NOTIZIARIO del 15 settembre 2004

 
     

Terrorismo , un crimine contro l'umanità
a cura di Giulia Alliani

Il Riformista del 6/9/2004 pubblicava l'articolo "Come smettere di dare alibi al terrorismo", nel quale, fra l'altro, veniva rilanciata la proposta del centro Wiesenthal di una risoluzione Onu che dichiari crimine contro l'umanità il terrorismo suicida".

Il concetto espresso e' che "bisogna individuare e condannare senza appello la specificità del terrorismo kamikaze. Non è la stessa cosa sparare contro i militari israeliani nei territori e fare strage di civili in Israele. Non è la stessa cosa attaccare una base militare americana in Arabia e scannare un cuoco italiano o un immigrato nepalese. Il terrorismo kamikaze rende vana ogni tecnica militare di contenimento, perché si fonda sulla disponibilità a morire uccidendo. E' dunque un crimine contro l'umanità, in quanto viola anche le leggi della guerra. Da tempo il centro Simon Wiesenthal propone una mobilitazione internazionale per ottenere una risoluzione Onu che definisca il terrorismo kamikaze un crimine contro l'umanità. Non sarebbe una nobile battaglia, del governo e dell'opposizione italiana, per metter fine all'ambiguità?".

Dopo aver letto l'appello, il prof. Antonio Cassese - presidente, per sei anni, del Tribunale penale per la ex Jugoslavia - non ha nascosto le sue perplessità, in particolare sulla condanna del terrorismo suicida. A suo avviso infatti tutto il terrorismo e' crimine contro l'umanita'.

In un'intervista rilasciata al quotidiano francese "Libération" ad ottobre 2001 - poco dopo i fatti dell'11 settembre a New York - il prof. Cassese chiariva che "nel nuovo diritto umanitario internazionale che si sta creando con la giurisprudenza dei due Tribunali Penali Internazionali - quello sull'ex Jugoslavia e quello sul Ruanda - e nella definizione riportata dallo statuto della futura Corte permanente, il crimine contro l'umanità deve avere alcune caratteristiche specifiche."

In quanto a queste, proseguiva Cassese, "si tratta sicuramente degli omicidi, degli stupri, delle torture, dei massacri, dei trasferimenti forzati di popolazione deliberatamente commessi contro una popolazione civile, su grande scala o secondo un piano metodico" e cio' sebbene i tribunali penali internazionali abbiano stabilito il principio della "responsabilita' individuale".

Il prof. Cassese chiariva che non si puo' parlare di crimine contro l'umanita' in caso di "stupri commessi da parte di militari, ma il fatto che tali stupri facciano parte di una pratica sistematica, tollerata o incoraggiata dalle autorità. Parliamo di crimini contro l'umanità perché, in certi casi, la vittima non è semplicemente uccisa, o mutilata, o violentata, in quanto individuo ma anche in quanto parte integrante dell'umanità. Si tortura, si violenta, si uccide una persona perché non si vuole che faccia parte dell'umanità e l'umanità intera deve reagire. Da cui l'importanza di una giurisdizione penale universale."

In quest'ottica anche Bin Laden potrebbe essere processato per crimine contro l'umanità, ma la Corte penale internazionale, quando entrerà in funzione dopo che il trattato firmato a Roma in luglio 1998 sarà stato ratificato da almeno 60 Paesi, potrà pronunciarsi soltanto su crimini posteriori alla sua entrata in vigore.

I tribunali che ad oggi funzionano, quello per il Ruanda e quello per l'ex Jugoslavia, come pure il Tribunale Internazionale Militare di Norimberga, stabilito nel quadro dell'Accordo di Pace di Londra dell'8 agosto 1945, e il Tribunale Internazionale Militare per l'Estremo Oriente (detto Tribunale di Tokio), istituito il 19 gennaio 1946, sono infatti tribunali speciali.

Inoltre occorrerebbe riconoscere il terrorismo in modo univoco come crimine contro l'umanità, ma esistono dodici trattati internazionali su diversi tipi specifici di azioni terroristiche e non si e' ancora giunti ad una definizione generale del terrorismo accettata da tutta la comunità internazionale.

Cassese spiegava che "e' solamente quando è cominciata la lotta per la decolonizzazione che gli Stati occidentali hanno preso in considerazione la questione specifica del terrorismo. Ma molti Stati del terzo mondo e soprattutto dei Paesi arabi si opposero ad una definizione che potesse anche comprendere gli atti dei movimenti di liberazione nazionali, pensando in particolare alla lotta dei palestinesi. Gli Stati hanno dunque dovuto aggirare la difficoltà evitando di cercare una definizione generale."

All'indomani dell'11 settembre Cassese espresse la sua convinzione che se Bin Laden fosse catturato vivo, la migliore soluzione non sarebbe "un processo davanti ad un tribunale americano, anche se questi ne hanno pienamente il diritto. E' importante anche mostrare alle opinioni pubbliche, segnatamente a quelle dei paesi arabo-musulmani, che il giudizio di Bin Laden non è una vendetta pura e semplice. Occorre che il maggior numero possibile di persone sia convinto che, malgrado l'orrore dei crimini di cui deve rispondere, egli beneficerà di processo veramente equo e della presunzione di innocenza come ogni altro accusato. Ci sarebbe bisogno di un processo internazionale per Bin Laden."

Concetto evidentemente estensibile anche a Saddam Hussein.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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