NOTIZIARIO del 29 agosto 2004

 
     

Informazione : Tony Blair e la BBC in un libro scandalo
a cura di Giulia Alliani

Il 20 settembre uscira', dopo un lungo esame degli avvocati della casa editrice, il libro di Greg Dyke (ex direttore generale della BBC) "Inside Story" ovvero "Come Blair ha tradito me e la BBC".
L'Observer parla diffusamente oggi di questo bruciante testo ricco di documenti e di rivelazioni sulle pressioni del governo, con attacchi gravissimi a Blair, Hutton, Campbell (definito un "bastardo disturbato e vendicativo") ed altri.
Ne pubblichiamo oggi la prima parte, con traduzione a cura di Giulia Alliani per il Bollettino dell'Osservatorio. Il seguito nei prossimi giorni.

IL MEMORIALE DI GREG DYKE (PRIMA PUNTATA)
Greg Dyke e' stato al centro di una battaglia che lo ha scagliato contro un antico alleato, il Primo Ministro. Per la prima volta Dyke rivela tutta la verita' su Blair, Campbell e Hutton.

Lo incontrai per la prima volta una sera ad una cena, nel 1980. Ricordo bene la serata, e in particolare quel giovanotto dal viso fresco e dall'accento molto ricercato, insolito per una persona del mio giro. A quell'epoca, anche chi parlava con accento perfetto passava buona parte del proprio tempo a dissimularlo.

Mi disse che faceva l'avvocato, ma che il suo vero desiderio era quello di servire il suo paese. Non nascondo che pensai che volesse farsi prete. Lui spiego' che intendeva servire il paese diventando un parlamentare laburista. Mentre il vino scorreva gli spiegai che l'idea non mi pareva particolarmente brillante. Credo che dissi:"Il partito laburista ha bisogno di un altro avvocato come di un buco in testa".

Arriviamo fino al maggio del 1997. Era stata una bella giornata ed era una bella serata. Sue ed io eravamo a Londra alla Royal Festival Hall con tutta la creme, per festeggiare la vittoria elettorale dei Laburisti. Tony Blair arrivo' sul presto, accolto da grida di giubilo. Era l'uomo che mi ero ritrovato a fianco a tavola quasi 20 anni prima. Ricordo come fosse oggi l'eccitazione del giorno successivo. Un amico mi disse che Blair era l'unico Primo Ministro che aveva l'aspetto di un tizio che avremmo potuto incontrare al supermercato. Piu' tardi lo feci notare a Cherie, che rise all'idea.

Sette anni piu' tardi tutto quell'ottimismo e' svanito. Tony Blair si e' rivelato un politico come tutti gli altri: sotto certi aspetti anche peggiore di quelli che lo hanno preceduto. Gli altri non avevano mai promesso un nuovo tipo di politica, lui si'. La delusione per me arrivo' tardi.

Alla BBC non prendevo parte alla politica e le mie opinioni le tenevo per me. Poi arrivarono l'Iraq, Gilligan e Hutton e improvvisamente mi resi conto di quanto ero stato ingenuo. Adesso e' ovvio: prima venne presa la decisione di andare in guerra, mentre il materiale d'intelligence che doveva giustificare quella mossa fu scoperto dopo. Le ragioni fornite dal Primo Ministro si sono rivelate sbagliate ad una ad una.

Ma la verita' e' anche peggiore: Blair ci ha portati in guerra sulla base di informazioni riguardanti armi di distruzione di massa e la minaccia dell'attacco in 45 minuti che, nella migliore delle ipotesi, furono da lui accettate senza capire e senza discutere. Le accuse rivolte a Blair non gli danno scampo. O e' un incompetente che ha portato l'Inghilterra in guerra sulla base di qualcosa che non aveva capito, oppure ha mentito quando ha dichiarato ai Comuni che non sapeva che cosa significasse la minaccia dei 45 minuti.

Fu lui a dire che il rapporto Gilligan era "una montagna di bugie". Le cose non stavano cosi'. Ma in compenso c'erano veramente "montagne di bugie". Erano nei dossiers che lui e i suoi colleghi di Downing Street hanno prodotto per dare una giustificazione alla guerra. Eppure il Primo Ministro non ha mai detto agli Inglesi: "Mi dispiace".

C'e' stato un momento in cui avrebbe potuto farlo, e noi avremmo potuto perdonarlo. Quel momento e' passato. Siamo stati ingannati tutti. La Storia non sara' dalla parte di Blair. Non lo assolvera', ma dimostrera' che l'intera saga e' un grande scandalo politico. Cio' che preoccupa e' il fatto che Blair ancora non crede, o non capisce, che quanto ha fatto e' fondamentalmente sbagliato.

Nei cinque anni precedenti il mio ingresso alla BBC, i miei contributi al partito Laburista ammontavano a 55.000 sterline, una somma ragguardevole, ma insignificante se paragonata al milione che, nello stesso periodo, avevo versato in beneficenza. Tuttavia non posso dire che, di recente, non ci siano stati momenti in cui ero tentato di scrivere al partito chiedendo che mi restituissero i soldi.

E una decina d'anni fa, nel mio piccolo, ho aiutato Blair a diventare il leader del Labour offrendogli 5.000 sterline per finanziare la sua campagna. Certamente avrebbe vinto anche senza il mio denaro, ma mi dispiace di averglielo dato. Non e' un uomo malvagio, ma non mi va quello che ha permesso che accadesse al nostro sistema politico. Non mi piace l'ossessione di Downing Street per la comunicazione e credo che egli abbia fuorviato l'opinione della nazione sull'Iraq.

In termini elettorali Blair e' il leader laburista che ha riscosso maggior successo, e il New Labour puo' effettivamente vantare qualche risultato. Eppure ho il sospetto che l'eredita' che lascera' si potra' riassumere in due parole: Iraq e comunicazione mirata (spin). L'affare Gilligan riguardava entrambi. Credo che Alastair Campbell fosse per il Governo una bomba ad orologeria che poteva scoppiare da un momento all'altro.

La bomba e' scoppiata nella direzione della BBC. Per me, subire intimidazioni da parte di un bullo che il Primo Ministro non era evidentemente in grado di controllare avrebbe significato la perdita di fiducia in tutto cio' in cui credevo. Nei quattro anni trascorsi come direttore generale della BBC circolava la storiella per cui pareva che, in occasione delle grosse questioni in cui la BBC si trovava coinvolta, io fossi assente.

Fedele a questa regola, mi trovavo in vacanza in Irlanda il 29 maggio 2003, il giorno in cui Andrew Gilligan, il corrispondente di un programma di Radio 4, mando' in onda la sua storia sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Nella zona dell'Irlanda in cui mi trovavo si riusciva a ricevere il segnale, ma io non avevo fatto in tempo a sentire le parole che otto mesi piu' tardi avrebbero portato alla mia uscita dalla BBC.

La mia opinione sulla guerra era abbastanza a favore del fatto che bisognasse disfarsi di Saddam Hussein. Lo consideravo un bastardo odioso del quale il mondo avrebbe potuto fare tranquillamente a meno. Sbagliandomi, come poi fu dimostrato, pensavo che Blair e il governo fossero informati sulle armi irachene molto piu' di quanto potessero rendere noto.

Comunque, le sensazioni personali del direttore generale sulla guerra erano del tutto irrilevanti. Il compito della BBC era quello di mostrarsi imparziale e raccontare i fatti come li vedevano i nostri giornalisti. Non era certo quello di essere lo strumento di propaganda del governo.

Per Campbell e la sua cerchia il nostro rifiuto di riportare cio' che loro volevano, nel modo in cui lo volevano, ci aveva reso un bersaglio anche prima dell'inizio della guerra. Era facile capire perche' Campbell fosse tanto in ansia: era in gioco il futuro di Blair. Nel periodo immediatamente precedente la guerra, le critiche ai servizi della BBC erano limitate alle lagnanze presentate a Richard Sambrook, capo delle news.

Non ricevetti mai sollecitazioni da parte di Downing Street fino alla settimana in cui la guerra ebbe inizio, quando sia il Presidente, Gavyn Davies, che io ricevemmo delle lettere private dal Primo Ministro. La lettera inviata a me, spedita il 19 marzo 2003, diceva che, sebbene Blair ritenesse accettabile che si levassero alcune voci di dissenso, la BBC si era spinta troppo in la', lasciandolo allibito per alcune opinioni personali espresse dai nostri intervistatori e dai nostri reporters.

Diceva Blair: Mi pare che ci sia stata una vera e propria sospensione della separazione tra fatti e opinioni...So anche che Alastair ha insistito con voi perche si faccia piu' spesso riferimento ai rapporti dall'Iraq a proposito delle restrizioni alle quali i media sono sottoposti...

Blair continuava lagnandosi perche' i nostri servizi erano pieni di lamentele da parte di 'normali' iracheni, mentre non si faceva menzione del fatto che nella nuova Baghdad nessuno che muovesse critiche al regime rischiava la condanna a morte o la tortura. Blair concludeva dicendo che mai prima di allora egli aveva scritto in quei toni a me o al mio predecessore, e aggiungeva: Credo, e non sono l'unico, che non abbiate raggiunto il giusto equilibrio tra supporto e dissenso; tra notizie e commento; tra le voci del regime iracheno e le voci dei dissidenti; o tra l'appoggio e l'opposizione internazionale.

Piu' tardi, un funzionario di Downing Street disse a Gavyn che Blair non voleva spedire le lettere, ma che era stato convinto a farlo da Campbell e che in seguito se n'era pentito. Gavyn ed io discutemmo sul modo in cui rispondere. Restammo d'accordo che lui avrebbe mandato una risposta conciliante, mentre la mia sarebbe stata piu' forte, dal momento che mi sentivo molto offeso per il tentativo di intimidirci messo in atto da Campbell.

Il primo paragrafo della mia lettera a Blair, spedita il 21 marzo, diceva: "Prima di tutto, e con cio' non intendo mancare di rispetto, dopo aver dovuto fronteggiare la piu' grande manifestazione pubblica che si sia mai tenuta in questo paese e la piu' imponente ribellione da parte del Parlamento, e della sua stessa maggioranza contro un Governo in carica, non crede che i suoi esperti in comunicazione non siano i piu' qualificati a fornire pareri sul fatto che la BBC abbia o no raggiunto il giusto equilibrio tra appoggio e dissenso?"

Avevo un'idea molto netta: se il governo aveva intenzione di intimidire la BBC, ero pronto a rispondere per le rime. Ora si discute sul fatto che avrei potuto comportarmi con maggiore cautela, ma io non sono d'accordo. Adesso e' assolutamente chiaro che la politica adottata dal Primo Ministro nei confronti dell'Iraq e' stata un disastro per lui, per il partito Laburista e per la reputazione della Gran Bretagna in tutto il mondo a parte gli Stati Uniti.

Dal momento in cui la mia risposta raggiunse Downing Street, credo che tutte le sfide fossero lanciate. Campbell lo ritenne un rifiuto rivolto a lui. Persone che lo conoscono bene sostengono che da allora considero' la disputa come una faccenda personale. Tutto cio' che accadde dopo deve essere visto tenendo conto della persona con cui avevamo a che fare.

Campbell e' un uomo brillante, ma ha una personalita' ossessiva, e aveva deciso che la BBC era il suo nemico. Sospetto che da allora, se non da prima, cercasse la propria vendetta. Non ricevetti piu' lagnanze da Blair durante o dopo la guerra, ma, con monotona regolarita', arrivavano sulla scrivania di Richard Sambrook lagnanze da parte di Campbell, e Richard ed io concludemmo che Campbell era ormai ossessionato dalla BBC.

(continua)

Il brano dell'articolo in lingua inglese

by www.osservatoriosullalegalita.org

_____________

I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE COPIATI CITANDO E LINKANDO LA FONTE

 

speciale libera stampa