NOTIZIARIO del 25 marzo 2004

 
     

Riforme: scelte attese, scelte temute
di Rita Guma

Le riforme approvate oggi in senato sono certo scioccanti. Rivoluzionano tutta la seconda parte della Costituzione, e con essa buona parte delle nostre principali Istituzioni.

Alcune riforme si sarebbe dovuto farle da molto tempo. Ad esempio marcare le differenze fra le due Camere, per composizione e per compiti. Quella che e' stata fatta e' una scelta forse opinabile sotto alcuni aspetti, ma che presenta anche dei vantaggi.

Chi ha commentato che si contrappongono fra loro gli Italiani, nel senso che in un Senato federale emergerebbero gli interessi delle singole regioni, forse contrapposti, scopre l'acqua calda. Che funziona, pero', in Svizzera, Germania, Spagna e Stati Uniti, dove ogni entita' locale e' presente con suoi eletti che portano le sue istanze.

Piu' problematica la scelta di consentire per cinque anni dopo l'entrata in vigore del nuovo ordinamento la creazione di nuove regioni, purche' abbiano almeno un milione di abitanti. Chi lo decidera', e in base a quali criteri? E, dato che i 3 rappresentanti di ogni regione contribuiranno ad eleggere il Capo dello Stato ed i presidenti integreranno in alcune decisioni il Senato federale, potrebbe non essere secondario stabilirlo.

Bene pure per la riduzione degli eletti, che comporterebbe anche uno sgravio economico per lo Stato, purche' non si aumentino lo stipendio... Sicuramente questa notizia sara' accolta positivamente dal cittadino medio.

E' vero che la Casa della Liberta' e' in tal modo avvantaggiata, non avendo alle ultime politiche neppure abbastanza eletti a copertura degli scranni parlamentari, ma per contro le lamentele di certa parte della sinistra saranno lette come strumentali alla paventata perdita del potenziale posto.

Per quanto riguarda la devolution in materia di scuole, sicurezza e sanita' ci saranno pro e contro, tutti da verificare e non ci si puo' stracciare le vesti anticipatamente.

Piu' preoccupanti sono invece le sostanziali riforme dei poteri di garanzia e controllo, cioe' il Capo dello Stato e la Corte Costituzionale, di fatto indeboliti, a fronte di un notevole rafforzamento del premier.

Il presidente della Repubblica avra' infatti poteri simbolici e di ratifica di decisioni altrui. E' per fortuna ancora lui il capo delle forze armate, il presidente del CSM, ma oltre a nominare il vicepresidente di quest'ultimo organismo, tre senatori a vita, i presidenti delle authority, ha solo il potere di concedere la grazia e commutare pene senza necessità di proposta e controfirma del ministro della Giustizia.

Il Capo dello Stato federale nomina anche quattro dei 15 giudici della Corte Costituzionale. Dei restanti, quattro li elegge la magistratura e sette il Senato federale integrato dai presidenti delle Regioni. Pertanto la meta' meno uno dei componenti dell'organismo che dovra' valutare la legittimita' delle leggi varate dal parlamento verra' eletta da un ramo del parlamento stesso.

Per i magistrati e' poi prevista l'incompatibilita' con l'incarico di membro del Parlamento o di consiglio regionale durante tutta la durata dell'incarico e per i cinque anni successivi. Per gli avvocati non si prevede tale vincolo, per cui essi potrebbero occupare, come in parte gia' fanno, il parlamento, legiferare a piacere ed infine eleggersi un bel numero di rappresentanti in Corte Costituzionale (e al CSM, un terzo dei cui membri sara' eletto dal Senato federale) in modo da condurre le danze dai tribunali alla massima Corte.

Altro dato preoccupante, nell'attuale Italia, i nuovi poteri conferiti al primo ministro ed anche la nuova modalita' elettiva: nelle elezioni i candidati premier si collegano infatti ai candidati all'elezione della Camera, creando di fatto un meccanismo di elezione diretta. Per insediarsi, quindi, non ha bisogno della fiducia della Camera ne' della scelta del Capo dello Stato, che dovra' nominarlo sulla base dell'esito elettorale.

Il premier potra' nominare e revocare i ministri e sciogliere la Camera. Che ovviamente sara' portata almeno per tre anni a dargli sempre ragione, dato che la pensione di parlamentare matura solo dopo tre anni in carica, tanto piu' che si prevede lo scioglimento della Camera in caso di sfiducia al premier...... Per fortuna c'e' la possibilita', per i deputati della maggioranza, di indicare un nuovo premier quando si paventa uno scioglimento forzato.

I pericoli insiti in queste novita' riguardanti il premier sono abbastanza palesi gia' in assoluto, ma ancor piu' lo sono in relativo, in un Paese, come l'Italia, in cui ancora non e' stata varata una seria legge sul conflitto d'interessi mentre invece sta per essere varata la legge Gasparri, che amplia la sfera d'azione dei media riferiti a Berlusconi.

Chi avra' piu' TV, come oggi, piu' soldi e meno scrupoli sara' quasi certamente premier, ma avra' piu' poteri di oggi. Inoltre, essendo di fatto eletto davvero "dal popolo" si accreditera' continuamente come l'unico interprete della volonta' popolare. E sara' ancora piu' pericoloso quando avra' il suffragio anche delle zone ad alta densita' mafiosa.

Dunque non disperdiamoci, per favore, sulle quisquilie campanilistiche, nazionalistiche, etc etc.

Il vero pericolo non e' il federalismo.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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