NOTIZIARIO del 25 maggio 2004

 
     

I sacerdoti scrivono ai Vescovi : Fratelli , la pace
di
redazione

Da nord a sud i parroci e i "preti di strada" scrivono ai Vescovi per sollecitare una parola piu' aderente - dicono - ai principi cristiani sulla pace.

I Sacrdoti, i Frati e le Suore del nord dicono che il silenzio dei vescovi "in questi momenti di grande sofferenza" inquieta e scandalizza. Gli scriventi ritengono sia la pace uno degli argomenti ineludibili in questo momento e rilevano forti differenze fra "i pronunciamenti del Papa e quelli della CEI, tra le prese di posizione dell'Osservatore Romano e quelle di Avvenire".

Parlando dell'"occupazione militare in Iraq" dicono: "Come cristiani non siamo mandati ne' ad uccidere, ne' a salvaguardare gli interessi con la forza, ne' a confrontarci con fermezza con i fratelli musulmani. Dovremmo semplicemente opporci ad ogni violenza, anche occidentale, e offrire la nostra disponibilita' di amore e di servizio ai popoli. Ci sembra di essere di fronte al rovesciamento della concezione di pace annunciata da Chi e' morto per rendere visibile l'amore di Dio per tutti, perfino per i crocifissori.

"A volte alcune vostre affermazioni non sono giustificabili nemmeno in rapporto al Diritto internazionale" aggiungono gli scriventi, argomentando che "la strumentalizzazione politica della religione per fare scelte di guerra e' la causa principale della costruzione del fondamentalismo religioso nel mondo."

Il secondo punto affrontato dai sacerdoti e' il "degrado istituzionale in atto in Italia, con grave rischio sia della democrazia, che del patto solidaristico sancito nella Costituzione. Stiamo assistendo allo scontro tra le istituzioni dello Stato, in particolare al tentativo di interferire sui compiti costituzionali della Magistratura, alla occupazione di interi settori vitali per la democrazia come l'informazione, alla emanazione di leggi per uso privato o a favore di un parte di societa' o, peggio, per premiare chi "delinque"."

"Il mancato rispetto della legalita' - dicono i sacerdoti - non colpisce soltanto la vita politica ma e' fortemente diseducativo per le giovani generazioni." In dettaglio criticano la "Bossi-Fini" e la scuola privata cattolica con un ordinamento "anomalo" per gli insegnanti di religione, dato che "la complessiva privatizzazione della scuola gia' da ora, penalizza i socialmente e psichicamente piu' deboli."

Anche il tema dell'ambiente e' affrontato nella lettera, che auspica il "coinvolgimento di tutte le associazioni e i movimenti impegnati su queste tematiche per la costruzione della nuova Europa e per un mondo fondato sul primato non degli interessi, ma dei diritti". Fra i religiosi firmatari don Albino Bizzotto, don Bruno Ambrosiani, padre Giuseppe De Carlo, suor Chiara Carraro e anche molti laici.

E' firmata invece da padre Zanotelli ed altri missionari comboniani la lettera che viene dal sud, ed afferma che sembra "di essere caduti nella trappola di un male strutturale politico-economico-militare che ci assoggetta, ci impoverisce, ci svilisce e ci rende funzionali ad un sistema inumano che non ha a cuore il bene comune di ogni persona e di ogni popolo ma mira alla privatizzazione e al profitto ad ogni costo."

Conseguenza di questo sistema è "la guerra infinita" che uccide oltre 40 milioni di persone all’anno. I missionari ricordano "le barbarie della guerra in Iraq, come anche le barbarie delle altre guerre di cui siamo testimoni soprattutto in Africa: Sudan, Congo R.D., Somalia, Nord Uganda …; una testimonianza che alcuni di noi hanno pagato col sangue."

I sacerdoti denunciano come nel sud Italia sia in atto una "rampante militarizzazione del nostro territorio; la situazione della Puglia con un’ulteriore base a Taranto; l’arrivo degli Eurofighters a Gioia del Colle e dei Predators ad Amendola (FG); la militarizzazione della Sicilia e della Sardegna (in particolare la Maddalena); …. Militarizzazione che si sposa indissolubilmente con tutto il fenomeno mafioso già ben radicato nel territorio e si costituisce in un sistema ben strutturato a livello nazionale ed internazionale." Non manca un riferimento al sud come magazzino di stoccaggio per le scorie.

Anche in questa lettera emerge preoccupazione per il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana, cui i missionari chiedono di esprimersi "con una parola forte. Una parola forte, di pace, contro tutte le guerre: quella contro i poveri, quelle fatte con le armi (in particolare quella contro il popolo iracheno), e quella contro il nostro pianeta, dove è la vita stessa ad essere minacciata. "

"Ci appelliamo a voi come Pastori - dicono i missionari - perché ci aiutiate a leggere la nostra storia e a pungolare le Istituzioni perché assumano le loro responsabilità per il bene di tutti e di ciascuno."

I vescovi hanno gia' dato una prima timida risposta, segnalando che le cose sono cambiate in Iraq ed occorre una svolta. Ma probabilmente si vorrebbe che il segno sollecitato fosse piu' incisivo e ufficiale.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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