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NOTIZIARIO del 16
ottobre 2004
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Giornalismo
, pubblicità e mobbing Accanto alle polemiche per la questione dell'articolo 18, che nel campo dell'informazione si rifletteva sulla possibilita' di condizionare il lavoratore-giornalista con la perenne minaccia del licenziamento, vi e' anche un altro aspetto figlio della nostra epoca, ben descritto in questo articolo di Antonella Marrone segnalatoci da Domenico Ciardulli. Dopo la lettura consigliamo di leggere anche qui. Un'arma in mano agli editori per rendere inoffensivi i giornalisti. Come sappiamo il giornalismo di qualità sta subendo un attacco gravissimo da parte del marketing e della pubblicità. I giornalisti, come scrive Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, nel testo di introduzione al volume di commento al Nuovo Contratto, sono stati sviliti e trasformati in "operai del tondino". Una metafora dura, ma la verità rimane. I giornalisti oggi passano carte, riprendono notizie da altri giornali, rubano notizie da internet. Non vanno sui fatti, non controllano le fonti. E, quello che è più grave, mescolano le notizie con citazioni pubblicitarie. Non sono dunque al servizio della realtà, ma di una costruzione "interessata" della realtà, il tutto per un meccanismo distorto imposto anche dall'invadenza del mezzo televisivo. La crisi della professione è profonda. I giornalisti soffrono di un grave malessere fisico e psichico che si materializza in assenze dal lavoro, malattie continue di vario genere, ansie, depressioni e persino attacchi di panico denunciati al pronto soccorso. La mancanza di identità professionale ha provocato un aumento pesante dei disturbi fisici e psichici della categoria dei giornalistici che andrebbero maggiormente analizzati e studiati, sotto due profili, quello professionale e quello della salute. Molti dei nuovi giornali che affollano le edicole sono "prodotti editoriali". Gli articoli devono contenere pubblicità o citazioni pubblicitarie, questo è il nuovo dictat dell'editoria italiana. I lettori sono soltanto obiettivi o target del marketing o più semplicemente consumatori. L'informazione italiana, ben supportata da una pessima televisione nazionale, ha al suo interno il cancro della pubblicità, e non rispetta più il patto di credibilità tra il lettore e il giornalista. L'informazione non è più la struttura della società, ma un contenuto manipolato e stravolto. Il giornalista inglese Tobias Jones nel suo libro "Il cuore oscuro dell'Italia" (Rizzoli, Milano, 2003), dopo aver monitorato per qualche mese la tv italiana per conto del quotidianao The Financial Times che gli chiedeva di spiegare perchè un popolo simpatico e intelligente e creativo come quello italiano avesse la tv più volgare d'Europa, ha osservato che: "... la televisione cerca per quasi tutto il tempo di vendermi qualcosa. Persiono le notizie dei telegiornali sono state ridotte a pettegolezzi e battute sulle celebrità". Cosa che possiamo osservare anche noi tutti e tutte le sere. Per rendere inabili più giornalisti possibile, gli editori hanno usato una sorta di emarginazione condotta con una metodologia "di corridoio": far lavorare sempre meno alcuni senza giustificazioni o motivazioni apparenti. E' stato facile a questo punto costringerli ad accettare di copiare le notizie da altri giornali, di inventare, e alla fine, quando il giornalista era distrutto sul piano psicofisico, proporgli articoli con la pubblicità all'interno, costringendoli a citare aziende e prodotti. Un giornalista fiaccato moralmente e fisicamente da mesi e anni di non lavoro, di solito si riduce ad accettare , pur di uscire dal malessere che provoca questa emarginazione non motivata. Per realizzare giornali che siano contenitori pubblcitari bisogna limare le coscienze. Le coscienze si indeboliscono con gli attacchi subdoli fiaccando il morale e il fisico soprattutto dei giornalisti di mezza età che hanno alle spalle una formazione deontologica pratica. Obiettivo degli editori è isolare queste coscienze. Forse per questo a molti giornalisti oggi viene pagata la macchina, il telefono anche per spese private senza limitazioni di sorta. Per questo alcuni prepensionamenti sono dorati come i tempi non permetterebbero. Meglio non avere intorno giornalisti testimoni scomodi di un cambiamento di rotta durissimo. Se si continuerà così, la stampa non si occuperà più di informazione, ma fingerà di farlo propagandando al posto delle notizie solo messaggi di indottrinamento alll'acquisto. Molti avvisi disciplinari che arrivano oggi all'Ordine dei giornalisti della Lombardia riguardano situazioni di grave attacco alla professionalità, con conseguente stress diagnosticato da medici, sino ad attacchi di panico, esaurimenti nervosi, lunghi mesi che costringono il giornalista a stare lontano dal lavoro per rimettersi in sesto. (parte prima, tratto da inserto de L'Unita')
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