NOTIZIARIO del 04 settembre 2004

   
     

OSSEZIA : il mattatoio di Beslan , tra bugie e misteri
di Domenico Ciardulli

Putin che minaccia: "li annienteremo!", Putin che poi dichiara "non useremo la forza", Putin che scompare e fa parlare gli emissari, il comando delle teste di cuoio che fa allontanare tutti i giornalisti perchè non vedano, poi le esplosioni e il grande orribile mattatoio, Putin che rispunta e dice: "non era un intervento programmato".

Epilogo: 800 feriti e quasi 400 morti, dei quali 150 bambini.

Intanto Bush risale nelle percentuali di gradimento, i Ceceni cominciano ad entrare nell'immaginario collettivo come il popolo senza anima legato a Bin Laden, mentre il Cremlino riscuote la solidarietà del mondo con una sola eccezione che irrita il ministro degli esteri russo: l'Europa chiede conto a Putin di quanto è successo.

Le conoscenze dell'opinione pubblica sulla trattativa esperita sono "top secret", diventano informazioni esclusivamente militari. La sete legittima di informazione sulla possibilità di una soluzione pacifica, alternativa al blitz delle teste di cuoio, è ovviamente incardinata nella versione ufficiale "senza testimoni". Oppure, quella sete, per molti, è annegata nell'orrore delle immagini che attivano soltanto i circuiti emotivi-istintivi del cervello.

Sappiamo che i terroristi avevano chiesto un mediatore di cui si fidavano, sappiamo che chiedevano la liberazione di alcuni prigonieri ceceni incarcerati e che puntavano al ritiro delle truppe militari dalla città di Grosky. Ci sono pertanto negati elementi certi per valutare cosa sia successo veramente.

Auguriamoci che organismi internazionali possano esercitare il diritto di ingerenza istruttoria in territorio russo. Le mille vittime innocenti, morti e feriti, e le loro famiglie hanno diritto almeno alla verità e bisogna concedere loro questo diritto che non è solo loro ma del mondo intero.

Se un giorno, ad esempio, venisse alla luce che la decisione di ordinare alle teste di cuoio di entrare nella scuola di Beslan fosse dovuta, non ad una necessità contingente e improvvisa finalizzata ad evitare il peggio, ma ad una scelta politica preordinata e ben precisa di Putin di rifiuto tout court di una trattativa possibile, allora, forse, le responsabilità andranno riviste e perseguite in sede ONU e davanti alla corte penale internazionale, così come andranno revisionati i convincimenti e giudizi sul concetto stesso di terrorismo.

Di certo vi sono molti, da una parte e dall'altra, che hanno interesse ad incrudelire i conflitti e i focolai di guerra e dimostrare che non esistono alternative alle armi nè esistono terze vie di pace o di neutralità neutrali. Sulla terra, secondo questi signori della morte ci sarebbe posto solo per i vincitori.

I misteri si infittiscono ogni giorno di più nello scenario internazionale. Fa pensare anche quello strano intoppo alla liberazione dei due reporter francesi, chiesta con la forza e l'intelligenza di una trattativa affidata al dialogo politico e diplomatico anzichè alle armi.

Speriamo bene, e auguriamoci, che l'Umanità sappia scampare alla cortina fumogena delle menzogne mediatiche e delle immagini orrorifiche, salvaguardando ogni risorsa e funzione critica del pensiero.

Sappia, cioè, fermare in tempo quei folli criminali, ricchi e potenti, nascosti e/o cammuffati, che puntano al "tanto peggio tanto meglio".

by www.osservatoriosullalegalita.org

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