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NOTIZIARIO del 16
dicembre 2004
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Crocifissi
presepi e tribunali Il crocifisso deve restare nelle aule. E' il messaggio che molti hanno volutamente tramesso, non comprendendo - o peggio strumentalizzando - una sentenza della Corte Costituzionale che diceva solo che la sede preposta per la decisione e' il tribunale amministrativo, essendo una disposizione amministrativa, e non una legge dello Stato, quella che prevedeva la presenza del crocifisso nelle aule. Noi ribadiamo la nostra convinta laicita', che prescinde dall'eventuale fede di alcuni di noi ed e' invece in sintonia con la laicita' dello Stato che in alcuna legge, ne' tantomeno nella Costituzione, prevede la presenza di simboli religiosi nei luoghi pubblici, e con il dettato della Costituzione Europea, che, oltre ad abborrire le discriminazioni in base alla religione, e' di per se' un patto stipulato fra popoli di tradizioni religiose e culturali diverse fra loro. Diversa e', a mio avviso, la questione sollevata in questi giorni sui canti di Natale, sul presepe, etc. Infatti, poiche' il Natale e' nato come festa religosa cristiana, per ricordare la nascita di Cristo (da cui il nome), chi rinuncia al presepe dovrebbe per coerenza rinunciare anche al Natale, di per se' stesso festa non laica, ed alle connesse vacanze. Ne' viceversa mi sembra che ricordare con i suoi simboli il Natale significhi fare un omaggio ad un'altra religione. A parte il fatto che nella religione di Maometto Cristo ha un ruolo, anche se differente da quello delle religioni cristiane, non vedo perche' ad esempio Ebrei ed agnostici - che non festeggiano il Natale - dovrebbero prendersela per i suoi simboli esibiti, e non, ad esempio, per quelli della festa di Halloween, in cui si adottano simboli delle streghe, che appartengono alla pura fantasia o creduloneria? Ne' altri dovrebbero prendersela per i simboli religiosi ebraici o musulmani esibiti in occasione delle particolari festivita'. O vogliamo abolire la processione di Santa Rosalia e la festa per il miracolo di San Gennaro? Non mi sembra che i Giapponesi in vacanza se ne sentano offesi, vedendole con il loro occhio come tradizione, e non come imposizione di una religione. Mi sembra che i due fatti assumano una valenza assolutamente diversa. Nel caso dei crocefissi esibiti nei luoghi pubblici si sancisce infatti che quella e' la religione dello Stato, o almeno le si attribuisce valore di supremazia sulle altre, si impone di fatto un rispetto a tutti coloro che transitano per i locali pubblici e che a volte vi sono costretti, per obbligo di lavoro o scolastico. Essa rappresenta il culto, ed esclude o mortifica pertanto gli altri culti o il pensiero agnostico, associando peraltro le Istituzioni (laiche) ad una confessione. Nel caso del Natale, cosi' come avviene per le feste religiose di altre fedi, i simboli sono tutt'uno con la festa, ed hanno valore di tradizione, assumendo significato religioso solo per chi ha fede. E' quindi anche giusto spiegare origini e caratteristiche del Natale a bimbi di altre religioni o agnostici, non come fatto religioso, ma come fatto culturale cosi' determinante da aver comportato da decenni la chiusura delle scuole per venti giorni. La discussione sulla presenza di Cristo nel Natale travaglia comunque buona parte del mondo occidentale. Se la Francia ha gia' espresso in via generale la sua scelta di laicita' dello Stato e l'abolizione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici, negli USA - come accaduto per qualche insegnante italiana - molte scuole del New Jersey hanno deciso di bandire le canzoni e i simboli religiosi dal Natale, decorando le porte con il verde mostriciattolo Grinch o con l'avaro zio Scrooge, nello sforzo di mantenere la separazione fra Stato e chiesa. A Denver un gruppo di fedeli ha deciso invece di ribellarsi alla secolarizzazione del Natale scelta dall'amministrazione cittadina - che ha bandito i canti religiosi dalla tradizionale parata - ed ha insistito per suo conto cantando in giro le "carole" natalizie. La questione - non nuova negli Stati Uniti, ma quest'anno, a detta degli esperti, piu' intensa - e': e' possibile lasciare che i bambini dimentichino perche' gli Americani festeggiano il 25 dicembre? Questione che potrebbe essere posta anche al di qua dell'oceano. Peraltro, a tal proposito, fra consumismi e lustrini, tutti dimenticano che l'evento avrebbe una forte connotazione di poverta' e condivisione. Una volta, in vista del Natale si preparavano pacchi con coperte e soprattutto generi alimentari da distribuire a chi aveva subito una guerra o il terremoto (masse di povera gente in quelle condizioni ci sono ogni anno) e lo si faceva con amore, rinunciando a qualcosa per noi, o addirittura si condivideva la festa con un povero vagabondo (cristiano? non lo si sapeva). Oggi fra un pate', un nuovo schermo ultrapiatto e un paio di scarpe con gli strass, si discute se il presepe faccia parte o meno della tradizione, e se del Natale debba restare solo piu' il nome. Forse sarebbe il caso di recuperare il significato di quella festa, che puo' avere un senso per credenti o non credenti: amare, donare, condividere, accogliere l'altro. Le guerre politiche di religione condotte da chi confonde laicita' con fondamentalismo antireligioso o da chi per fede dovrebbe ricordare proprio questi valori, mi sembra che affermino il contrario di tale spirito. Lo speciale diritti umani con la polemica sul crocifisso
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