NOTIZIARIO del 02 maggio 2003

 
     

Craxi ai Servizi : non collaborate con i magistrati
di Rita Guma

Forse non tutti sanno che il 30 luglio 1985, l'allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi, emise un documento riservato indirizzato ai servizi segreti, che invitava a collaborare il meno possibile con i magistrati impegnati in varie istruttorie.

La rivelazione fu fatta il 13 ottobre 1985 dal settimanale "Panorama" che pubblicava un articolo di Antonio Carlucci dal titolo "A domanda non rispondere". Teniamo presente che l'85 e' l'anno delle inchieste sulle stragi terroristiche e dei processi ai NAR, alle BR, e relativi alle uccisioni di Ambrosoli , Amato, Chinnici e Tobagi.

Il 12 novembre 1985 Craxi, scriveva ai magistrati per informarli che il documento di cui aveva rivelato l’esistenza Panorama, era da considerarsi di "vietata divulgazione" poiche' "attinente all’organizzazione, funzionamento e modus operandi dei servizi informativi, settore che, per sua natura, deve sempre essere tutelato dal necessario riserbo".

In conseguenza di cio', sette giorni dopo il direttore di Panorama Claudio Rinaldi ed Antonio Carlucci si videro notificare un mandato di cattura, ai sensi dell’art.262 c.p.. I due mandati, però, non vennero eseguiti per l’inesistenza del pericolo di fuga, per l’impossibilità per i due di inquinare le prove e perché essi non erano pericolosi per la collettività.

Pochi giorni piu' tardi Claudio Martelli, forse presago della condanna ad 8 anni che gli sarebbe stata successivamente inflitta dalla magistratura, dichiarava : "Siamo un paese nel quale le scelte del giudice penale rischiano di essere l’unica legittimazione o delegittimazione del cittadino…il dogma dell’obbligatorietà dell’azione penale finisce per dover essere considerato nella pratica quello dell’arbitrarietà"(Corriere della sera, 21 novembre). Teniamo presente che Mani Pulite non era neppure agli albori!

Lo stesso Craxi, anticipando gli strali che avrebbe poi lanciato all'indirizzo dei magistrati dagli anni di Mani Pulite in poi, approfitto' della condanna per diffamazione inflitta ai tre deputati socialisti Andò, Intini e Pillitteri che sul quotidiano "L’Avanti!" avevano criticato decisamente l'operato dei magistrati del processo Tobagi, per criticare anch'egli duramente i magistrati. Ad aprile la Camera dei deputati aveva infatti concesso (con la sollecitazione degli stessi interessati, altri tempi!) l’autorizzazione a procedere contro i tre deputati, querelati, insieme ad alcuni giornalisti, dal pm milanese Armando Spataro per il contenuto dei loro interventi.

Le critiche di Craxi in quella occasione furono tanto aspre da meritare l'attenzione del CSM, che decise di discuterne ufficialmente, meritando una lettera dell'allora Presidente della Repubblica Cossiga, che riteneva il consiglio superiore della magistratura non abilitato ad esprimersi sulle dichiarazioni del premier.

Nel frattempo, come prevedibile, la disposizione di Craxi con l'invito a non aiutare i magistrati aveva provocato problemi, tanto che il giudice istruttore Rosario Minna fu costretto a sollevare davanti alla Corte Costituzionale l’eccezione del segreto di Stato oppostogli dai servizi segreti sui nomi degli informatori, nell’ambito dell’inchiesta sugli attentati ai treni in Toscana.

A parte ogni considerazione sugli attacchi ai magistrati e sul contenuto della disposizione di Craxi, c'e' da chiedersi oggi come sarebbe stato possibile rendere compatibile quel documento riservato (che impediva in sostanza ai giudici di conoscere i nomi dei possibili testimoni dei reati di strage o di omicidi politici ed altre circostanze utili e forse probanti) con il "giusto processo" e con le rivendicazioni giudiziarie odierne degli amici ed eredi morali di Craxi: Berlusconi e Previti.

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