiasi livello, del potere esecutivo e legislativo e della classe politica in generale;

- la pari necessità del riconoscimento, pur attraverso le mediazioni dell'ascolto e delle consultazioni, del primato del potere legislativo nelle scelte che costituzionalmente adesso competono;

- il richiamo doveroso perché in una democrazia parlamentare, come quella italiana, la libertà di espressione e di critica - necessaria, legittima e fisiologica - non tracimi nell'invettiva o nello stravolgimento delle varie posizioni che si propongono nel dibattiti politico istituzionale.

In un momento così delicato e tuttavia così potenzialmente fruttuoso per un incremento del dialogo e per l'affermazione dei principi ispiratori della giustizia, il CSM rivolge un forte appello al senso di responsabilità delle forze politiche - di governo e di opposizione - e della magistratura, perché nel superiore ed unitario interesse dei cittadini, sui temi della giustizia si affermi definitivamente il metodo del confronto.

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